Siria: La faccia nascosta della guerra

Approfittando della pausa che bene o male il fattore Covid sta concedendo, cerchiamo di capire quali sono i vari effetti piu’ o meno latenti che la guerra produce e come le vicende collaterali alla guerra combattuta si intrecciano. Cominciamo da cio’ che si sta muovendo dalle parti di Damasco, dove il losco figuro di Assad pare abbia fiutato aria di cambiamento nei piani dei suoi alleati e comincia a muoversi coerentemente con cio’ che probabilmente percepisce. Il suo fino ad oggi principale alleato e compare, suo cugino Makhlouf probabilmente la persona piu’ ricca della Siria grazie alla sua appartenenza alla famiglia del rais, e’ accusato proprio dal suo cugino Assad di essersi intascato illegalmente parte del malloppo accumulato grazie alla proprieta’ della compagnia telefonica Syriatel. Fino a ieri un’ipotesi del genere sarebbe stata difficilmente immaginabile, ma se cio’ accade evidentemente qualcosa deve essere successo.
E’ probabile che cio’ sia dovuto alle recenti mosse di Mosca e delle rinnovate alleane tra russi e turchi rispetto agli equilibri che si stanno realizzando nella zona di Idlib. Pare che la regione potrebbe essere divisa per aree di interesse; una sotto il controllo russo ed una che dovrebbe fare maggiormente riferimento ai turchi. Non si tratta, sia chiaro, solo di questione di influenza, ma anche di faccende meramente piu’ pratiche. Avere il controllo di due tra le piu’ importanti arterie stradali siriane, significa potere continuare ad alimentare le entrate nelle casse non tanto dei due colossi, ma dei loro alleati. I principali attori dell’area sono i Qaediani di HTS, ex Jabhat al Nusra, di cui sarebbe piu’ conveniente (ma difficile senza prevedere un discrete bagno di sangue) sbarazzarsi, ma che si cerca di far rientrare nei ranghi dei piu’ controllabili principali alleati di Ankara, FSA NLF che raggruppano un ben piu’ ampio campionario di sigle con diversi concetti rispetto all’islam integrale, ma tutti d’accordo sull’applicare la legge della sharia.
Come si sono finora finanziati questi gruppi non e’ un segreto, a parte le consistenti donazioni internazionali dei loro partner esterni, tutti applicano tasse locali ad ogni tipo di business. Taglieggiamenti ai traffici commerciali che necessariamente devono transitare su quelle strade, ma non solo. Anche le auto erano (sono) sottoposte a questo tipo di tassazione tanto quanto le attivita’ commerciali del territorio. Rapimenti, estorsioni estemporanee ad altre amenita’ compongono il quadro completo delle risorse che vanno a riempire le casse (e a coprire le relative spese) di chi e’ in grado di tenere sotto scacco quelle aree. Per avere un’idea dell’importanza di questi traffici, basti sapere che le guerre intestine tra i vari gruppi islamisti, hanno provocato migliaia e migliaia di vittime, qualcuno dice 8/10.000 mujaheddin. E’ di ieri la notizia di violenti scontri nella zona di Tel Rifaat tra gruppi con ovvie divergenze, ma appartenenti alla variegate galassia sostenuta da Ankara. Le cronache riportano di molti morti in entrambe le parti.
Non sara’ facile convincere chi gestisce questi traffici a rinunciarvi o a doverli condividere con altri e dunque non e’ detto che la missione di far rientrare HTS sotto altri network possa andare a buon fine e non a caso Ankara sta rafforzando militarmente tutti i posti di controllo all’interno delle zone controllate dai suoi alleati e da HTS; mostrare i muscoli puo’ far capire a chi deve intendere che la migliore soluzione sarebbe forse un compromesso. Ma HTS e’ bene armato e puo’ contare su parecchie migliaia di combattenti a cui la morte non fa certo paura. Come non sara’ facile far digerire a Damasco che una bella fetta di territorio siriano non sara’ piu’ di fatto Siria, ma potrebbe fare la stessa fine della regione di Hatay che dal 1939 e’ diventata Turchia.
