Traffici di armi degli Usa verso i “ribelli” siriani. Imbarazzanti triangolazioni con il dittatore bielorusso Lukašenko

La situazione in Siria è sempre caotica e di difficile lettura, questo è un fatto palese. Nelle ultime settimane però  alcune dinamiche sono più chiare, infatti mentre rinforzi iraniani giungono in Siria anche se non vi è ammissione diretta di coinvolgimento ed i russi continuano con i loro raid aerei, quello che è davvero palese è il fallimento del programma americano di addestramento ed equipaggiamento dei cosiddetti ribelli “moderati”, quello che dovevano garantire l'appoggio sul terreno alle forze aeree occidentali. Una furbata che dovev consentire agli Usa di avere un certo controllo del territorio ma senza calpestare direttamente il suolo siriano con proprie forze di terra, se non in occasioni di ben precise azioni con forze speciali.
Ma il piano del Pentagono è fallito, ed è fallito miseramente. Le cause principali di questa debacle sono note, come del resto riportato sull’ultimo numero del Time. Una delle ragioni del fallimento della strategia americana sui ribelli siriani è dovuta anche al ritardo con cui questa è stata avviata, spiega la stampa Usa. Se Obama si fosse mosso nel 2012 come caldeggiato dalla Clinton e da Panetta, avrebbe trovato sicuramente un maggior numero di moderati da arruolare ed inoltre, avendo indirizzato l’azione unicamente contro l’Isis, si è pregiudicato il 90% di potenziali reclute dato che i ribelli vogliono combattere in primo luogo i lealisti di Assad. Se aggiungiamo la mancanza di leadership e di azioni di intelligence accompagnate solo da un timido appoggio aereo, difficilmente il risultato avrebbe potuto essere diverso anche per la scarsa motivazione e il numero delle forze arruolate. Vi sono poi le infiltrazioni di soggetti mercenari facilmente corruttibili. Ma stanno ora emergendo anche retroscena di un affare occulto con molti ingredienti: una partita di armi difettose, un contratto multimilionario con un’ambigua società privata, la misteriosa morte di un contractor americano e una triangolazione per l’acquisto di missili dalla Bielorussia. Una concatenazione di elementi da film del genere spionistico degno delle migliori produzioni hollywoodiane, ma in questo caso drammatica realtà.
Vediamo di capirci di più, a dicembre il Presidente Obama aveva richiesto ed ottenuto dal Congresso 500 milioni di dollari per addestrare ed equipaggiare l’opposizione siriana per combattere l’ISIS. Otto mesi dopo, dei 3.000 previsti per il 2015, solo 54 ribelli erano stati addestrati e schierati sul campo. Attaccati da Jabhat al-Nusra, il gruppo legato ad Al Qaeda, sono stati fatti prigionieri o sono stati assorbiti da chi dovevano combattere, cosicché il Generale Lloyd Austin, comandante delle forze Usa si è trovato a riferire che “solo 4 o 5 guerriglieri stanno effettivamente combattendo in Siria” al fianco delle forze alleate. I 75 elementi del secondo gruppo sono passati immediatamente con al-Nusra portandole in “dote” 6 camion di armi e munizioni fornite da Washington. Nel programma di addestramento ed equipaggiamento, come riportato dal sito BuzzFeeNews, risulta fortemente attiva la piccola e sconosciuta agenzia Purple Shovel LLC . Costituita nel 2010 come Service-Disabled Veteran-Owned Small Business – attività imprenditoriale di piccole dimensioni avviata da reduci e/o invalidi per causa di servizio a cui vengono riconosciuti determinati contributi statali, in realtà opera ai margini del controspionaggio Usa ed è specializzata in servizi logistici in ambienti ostili o di crisi umanitarie.
