IL SULTANO: VIA IL PARTNER DEGLI ACCORDI CON L’UE

Nelle dittature è sempre così: una volta che il partner gli ha ottenuto quel che lui voleva, lo toglie di mezzo perché gli fa ombra. E' accaduto così in Turchia dove il Sultano, Recep Tayyip Erdogan, ha costretto alle dimissioni il Premier Ahmet Davutoglu che, dopo mesi di trattative con l'Ue e con la Merkel, ha portato a casa una 'barcata' di euro in cambio del freno all'esodo dei migranti, l'abolizione dei visti ai cittadini turchi nella Comunità e la promessa di un occhio di riguardo per la richiesta di adesione della Mezzaluna ai 28. Uomo delle grandi mediazioni, 57 anni, Davutoglu agli occhi di Erdogan ha avuto il torto di osteggiare la volontà del Sultano di trasformare il Paese in Repubblica presidenziale in modo da avere il potere assoluto. Ma il dittatore non demorde e domenica 22 maggio (lo stesso giorno del ballottaggio per le Presidenziali in Austria) sottoporrà al voto il suo progetto e il nome del nuovo Premier, che naturalmente sarà un suo 'fedelissimo'.
Davutoglu è sempre stato, per 13 anni, il partner del 'grande capo', ma mai la sua ombra, tantomeno il suo 'burattino'. Professore universitario in studi mediorientali, si legò a Erdogan come consigliere di politica estera dopo la sua prima vittoria elettorale, appunto nel 2003, alla guida del suo partito, l'Akp.
Un terremoto quello attuale per la Turchia, già alle prese con la crisi siriana, il confronto con i curdi, la disoccupazione, gli attentati dei kamikaze e il conseguente calo del turismo. Ma un problema anche per l'Europa che perde un valido interlocutore.
I due uomini forti della Turchia non potevano essere più diversi. Davutoglu il professore mite che aveva coniato lo slogan “nessun problema con i vicini”, Erdogan carismatico, ma dai modi autoritari e aggressivi. Però il desiderio di autonomia è costato il posto al primo, per di più fautore della libertà di stampa che il Sultano non vuol riconoscere.
E adesso? I 'papabili' sono tanti a cominciare dai ministri dei Trasporti e della Giustizia, ma sopratutto quello dell'Energia, che è genero di Erdogan. La strada per il Sultano non è però in discesa sul progetto di riforma costituzionale: se il 22 maggio non passerà, la Turchia in autunno dovrà tornare alle urne per le Presidenziali. Nuova prova di instabilità, dato che anche l'anno scorso ci sono state due elezioni al riguardo.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it