Tar del Lazio sull’equo compenso giornalistico: la Commissione si rimetta al lavoro

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Il Tar del Lazio ha parzialmente accolto il ricorso fatto dall'Ordine dei Giornalisti in merito alla delibera relativa all'equo compenso, quella che la Commissione costituita ad hoc dal Governo aveva emanato l'anno scorso. Il giusto compenso stabilito per tutti quei giornalisti che lavorano senza contratto da dipendente (ovvero il 62% della categoria) è stato ritenuto iniquo.

Secondo la sentenza del Tar "la delibera introduce parametri di 'equo compenso' non proporzionati alla quantita' e qualita' del lavoro svolto, e del tutto insufficienti a garantire un'esistenza libera e dignitosa al giornalista autonomo, in quanto le tabelle riconoscono e legittimano un sistema di lavoro 'a pezzo' o 'a chiamata' che vede aumentare la forza contrattuale degli editori, essendosi in realta' la Commissione limitata a fissare una sorta di 'minimo garantito', che peraltro non corrisponde all'equo compenso".

Questo "minimo garantito" dovrà ora essere completamente riconsiderato da parte della Commissione; il che ha anche ricadute dirette sul contratto nazionale di categoria, poichè la parte sui lavoratori autonomi è collegata alla legge sull'equo compenso del 31 dicembre 2012 (promulgata negli ultimi momenti di vita del governo Monti). E' importante ricordare che la legge in questione prevede l'impossibilità di accedere a qualsiasi contributo di tipo pubblico per gli editori che non assicurino il rispetto dell'equo compenso nei confronti dei propri giornalisti non subordinati.

In base alla sentenza la Commissione governativa dovrà procedere ad una nuova esamina e ad un'approvazione differente dato che l'accoglimento parziale del ricorso "comporta comunque l'annullamento dell'intera delibera impugnata".