Spunta Wikileaks dell’acqua: il Medio Oriente nell’occhio del ciclone

Secondo un recente rapporto la carenza idrica si aggraverà nei prossimi anni causando enormi disordini socio-politici soprattutto in Medio Oriente. La notizia è apparsa sulla rivista Newsweek che  ha recentemente pubblicato un rapporto preoccupante, trasmesso dal Centro di giornalismo d’inchiesta, che parla di una delle sfide più gravi che affronta il mondo: l’esaurimento delle riserve di acqua potabile disponibili per la popolazione mondiale, che aumenterà di circa due miliardi nei prossimi anni.

Il rapporto, che sembra fantascienza e si basa su telegrammi segreti di diplomatici americani pubblicati da Wikileaks, avverte che la carenza idrica causerà disordini socio-politici di grandi dimensioni. Il Medio Oriente sarà nell’occhio del ciclone dopo che numerosi paesi avranno esaurito le riserve di acqua sotterranea, soprattutto in Yemen e in Siria, dove secondo alcune analisi, la penuria idrica nelle zone rurali ha contribuito a spingere i due Paesi verso il caos e la divisione. La teoria sarebbe che quando il regime è debole, non riesce a trovare soluzioni a simili sfide ambientali.

Secondo il rapporto, funzionari dell’ambasciata americana in Svizzera hanno visitato la sede della Nestlé – la più grande azienda produttrice di alimenti nel mondo, dove suoi responsabili hanno esposto una visione estremamente pessimistica; un diplomatico ha inviato addirittura un telegramma dal titolo “Visita alla Nestlé … dimenticatevi la crisi finanziaria. Il mondo soffre per la mancanza di acqua dolce”. Secondo il telegramma, i responsabili della Nestlé hanno previsto che un terzo della popolazione mondiale nel 2025 soffrirà per la mancanza di acqua e che la situazione diventerà catastrofica nel 2050. Le zone più colpite saranno il Medio Oriente, il nord dell’India, la Cina e gli Stati Uniti occidentali.

Certamente nessuno può fermare le conseguenze ambientali o i fenomeni naturali negativi: una parte del problema idrico deriva dall’aumento della temperatura. È possibile, tuttavia, prepararsi al futuro mediante misure che contribuiscano ad affrontare questi problemi: la storia insegna che nel tempo l’umanità si è adattata ai cambiamenti, che sembrano essere una delle caratteristiche del mondo in cui viviamo.

In questo quadro, gli sforzi collettivi a livello regionale e internazionale possono avere ampi risvolti positivi: c’è la grande esperienza dei Paesi del Golfo nella desalinizzazione delle acque e nella costruzione di enormi impianti di trasformazione dell’acqua del mare in acqua dolce, ad esempio. Gli investimenti nello sviluppo di queste tecnologie potrebbero consentire di abbassare il costo della desalinizzazione per renderla più economica per gli agricoltori, soprattutto se si utilizza l’energia solare, attualmente al centro dell’attenzione.

Sembra che le sfide future lontane siano ormai vicine dunque: il 2025 non è lontano e nemmeno il 2100. È questione di una generazione, alcuni bambini nati oggi vivranno fino agli inizi del prossimo secolo e si chiederanno cosa abbiamo fatto. Queste domande sembrano un lusso alla luce delle condizioni che la regione vive e che sono le peggiori negli ultimi cento anni. La risposta, tuttavia, deve trovarsi all’interno delle riflessioni politiche alla base degli accordi volti a realizzare la stabilità. Senza uno sviluppo sostenibile, fondato su risorse naturali sostenibili e utilizzate adeguatamente, in primis le risorse idriche, non ci sarà stabilità.