Sprechi alimentari, la Francia interviene per legge, in Italia è ancora battaglia per il pane

La Francia dichiara guerra agli sprechi alimentari. D'ora in poi i supermercati francesi saranno costretti a donare, ridurre in concime o dare via come foraggio per gli animali ogni tipo di cibo che non viene venduto e il tutto secondo controlli e protocolli precisi.
cibo-expo-21E in Italia? La situazione è come sempre torbida. L'ultimo imbarazzante episodio è quello all'Expo di Milano, se da un lato era stato strombazzato ai quattro venti lo slogan “Niente sprechi alimentari a EXPO 2015!” annunciando che la società Expo 2015, Fondazione Triulza e Fondazione Banco Alimentare avevano firmato una convenzione per mettere a disposizione di chi ne ha bisogno il cibo in eccedenza, la realtà, almeno nei primi giorni è stata decisamente diversa. Durante l’evento di cibo recuperabile a fini solidaristici poteva essercene tanto, ma le foto di cassonetti e sacchetti pieni di ogni ben di Dio buttati, hanno smentito le buone intenzioni. Forse ci si era dimenticati di avvertire cuochi e camerieri, forse nella foga dell'inaugurazione la questione era stata interpretata come la solita buttade pubblicitaria, tanto che, vista la mancanza di sacchetti per il residuo umido organico sono stati prevalentemente usati i sacchetti per il riciclo della plastica creando doppio danno al sistema rifiuti. Ora dopo una ventina di giorni dalle foto della vergogna che hanno fatto il giro del mondo, le cose sembrano andare meglio. Ma non così nel resto del Paese. Frutta, verdura, ma soprattutto pane, vengono buttati senza alcuna pietà in nome delle leggi di mercato. I dati sono chiari, ogni anno degli oltre 700 mila chili di pane prodotti quotidianamente  in Italia, almeno 13 mila chili finiscono nella spazzatura. Non parliamo solo del pane avanzato in famiglia il quale, vista la crisi, viene ormai prevalentemente riciclato. Magari agli animali domestici po utilizzato in ottime ricette a base di pane. Insomma nella famiglie difficilmente la pagnotta avanzata finisce nel cassonetto se non marginalmente. Cosa diversa è la sorte del pane invenduto in panetterie e forni industriali soprattutto quando reso dai supermercati o dai ristoranti. I panificatori puntano il dito contro regole demenziali. Secondo loro è colpa soprattutto delle condizioni contrattali poste dalla grande distribuzione ai panificatori. In una sorta di girotondo perverso tutto parte dall’abitudine sbagliata di comprare sempre nuovo pane fresco. In passato questo non avveniva, per sua natura il pane se prodotto con tutti i crismi non è un bene deperibile in giornata. In passato era usuale fare o comperare il pane una volta la settimana. Poi è calata la qualità, ed è calata l’attenzione al consumo. Così si tende a volere il pane caldo nei supermercati che, vista la richiesta, viene sfornato in genere da semilavorati precotti in continuazione e fino a pochi minuti dalla chiusura. Così si alimenta l’invenduto, anche perchè, già dopo 24 ore il pane di scarsa qualità, si secca e indurisce, quando non diventa gommoso e molliccio. Anche il pane migliore che potrebbe essere venduto il giorno dopo, in realtà vine buttato perchè non si può vendere per fresco ed in molti casi non si può nemmeno regalarlo. Anche quello che potrebbe essere donato ad associazioni umanitarie non trova facile collocazione. E' stata recentemente la Caritas di Roma a spiegare ad alcuni giornalisti il perchè. Basti sapere che le tre mense della Caritas di Roma, lo scorso anno, sono state costrette a spendere 90mila euro per acquistare il pane quotidiano senza attingere a donazioni in “natura”. Il motivo è organizzativo, la necessità di avere quantità certe ogni giorno. Difficile infatti sapere, spiegano, quanto pane potrebbe arrivarne in donazione. Così alla fine, anche le grandi associazioni umanitarie preferiscono o sono costrette, a pagare il pane a prezzo di mercato da quelle stesse imprese che ne buttano a tonnellate, o che magari lo vendono in nero alle aziende agricole che l'utilizzano come complemento ai mangimi per animali. Insomma c'è il sospetto che dietro alle mancate donazioni ci sia anche qualche affare losco. In realtà una soluzione ci sarebbe ed è prevista dalla cosiddetta “legge del buon samaritano” che permette alle associazioni di ritirare il pane gratis, ma deve essere fatto quando è ancora dal distributore e prima che diventi un rifiuto, per capirci dal supermercato e non dal produttore. Però viste le clausole contrattuali che spesso esistono sul “reso”, dal supermercato il pane torna al distributore e da questo si perde in un incerta fine. Ovviamente questo non avviene nei piccoli panifici per i quali il pane invenduto è davvero una rogna e non certo un occasione di lucro. Ma torniamo alla Francia, l'Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento, ha approvato una legge volta a ridurre della metà la quantità di cibo sprecato entro il 2025. In sostanza i supermercati francesi saranno costretti a donare, ridurre in concime o dare via come foraggio per gli animali ogni tipo di cibo che non viene venduto. Ai supermercati è quindi stato chiesto di trovare un accordo con le organizzazioni di beneficenza e non potrà più esserci il sistema del pane “reso” al produttore.

Fabio Folisi