Forse per questo certe lotte intestine che sembrano essere fine a se’ stesse, probabilmente hanno una valenza diversa e qualcuno sta certamente pensando che Assad ha i giorni (probabilmente mesi) contati e che una nuova figura in grado di garantire i troppi interessi in gioco si debba trovare. Naturalmente le dinamiche di cui noi abbiamo al massimo la percezione sono talmente intricate da lasciare spazio a mille interpretazioni. Che siano in molti a desiderare che dopo 10 anni di massacri ci debba essere una fase di stabilizzazione, diviene naturale anche in funzione di quella che dovrebbe essere la fase successive e che aprirebbe le porte ad un grande business; la ricostruzione. E’ chiaro che sono in troppi ad avere idee di come (e da chi) questa fase dovrebbe essere gestita; unica certezza e’ che prima sara’ necessario rimuovere alcuni ostacoli, ovviamente.
Affari poco chiari non avvengono solo nell’occidente del paese, il nord est non ne e’ certo esente. A partire dalla gestione di uno dei beni primari della regione; il petrolio. La Siria non e’ certo tra I maggiori produttori di tale bene, ma per quanto limitato, questo commercio ha pur sempre un discreto valore. Lo sapevano bene i capoccia dell’Isis che si sono garantiti notevoli introiti quando il califfato occupava tutti o quasi i principali pozzi del sud est. Da li’ partivano infinite colonne di autocisterne che si dirigevano verso la Turchia, dove gente ben ammanicata con quell governo si occupava di far arrivare a destinazione l’oro nero garantendosi guadagni cospicui. Ora quel petrolio, tanto quanto quello derivante dai pozzi del nord est, segue direzioni diverse, ma finisce sempre in territorio turco attraverso vie non troppo trasparenti.
C’e’ un valico di cui si parla molto poco ma che invece ha una sua logica ed una sua importanza negli scambi commerciali tra le due parti; il confine di Al Waleed, che non e’ quello ben piu’ a sud che separa la Siria dall’Iraq, ma un’altro minore che collega invece il NES con il KRG. Sono molte le chiacchiere che secondo gente informata sostengono che soprattutto di notte, quando gli occhi diventano maggiormente discreti, il confine cominci ad agitarsi e la frequenza dei passaggi dei camion subisca un’impennata. Una volta in KRG, visto che il traffico commerciale tra questa regione e la Turchia e’ molto intenso, far passare anche cio’ che entra piu’ o meno legalmente, non rappresenta un eccessivo problema. Da queste parti trovare chi si presti senza creare preoccupazioni a giochetti del genere e’ abbastanza facile; se corruzione e mala gestione sono tra i principali difetti del governo centrale, in Kurdistan ci si difende altrettanto bene.
Un’altra cosa sono poi i confini “autorizzati” o meno e tutti sotto il controllo degli alleati di Ankara da dove entrano la maggior parte delle merci ed in barba a boicottaggi internazionali che teoricamente dovrebbero impedirli. Ovvio che anche da quelle parti tasse e balzelli vengono regolarmente applicati e finiscono nelle mani di molti che grazie a questa spartizione, superano divisioni e inimicizie nel nome del mercato e del reciproco interesse.
Insomma, la guerra e’ certamente un flagello per la maggior parte della gente che la subisce, ma non c’e’ dubbio che rappresenti un ottima occasione di affari per chi non guarda per il sottile e trova nella disperazione dei piu’, enormi soddisfazioni nel personale arricchimento. Basta, appunto, avere occhi sufficientemente discreti; per poi magari farsi belli davanti a qualche tv facendosi promotori di azioni di beneficenza che hanno un valore economico al massimo di qualche punto percentuale rispetto ai lauti guadagni realizzati.
Nel frattempo, oggi si celebra la fine del Ramadan, l’Eid el Fitr, la festa piu’ importante dell’Islam, un po’ come da noi il Natale. Ho provato a dare un’occhiata ai tre principali quotidiani italiani. Di questa notizia non ho trovato traccia; giusto per capire quale sia il livello di attenzione nel nostro paese in merito a quanto succede da queste parti. Desolante.

Docbrino