Sul tema delle dipendenze nessuna discontinuità con il passato dall’attuale Governo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, per altro condividendo gran parte del contenuto, un contributo di Alessandro Metz e Roberta Tumiatti del gruppo nazionale dipendenze Legacoopsociali nazionale: “La morte di Lamberto, sedici anni, al Cocoricò, storica discoteca della riviera romagnola, ha riportato in primo piano il dibattito sul consumo di sostanze stupefacenti e sulle risposte da dare a questo fenomeno.
Il confronto politico, purtroppo, propone vecchi schematismi che speravamo superati e un unico intervento, quello securitario, in altre parole la chiusura del locale per diversi mesi.
La voce degli operatori è la più debole, quella che ha minore risonanza mediatica perché non fa propaganda, non usa slogan a effetto e rischia, quindi, di restare sullo sfondo mentre si discute di D.A.SP.O. per spacciatori/consumatori, maggiore controllo con videosorveglianza o cani antidroga nei luoghi dell'aggregazione e del divertimento e altre aberrazioni simili. Sempre e solo repressione. Sappiamo bene che quest’ultima favorisce il sommerso dei fenomeni e dei comportamenti limitando quindi la possibilità d’informazione e d’intervento.
La riduzione dei danni e dei rischi è prassi ormai diffusa e consolidata nella maggior parte dei Paesi europei, l'informazione rappresenta ancora la prima pratica salvavita da attuare. In Italia stiamo scontando gli anni bui della passata gestione Giovanardi/Serpelloni, che ha fortemente penalizzato progetti e programmi di riduzione dei danni e dei rischi a favore di politiche prevalentemente orientate alla condanna del consumatore e alla sua incarcerazione.
Ci aspettavamo, come molti altri, discontinuità da parte dell'attuale Governo, che oltre il cambio ai vertici del Dipartimento Politiche Antidroga, con la nomina del Cons. Patrizia De Rose, non ha saputo e voluto fare altro. Il mondo sta mutando, regolamentazione e liceità dei consumi sono pratiche legislative che danno nuova fisionomia alle politiche sulle droghe in molti Paesi in diversi continenti, mentre in Italia ancora si colpevolizza un ragazzo morto per ipertermia da assunzione di MDMA in una discoteca e il coetaneo che con lui ha condiviso quell'esperienza diventato immediatamente spacciatore.
Chi da anni lavora nelle strade, nei luoghi del loisir, nelle feste legali e illegali, sa che quello che il più delle volte risolve le situazioni che possono mettere a rischio la vita di un giovane è soprattutto il lavoro di riduzione dei danni e dei rischi fatto da operatori preparati. L'intervento immediato e professionale consente di gestire le criticità che possono insorgere, l’analisi della composizione chimica delle sostanze stupefacenti (pill testing), pratica diffusa in molti Paesi europei e ancora illegale in Italia, permette di veicolare le informazioni, aumentando la consapevolezza e l’autoefficacia di chi intende assumerle. Si tratta di elementi e processi che possono determinare la vita o la morte di una persona.
Questo è quanto siamo andati a dire, come Legacoopsociali insieme alle altre realtà presenti nel Cartello di Genova, alla dott.sa Patrizia De Rose e alla riunione del Gruppo che si occupa dei lavori preparatori della Conferenza triennale sulle droghe e le dipendenze, prevista per l’inizio del prossimo anno. Questo è quanto continueremo a ribadire in quelle e altre sedi.
Al Cocoricò ci sono numerose telecamere a circuito chiuso, decine di buttafuori e di poliziotti in divisa e in borghese, un’autoambulanza sempre presente. E tutto questo non è bastato a evitare la morte di un ragazzo di sedici anni. Invocare maggiori controlli e repressione significa assumersi la responsabilità di perpetrare un modello che abbiamo tristemente esperito essere fallimentare.
Un deciso cambio di rotta delle politiche nazionali sulle droghe è quanto riteniamo necessario per non ritrovarci a commentare altre morti come quella di Lamberto, sperando che l'afonia dell'attuale Governo non duri ancora a lungo e si torni a promuovere e sostenere il lavoro dei tanti operatori che anche in tempi bui, come quelli che abbiamo vissuto, hanno continuato a fare riduzione dei danni e dei rischi”.