Sorpasso degli anti-ue: Cameron corre ai ripari

Manca quasi un anno (giugno o settembre 2016) al decisivo referendum con cui gli inglesi decideranno se restare nella Comunità europea o se invece uscirne. Ma per il Premier conservatore David Cameron (europeista, anche se con qualche riserva) è suonato il campanello d'allarme. Infatti, dopo mesi in cui i sondaggi registravano la prevalenza dei filo-Ue, l'ultima rilevazione demoscopica parla di rimonta e anzi di sorpasso (43 a 40) dei contrari all'integrazione. Ne ha preso atto il capo del Governo ed è corso ai ripari. Ma con una strategia che ha del paradosso, il che ha spinto molti giornali a definirlo un mix tra il Gattopardo e il discusso ex ministro greco Varoufakis. Il perché è presto spiegato. Invece di far propaganda per la permanenza nell'Ue, ha detto ai suoi di evitare di parlar bene della Comunità perché questo potrebbe portare altra acqua al mulino dei nazionalisti. Bocche cucite quindi sull'argomento altrimenti il Governo sarebbe più debole al tavolo degli imminenti negoziati con Bruxelles. Strategia del silenzio euroscettico. Così Cameron spera che la Comunità sarà più disposta a scucire le riforme necessarie a togliere munizioni al 'fronte del no' che comprende, oltre ai nazionalisti dell'Ukip, anche una fetta dello stesso partito di maggioranza. Il summit con l'Ue è in programma o in dicembre o nel marzo del 2016 e il Premier spera che da esso derivi la spinta per affrontare il successivo referendum col vento in poppa. Le richieste britanniche sono comunque controverse e non facili da esser soddisfatte a Bruxelles. Ne cito due: maggiore sovranità ai Parlamenti nazionali e meno benefit ai lavoratori che migrano a Londra dai Paesi Ue. Ma questo comporterebbe una modifica dei trattati esistenti e comunque occorrerebbero tempi lunghi. Inoltre, per ottenere questo trofeo da gettare nella mischia referendaria sarebbe necessaria l'adesione di tutti gli altri 27 Stati aderenti alla Comunità. Obiettivo naturalmente ostico. Ma Cameron non demorde e afferma: “Volete restare in Europa? Non parlatene bene”.

Augusto Dell’Angelo

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