Il fondatore, Benjamin Worrell ha lavorato per il controspionaggio dello U.S. Army dal 1993 al 2001 per poi diventare un contractor del Governo e di società terze a partire dal 2005. Nei suoi confronti e della moglie è stata presentata istanza di fallimento personale nel 2008; procedura chiusa nel luglio 2012. La società del Delaware era solita operare con appena sei dipendenti ed un giro d’affari annuo al di sotto dei 2 milioni di dollari: tipica realtà aziendale utilizzata da CIA e Pentagono per le loro operazioni. Vi è poi il sospetto che il fallimento fosse un operazione di copertura. Comunque Purple Shovel si è successivamente aggiudicata due contratti dello U.S. Special Operation Command per supportare la Combined Joint Interagency Task Force-Syria (CJIATF-S), l'organizzazione dello “Zio Sam” incaricata dell’addestramento ed equipaggiamento dei siriani. Il primo appalto, del valore di 31milioni, è terminato a luglio scorso ed aveva per oggetto l’addestramento e fornitura di equipaggiamento in generale; un contratto ad attribuzione diretta, senza gara d’appalto sebbene sia solitamente una procedura sconsigliata dalla legge federale. L’altro, da 28,3 milioni, è stato ottenuto mediante gara d’appalto e prevedeva la fornitura di “armi di fabbricazione straniera e munizionamento”. Nella fattispecie essendo una gara d'appalto in “chiaro” sono noti i particolari del “capitolato”. Così si scopre che la fornitura era di 12.640 granate autopropulse perforanti PG-7VM, 26 lanciatori spalleggiabili RPG-7, 6.240 proiettili anticarro PG-9Vs, 72 cannoni senza rinculo tipo SPG-9s, 700 missili anticarro filoguidati Konkurs e 36 lanciatori. Alla fornitura sarebbe collegato un tragico fatto di cronaca accaduto il 6 giugno 2015 in Bulgaria. In un poligono nei pressi di Anevo, un’esplosione ha ucciso un contractor americano, Francis Norwillo e ferito altri due. Norwillo, ex Navy Seal ed esperto armiere, congedatosi dalla Marina era entrato nel mondo delle Private Military Companies; assunto da SkyBridge Tactical – subcontractor di Purple Shovel – per addestrare altri contractors e soldati americani che avrebbero poi addestrato i siriani, stava “familiarizzando” con i sistemi d’arma del programma. Le granate autopropulse fornite dalla Regulus Global, ottenute a sua volta dalla bulgara Algans Ltd, erano state prodotte nel 1984, pertanto ormai instabili e a rischio esplosione o malfunzionamenti. Un rapporto ufficiale del governo bulgaro sull’accaduto sarà pronto solo a dicembre ma SOCOM (U.S. Special Operations Command) si è affrettato a negare che i contractors stessero lavorando al progetto. Tre lotti di granate sarebbero stati restituiti, rallentando il piano di armamento ed obbligando i fornitori bulgari alla sostituzione con prodotti più recenti. Vista la proliferazione di guerre e l’ampio utilizzo di armamenti dell’ex Patto di Varsavia, le capacità produttive bulgare e di altri Paesi dell’Est sono al limite, perciò l’impresa si è rivelata alquanto ardua ed il rischio che vi siano altri armi obsolete è altissimo.
Ed ecco che entra in campo ”l’ultimo dittatore d’Europa” certificato, altri vi sono ma meglio mascherati da pallide parvenze democratiche. Si tratta del bielorusso Aleksandr Lukašenko, filorusso e già fornitore di armi di Assad, ha governato il suo Paese per più di vent’anni col pugno di ferro. Continue violazioni dei diritti umani e sanzioni della comunità internazionale hanno reso il Paese off-limits per i commercianti d’armi a stelle e strisce almeno in teoria visto che nonostante tutto, al Pentagono avrebbero deciso di chiudere un occhio concedendo a Purple Shovel la licenza necessaria per acquistarvi i 700 missili Konkurs. Formalmente, ciò avverrebbe tramite una società bulgara che poi trasferirebbe il tutto alla società del Delaware. La notizia sarebbe stata confermata dal comando americano. Sebbene Purple Shovel abbia lamentato imprecisioni da parte di BuzzFeedNews, a causa del vincolo di segretezza imposto dal contratto governativo non ha potuto negare ma neppure a voluto fornire chiarimenti o precisazioni. I problemi relativi alla fornitura di armi hanno fatto emergere ancora una volta un circuito perverso dissimulato di soggetti ed interessi pubblici e privati che si intrecciano sempre più nella concretizzazione delle scelte di politica estera degli Stati Uniti. I sopraccitati armamenti, sulla cui consegna ancora non si hanno informazioni precise, sarebbero molto utili per eliminare i mezzi corazzati che gli estremisti hanno sottratto agli eserciti in ritirata, oppure contro i loro veicoli kamikaze blindati che utilizzano per sfondare le linee governative o della resistenza. Nessuna meraviglia che vi siano tali traffici, è noto che gli Stati Uniti sono uno dei principali acquirenti di AK-47 ed altri armamenti russi da riversare in Iraq, Afghanistan ed altri contesti conflittuali; questo perché quelle armi risultano preferite, in quegli scenari, alle armi occidentali, perché sono più conosciute e decisamente economiche, versatili e resistenti, certamente meno precise e tecnologiche delle armi made in Usa ma più adatte agli scenari desertici e alla carenza di manutenzione ovvia conseguenza di operare in forma di guerriglia. Ma il vero motivo della preferenza è che i ribelli vogliono nascondere la provenienza occidentale delle armi, considerata imbarazzante e da occultare.
Fabio Folisi