Una mostra per dire che non tutto è perduto

Polittico degli Zavattari

Polittico degli Zavattari

Sul possesso privato di opere d’arte e del loro mercato “sotterraneo”, se ne è parlato parecchio negli ultimi tempi. Privare il pubblico di un bene culturale è indubbiamente un impoverimento, ma è anche vero che la questione è aperta da tempi immemorabili senza mai trovare soluzione. Il mercimonio continua, i furti anche, il raggiro delle leggi consente spesso il trasferimento all’estero di capolavori dal valore inestimabile, ma è anche vero che qualcosa di buono viene fatto. A segnalarlo è la rivista “Lo stato dell’arte e l’arte dello Stato”, che si preoccupa della tutela del nostro patrimonio artistico, soprattutto in relazione alla sua libera fruizione, come del resto prevede la nostra Carta Costituzionale. Ed è con spirito ottimista e volendo rendere merito agli addetti ai lavori, che fino al 29 novembre la rivista organizza un’esposizione al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, che assume valenza davvero particolare.
Forte dell’idea che solo una fruizione quanto più possibile ampia e di massa può creare la consapevolezza della rilevanza strategica che la cultura e l’arte assumono ai fini dello sviluppo economico e sociale, l’evento di Castel Sant’Angelo pone l’attenzione del pubblico all’ “intensa attività di accrescimento del patrimonio culturale italiano, attuata sia ad opera dello Stato, attraverso acquisti e recuperi, sia da parte di privati attraverso lasciti e donazioni”. In parole povere mostra, attraverso un percorso didattico accurato e suddiviso in quattro sezioni espositive, quanto nel corso degli ultimi tempi, esercitando il diritto di prelazione sulle vendite, tramite acquisti agli uffici esportazione o trattativa diretta, grazie a donazioni e a pagamenti di tasse di successione e imposte d’interesse storico artistico, o tramite sequestri, recuperi e rientri in Italia, lo Stato è riuscito ad acquisire valendosi di quanto prevede la vigente legislazione.
Insomma, sono in molti ad operare nel difficile compito della salvaguardia dei beni artistici, e meritano d’essere messi in luce, anche per favorire la crescita civile.
“La mostra - come dicono gli organizzatori - permetterà di comprendere le ragioni che hanno portato funzionari e direttori a individuare e acquisire determinate opere d’arte. Un esempio tipico, in questo senso, è quello che ha consentito, con l’acquisto, di integrare un grave vuoto nella rappresentatività di un periodo artistico”.
Un caso emblematico delle opere recuperate, è il Polittico degli Zavattari. Cinque pannelli della composizione, smembrata in tempi passati, furono donati allo Stato e precisamente a Castel Sant’Angelo, dal mercante/collezionista Alessandro Contini Bonaccossi nel 1928. In seguito, grazie allo studio di Roberto Longhi, furono individuati altri due pannelli che sono stati acquistati dallo Stato in anni recenti, restaurati e ricongiunti al resto, ricomponendo così il polittico almeno nelle parti essenziali.
Ricordiamo che la mostra, aperta dalle 9 alle 19 tutti i giorni escluso il lunedì, è stata curata da Maria Grazia Bernardini e da Mario Lolli Ghetti, con l’incarico di Presidente del Comitato Scientifico, di cui fanno parte importanti studiosi e direttori