Ultima change per una coalizione di centrosinistra: Speranza ci prova ancora ma sa che “non è cosa”

Non è dato sapere se il leader di Mdp Roberto Speranza stia parlando a nome di tutte le forze a sinistra del Pd, formalmente non è certo così, ma in realtà è evidente che sono in molti ad attendere con il fiato sospeso che l'ultimo precario ponte lanciato da Speranza verso Renzi crolli miseramente, come è altamente probabile, o viceversa si consolidi permettendo almeno ad una parte della sinistra di traghettare verso una forma di coalizione pur mantenendo una certa autonomia. Operazione difficile, se non impossibile, almeno finchè il condottiero dei Democratici sarà l'ex Premier di Rignano sull'Arno, rimanendo lui l'interlocutore, la sinistra sarebbe costantemente a rischio di beccarsi gli “stai sereno” a cui il leader del Pd ha abituato i suoi alleati e stessi compagni di partito, da Letta ad Alfano. Comunque per far fede al proprio cognome il leader di Mdp ci sta provando fino all'ultimo o forse nella famosa logica del gioco del cerino acceso che rimanga in mano all'avversario affinchè si bruci le dita. Così questa mattina dai microfoni di radio Capital Speranza ha lanciato il suo ultimo richiamo non direttamente al Pd ma al capo del Governo: "Mi appello a Gentiloni: evitiamo un'ulteriore violenza al Parlamento italiano. L'occasione è quella di oggi, bisogna permettere al Senato di votare". Roberto Speranza insomma auspica non solo che non venga posta la fiducia sulla legge elettorale anche a Palazzo Madama ma che si riapra la discussione sugli emendamenti. "Mi chiedo – ha continuato Speranza - se la destra è forte e dobbiamo combatterla, perché poi si fa la legge con Forza Italia e Lega, favorendo la destra? Il Rosatellum divide la sinistra e rafforza la destra" aggiunge.
La risposta al quesito di Speranza è ovvia, talmente da essere negata da tutti i soggetti direttamente interessati. La legge elettorale Rosato, che obiettivamente dati alla mano favorisce Berlusconi & C è il prezzo che Renzi deve pagare al per ora innominabile piano per il futuro governo, la grande coalizione Pd-Forza Italia che nelle intenzioni serve per tagliare fuori non solo le ali dello schieramento, sinistra e destra, ma anche il M5s che resta comunque la grande incognita e che la legge Rosato penalizza a priori. Insomma siamo al gioco delle carte dove il mazziere sta truccando il mazzo e i giocatori si preparano al grande bluff elettorale e solo a urne chiuse mostrare le carte. Andasse davvero così, una cosa è certa, a perdere saranno gli italiani.
Ne deve essere fortemente convinto anche Spaeranza che nella medesima intervista radiofonica l'ha detto chiaro: "L'eventuale fiducia sulla legge elettorale non sarà l'ultimo voto di questa legislatura ma il primo della prossima: vorrà dire che avremo le larghe intese tra Forza Italia e Pd. Io chiedo al Pd di fermarsi prima che sia troppo tardi. Noi con la destra non ci andiamo. Proveremo a costruire un campo di forze più largo possibile, sulla base di contenuti e politiche alternative a quelle renziane, dal Jobs Act alla Buona scuola". Insomma a “ponte” crollato Mpd intende tornare a rivolgere il proprio sguardo a sinistra, dove ad attenderlo non vi sono solo rose e fiori dato che il rischio che si avvii l'ennesima fusione fredda fra sigle e movimenti resta altissima data la storica tendenza che un centro di gravità attrattivo a sinistra, anzichè permanente, diventi il contrario, una sorta di centrifuga che alla fine non omogenizza nulla, ma espelle pezzo dopo pezzo le proprie componenti in una scissione perpetua finchè ne resti davvero solo uno, ma uno proprio di numero.

Fabio folisi