Tensioni in Libano sempre gravi, sgombrato dalla polizia il ministero dell’ambiente occupato da manifestanti

La polizia libanese è riuscita ad allontanare un gruppo di dimostranti che avevano occupato il ministero dell’ambiente, chiedendo le dimissioni del ministro, a loro parere incapace ad affrontare la crisi dei rifiuti. Quanto sta avvenendo in Libano è in realtà qualcosa di più di una protesta relativa alla vicenda della mancata raccolta delle spazzature che hanno invaso le vie di Beirut dopo la chiusura di alcune discariche. Le proteste in Libano proseguono da settimane. Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 agosto c’erano stati scontri con la polizia durante una manifestazione a cui erano presenti circa 10mila manifestanti. La settimana prima c’erano stati altri violenti scontri con il ferimento di decine di persone. Le proteste infatti erano solo iniziate a causa del mancato intervento nella crisi dello smaltimento dei rifiuti ma poi si erano rivolte anche verso la complicata situazione politica del Libano, infatti il mandato dell’ultimo presidente del paese, Michel Suleiman, è finito nel maggio del 201 ma da allora il Parlamento non è riuscito a trovare un nome condiviso per eleggere il suo successore. Il risultato è che da più di un anno il Libano è senza un presidente: si tratta del vuoto di potere più lungo dalla fine della guerra civile del 1990. Inoltre sono in molti a pensare che la situazione sia ben lungi da sbloccarsi. Il presidente del Libano in realtà non ha poteri esecutivi, ma la sua posizione è molto importante nel delicato equilibrio di potere di un paese che fra l'altro deve garantire la rappresentanza alle varie confessioni religiose. Senza questa figura di garanzia il rischio è che il Libano possa ripiombare nelle logiche di divisione inter religiose che furono concausa della guerra civile. Infatti secondo un “patto” non scritto ma rispettato fino all'anno scorso, la presidenza libanese dovrebbe andare a un cristiano; la carica di capo del governo a un sunnita; la presidenza del parlamento a uno sciita. Le tensioni interne fra i gruppi, legati alle diverse famiglie protagoniste da decenni della politica e l’opposta influenza di Arabia saudita e Iran rendono ora più difficile trovare una soluzione comune. Inoltre l'attuale vuoto presidenziale ha generato un blocco istituzionale: i lavori del Parlamento procedono a rilento perchè i provvedimenti varati non possono diventare esecutivi perchè manca la firma di garanzia e questo ha ripercussioni su questioni economiche, sociali e anche in materia di sicurezza.
In questa situazione ieri una trentina di persone erano, come accennato in apertura, entrate all’interno nel ministero dell’Ambiente, mentre fuori dall’edificio decine di manifestanti protestavano contro i disservizi legati alla raccolta dei rifiuti e più in generale contro il governo del primo ministro Tammam Salam. Gli organizzatori della protesta, che è stata chiamata emblematicamente “Tu puzzi!”, hanno accusato la polizia di aver picchiato i manifestanti mentre li facevano evacuare. Secondo un responsabile della Croce Rossa, fuori dal ministero sono state soccorse quindici persone: tra loro una per soffocamento e quattordici per percosse. Un sedicesimo manifestante sarebbe attualmente ricoverato in ospedale. L’occupazione del ministero è durata circa 9 ore. Il quadro insomma è molto complesso anche perchè alle tensioni interne peculiari della situazione libanese vanno aggiunte le tensioni legate alla situazione complessiva dell'area medio-orientale resa ancora più incandescente dalla guerra in Siria e delle violenze in Iraq ad opera del sedicente stato islamico. In fuga da quelle situazione di conflitto nel piccolo Libano hanno trovato rifugio ed accoglienza oltre 1,6 milioni di profughi (pari a quasi un terzo della popolazione).