Tfr (alleggerito) in busta paga

Con oggi sono entrati in vigore i decreti attuativi del Jpbs act e i lavoratori dipendenti potranno richiedere al titolare di ricevere in busta paga il Tfr (Trattamento di fine lavoro) maturato mese per mese. Una piccola rivoluzione copernicana che rischia di essere disattivata per motivi... fiscali.

La Cgia di mestre, calcolatrice alla mano, ha calcolato gli effetti monetari sulla busta paga: un operaio con una retribuzione mensile netta di 1.200 euro percepirà 71 euro aggiuntivi. Un impiegato, invece, con una busta paga di 1.600 euro mensili netti al mese, chiedendo l’anticipazione del Tfr porterà a casa altri 112 euro. Un dirigente/quadro, infine, con uno stipendio mensile netto di 3.000 euro, “appesantirà” la sua retribuzione mensile di altri 214 euro.

In realtà l'importo netto di tali aumenti in busta paga è pesantemente condizionato dalla imposizione fiscale: chi richiede l’anticipazione del TFR in busta paga, infatti, subisce una “tassazione ordinaria”, mentre chi attende la fine lavorativa subisce una tassazione più favorevole.

L’anticipazione, dunque, concorre alla formazione del reddito complessivo e viene tassato con l’aliquota marginale. Inoltre,  subisce il prelievo delle addizionali IRPEF (regionale e comunale) e riduce l’ammontare delle detrazioni spettanti.

Se si attende la fine della vita lavorativa, invece, il datore di lavoro effettua una tassazione provvisoria applicando al Tfr (quota capitale) un’ aliquota determinata con un complesso meccanismo. Per la maggior parte dei contribuenti tale aliquota oscilla tra il 23 e il 27 per cento e dipende dall’entità della retribuzione lorda relativa alle annualità lavorative.

Eloquente il commento del segretario mestrino Giuseppe Bortolussi: “Pare di capire che saranno molto pochi coloro che chiederanno l’anticipazione. Da un punto di vista fiscale, purtroppo, l’operazione non è conveniente. Ancora una volta l’eccessivo peso delle nostre tasse pregiudica un’opportunità che potrebbe essere decisiva per rilanciare i consumi delle famiglie che, nonostante i segnali di ripresa, continuano  a rimanere fermi al palo”.

L'approccio scelto dal governo dunque è sempre lo stesso: pochi, maledetti ma subito. Chi ha la necessità di "rimpolpare" la propria busta paga deve pagare pegno sotto forma di una maggiore tassazione. Il governo detta le regole e lo fa a suo uso e consumo. L'importante è comunicarle correttamente in modo che ognuno possa fare le proprie scelte in maniera consapevole.