Siria: Passata la buriana….. che succede?

Siria Homs

Ed ora che succede in Siria? Passato lo santo, passata la festa; ormai l‘invasione turca ha smesso di fare notizia e ciò che succede da quelle parti non provoca eccessiva curiosità. Gli Usa si sono ritirati (almeno cosi’ dovevano fare ufficialmente), a Sochi e’ stato firmato un accordo che di fatto sanziona le pretese turche di controllare (magari annettersi) quella fetta di circa 300 km quadrati che va da Tal Abyad a Ras el Ain in orizzontale e giu’ fino alla M4 (principale arteria stradale siriana) in verticale. Non sono definizioni di un cruciverba, ma di una realtà che le varie potenze implicate in questa sporca guerra vogliono applicare. Come al solito alla faccia della gente che in quella zona ci vive. O meglio ci ha vissuto fino a ieri, perche’ rimanerci ora rappresenta non pochi rischi di finire impallinati. Certo, quello che rimane dell’attenzione della stampa e’ sempre concentrata su questa specifica area che, ad onor del vero, ha rappresentato in questi ultimi anni un interessante laboratorio di applicazione di democrazia e di amministrazione davvero particolare per il contesto in cui il Kurdistan siriano si trova. E dunque questa particolare considerazione ha il suo motivo.
Certo, la guerra non e’ stata combattuta solo in questa regione, tanto quanto L’Isis non aveva occupato solo il nord est della Siria ma anche buona parte del resto dello stato. Cosi’ come e’ stato sconfitto tanto dalle truppe dell’SDF (Syrian Democratic Forces di cui YPG e YPJ kurdi erano la parte predominante) con il determinante appoggio dell’aviazione Usa, ma anche dall’esercito di Damasco che senza l’aiuto dei bombardieri russi e delle milizie sciite straniere non sarebbero venute a capo della situazione. Che poi quei fanatici assassini, l’Isis per capirci, siano spariti dalla circolazione, non e’ affatto vero, visto che dal momento in cui il bizzarro presidente Usa ha annunciato il ritiro delle sue truppe c’e’ stata una recrudescenza di attacchi e attentati da parte delle cosiddette cellule dormienti (che pare soffrano di insonnia) dei seguaci del califfato. Non solo da parte loro, ma questa e’ altra storia.
La guerra, quella classica per intenderci fatta di schieramenti opposti che da una parte cercano di recuperare terreno e dall’altra invece lo difendono, e’ ancora combattuta apertamente nella famosa sacca di Idlib che sembra non interessare a nessuno ma che invece continua feroce con bombardamenti aerei e di artiglieria e battaglie campali. Dopo un discreto avanzamento da parte del SAA (Syrian Arab Army), la situazione pare si sia impantanata; non si capisce bene se a causa della strenua resistenza (e degli ottimi armamenti a loro disposizione) di Al Qaeda (qui si chiama Hayat Tahrir al Sham) o perche’ i russi, che appoggiano le truppe governative siriane, hanno deciso che continuare a marciare verso nord e chiudere la vicenda potrebbe complicare le loro relazioni con Ankara.
Nel frattempo, piu’ a sud, a partire da Damasco, quatti quatti e zitti ziti, gli israeliani continuano imperterriti ed impuniti a bombardare e a lanciare decine di missili su obiettivi principalmente iraniani (e dei loro alleati di Hezbollah) ma facendo a pezzi anche chi si trova nei paraggi senza che nessuno abbia qualcosa da ridire. Quando sul loro territorio arrivano i razzetti di Hamas o della Jihad palestinese ci mettono un nanosecondo a radere al suolo palazzi ed abitazioni di Gaza. Pare che anche qui i russi non solo non facciano la voce grossa contro quelli che dovrebbero essere considerati crimini internazionali, ma che tra Tel Aviv e Mosca ci sia un accordo e addirittura uno scambio di dati utili per raggiungere gli obiettivi.
Tornando un po’ più a sud, verso Douma, sembra che finalmente anche la stampa italiana si sia accorta che da un po’ di tempo circola una notizia che riguarda il famoso attacco chimico attribuito all’esercito governativo e che tanta indignazione aveva suscitato all’epoca; circa un anno e mezzo fa. Non solo indignazione, ma anche una serie di attacchi con una enorme quantita’ di missile che le forze occidentali avevano scatenato su Damasco e dintorni in risposta a questa indegna aggressione sui civili. Bene, poco dopo i fatti, l’OPAC l’agenzia internazionale che indaga sugli attacchi chimici, aveva effettuato un’accurata indagine per verificare se e come tale attacco fosse avvenuto. Il rapporto ufficiale emanato dall’organizzazione era piuttosto sibillino ma lasciava evidentemente trapelare che l’aggressione con bombe al cloro ci fosse effettivamente stata e realizzata con un bombardamento aereo (forse con un elicottero). In realtà, prima uno, poi un altro dei commissari hanno contestato il risultato ufficiale della relazione, dichiarando che tale rapporto ometteva molti particolari che dicevano chiaramente che quell’attacco non c’era affatto stato e che probabilmente si trattava di una montatura messa in opera dai cosiddetti ribelli. Tutto cio’ avveniva qualche mese fa, ma solo ieri la stampa mainstream (e in seguito ad un’ulteriore denuncia di un altro commissario) si e’ decisa a pubblicare la notizia. Tanto ormai, e’ passato un anno e mezzo e l’indignazione dimenticata.
C’e’ anche un altro teatro in cui la guerra continua e anche qui nel totale silenzio e disinteresse. Nella zona di Deir ez Zor, dove l’Eufrate entra in Iraq, gli Usa si sono schierati a difesa dei locali pozzi petroliferi (altro che andarsene). Non solo, ma boicottano qualsiasi tentativo da parte di Damasco, che nel frattempo ha spostato parte delle sue truppe proprio li’, di appropriarsi delle riserve energetiche (il petrolio insomma) che fino a prova contraria appartiene allo stato, bombardando regolarmente i battelli che cercano di attraversare il fiume con il loro carico diretto verso Homs dove ci sono i principali impianti di raffinazione.
Come si può vedere, l’interesse della stampa sara’ pure calato, ma se uno volesse proprio indagare un minimo si accorgerebbe che qui la guerra durerà ancora un po’. Con i migliori auguri a chi questa guerra continua a subirla.

docbrino