Spigolature postelettorali….Dagli incubi di Di Maio al “Prima i …tajani” di Forza Italia. E Salvini intanto … twitta e il PD Calenda

 
 

Una notte passata a riflettere sull’esito del voto, l'incubo di diventare un possibile prossimo fruitore del reddito di cittadinanza e con Toninelli come navigator. Luigi Di Maio ha passato così una giornata intera nascosto nei cespugli lontano dal clamore delle telecamere. Ha raccolto intorno a sé gli uomini più fidati per confrontarsi con loro sul significato della sconfitta in Abruzzo e con l'incubo di perdere quella poltrona da miracolato a 5 stelle. Il capo politico del Movimento fa dei distinguo, pur ammettendo la battuta d’arresto. «Una distinzione tra il comportamento del Movimento in termini di risultato elettorale alle Politiche rispetto alle Amministrative va fatta», dice mutuando i predecessori della prima e seconda repubblica, quelli che ... "non abbiamo perso, sono gli altri che hanno vinto" e ovviamente punta l’indice — per indicare le cause dell’emorragia di voti in Abruzzo in soli undici mesi — sugli elettori che non si sono recati alle urne. Ma di una cosa è certo il mitico Di Maio: "Il governo va avanti" la pacchia non può finire.
Certo, l’esito del voto in Abruzzo ha aperto nuovi fronti sia all’interno del Movimento sia in ottica degli equilibri in seno alla maggioranza. Di Maio ne è conscio, così come è conscio che le prossime Regionali in Sardegna potranno subire un influsso dal voto abruzzese, ma lui guarda lontano, più lontano possibile per esorcizzare la resa dei conti, l’orizzonte rimane quello delle Europee. “E' innegabile dicono i pentastellati che è colpa nostra se non riusciamo a far capire tutto quello di buono che abbiamo fatto” e questo già ci fa pregustare altre televendite pentastellate. Basterà? Difficile dirlo, certo che Di Maio non può permettersi di sfasciare il governo segando i piedi alla sua poltrona, a costo di dover obbedire ancora ai desiderata del suo comandante ad iniziare dal salvataggio dalle sgrinfie giudiziarie violentando i “sacri” principi del pensiero pentastellato. Lui poi pensa di "iscrivere" Salvini ad onorem al moVimento, un idea geniale che gli ha dato probabilmente Toninelli e che per un attimo è balenata in libertà negli ampi spazi fra le sinapsi del vicepremier pentastellato. Se non puoi sconfiggerli includili, del resto è un altro metodo che ben conoscevano nella prima e seconda repubblica. Ma in realtà è Salvini ad includere Di Maio e tutta la baracca stellata, ma lui sembra non accorgersene. Salvini come un ragno ha tessuto la sua tela ed aspetta che i pentastellati si rosolino bene nelle loro contraddizioni mangiandoseli un pezzetto alla volta e lasciandosi intanto andare al rafforzamento della sua immagine di “italiano brava gente” finchè si sentirà incoronato come nuovo “Dux” e senza neanche dover fare la fatica di mietere il grano a torso nudo, a lui basta l'amata ruspa. Così prima si è lanciato nel commento nazional popolare sul festival di Sanremo e poi addirittura è passato a Montalbano, con un “l'adoro” e questo nonostante il commissario più amato dagli italiani sia “buonista” e palesemente di sinistra. Ma è amato dai “...taliani” e questo basta per cercare di cavalcarne l'onda mediatica. Chi non è invece più capace di cavalcare i media è Forza Italia, non solo perchè ormai sempre più spesso un sonnacchioso Berlusconi somiglia a Leonìd Brèžnev, l'incartapecorito leader dell'Urss della guerra fredda, ma perchè quello che dovrebbe essere il suo erede designato, Tajani ha deciso di dare una mano alle strategie sovraniste cercando di ricreare ad est la cortina di ferro d'antica memoria, con le sue dichiarazioni di piazza e con Dipiazza a Basovizza “viva lʼIstria e la Dalmazia italiane” ha detto sull'orlo della foiba diventando lui un negazionista storico. Mancava solo “spezzeremo le reni alla Grecia” ed il quadro della nuova cultura nerastra era fatto. Poi ha chiesto scusa, ma intanto il danno era compiuto dando una ennesima grana al Ministro senza ministero Moavero Milanesi che sta cercando di smaltire i suoi biglietti da visita. Così mentre i grillini fanno guerra alla Francia, Salvini alla Tunisia e all'umanità, ora è Forza Italia a dare una mano all'isolamento internazionale dell'Italia al grido di “prima ..tajani”. Chissà cosa si inventerà la Giorgia Meloni.

Ma c'è di più in questi giorni di follia italica, il Partito Democratico influenzato evidentemente dal risultato abruzzese ha pensato bene di uscire dall'ombra per tornare rapidamente ad appiattirsi acriticamente sul Manifesto di Calenda e tutto a poche settimane dal Congresso che viene così condizionato da una scelta già tracciata guarda caso da Matteo Orfini che in ossequio al suo nome di battesimo ha deciso di mettere una zeppa negli ingranaggi del pensiero congressuale. Così anche se l'Abruzzo fa intravedere una lucina fuori dal tunnel, anche per la sinistra il rischio che il tubo si torni a restringere è sempre in agguato, come è in agguato il fatto che alla fine del tunnel si arrivi a notte fonda e in una fase di buio di luna e che l'Italia ripiombi in una stagione dove il nero profondo torni davvero di moda.

Fabio Folisi