Sudafrica è apartheid economica: é caccia agli stranieri

Quand’era in vita il carismatico padre nero della Patria, Nelson Mandela, il Sudafrica era giustamente definito “il Paese arcobaleno” ed era per il mondo un esempio di integrazione fra le razze, soprattutto quelle africane, che liberamente vi penetravano attraverso l’enorme e poco custodito confine.
Ora invece è diventato xenofobo e si è scatenata la rabbia delle popolazioni residenti che con violenza danno la caccia agli stranieri a partire dalla megalopoli Johannesburg. E il Presidente Jacob Zuma è sotto accusa.
Per capire l’ennesimo mutamento della vita del Sud Africa sono necessari alcuni cenni storici. Il Paese, ex dominio britannico indipendente dal 1931, fu retto per decenni dalla minoranza bianca che impose il regìme di apartheid e confinò i neri in campi di raccolta come quello di Soweto. Tutto finì nel 1990 con la liberazione di Mandela dopo 27 anni di prigionia.
Fu lui, divenuto Presidente, a traghettare lo Stato verso la coesistenza tra tutti i gruppi etnici, unico esempio di successo in Africa nel passaggio pacifico di poteri dalla minoranza bianca alla maggioranza di colore. Su una popolazione di 54 milioni, il 10% è rappresentato da immigrati illegali. Per questo negli ultimi anni sono ricomparsi la violenza, la xenofobia e i campi di raccolta degli stranieri, molti dei quali poi cacciati dal Paese.
La recrudescenza di tutto ciò ha le sue radici nella devastante crisi economica che ha moltiplicato il numero dei disoccupati nel Paese che era il simbolo del Continente nero. L’attuale è quindi una sorta di apartheid economica. La polizia in assetto di guerra nelle fatiscenti baraccopoli alla periferia delle principali città, scontri nelle strade tra gente inferocita e armata di machete e coltellacci.
Persino Robert Mugabe, padre-padrone dello Zimbabwe, più volte criticato dal Governo sudafricano (e dallo stesso Mandela) per la durezza del suo regìme, ha indirizzato una ferma protesta a Pretoria. Sono infatti ben 3 milioni i suoi connazionali penetrati in Sudafrica negli ultimi anni in aggiunta al milione originario del Mozambico. Vanno poi citate le migliaia di persone arrivate da Paesi più lontani come il Congo e il Malawi.
Gli stranieri sono il bersaglio dell’ondata xenofoba in quanto indicati dai sudafricani come i responsabili di tutti i mali del momento. Lo slogan più invalso è “Ci rubano il pane”. E così le baraccopoli si trasformano in campi di battaglia.
La realtà è simile a quella italiana: anche qui i profughi arrivano per sfuggire alle tante guerre africane . Un contesto in cui prosperano le mafie impegnate nel traffico di esseri umani.
Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it