Sindacati: “brutta storia”

423Sono trascorsi 35 anni da quando, nel 1980 a Torino, ci fu la marcia “dei colletti bianchi” della Fiat. Oltre 40 mila impiegati del colosso automobilistico misero in atto una protesta destinata a creare un punto di rottura insanabile nella storia sindacale italiana. Una massa di lavoratori dell'industria più importante d'Italia, alzò la voce in quella che, al tempo, fu considerata a tutti gli effetti una rivoluzione borghese segnando una dura sconfitta per il sindacato operaio. Si erano da poco conclusi gli anni Settanta, anni di conquiste della lotta operaia, ma anche anni difficilissimi per il dialogo; la crisi energetica, il crollo delle vendite dell'auto, la politica dell'austerity, e i continui scioperi iniziarono a fomentare nella così detta maggioranza silenziosa dei lavoratori, una grave insofferenza. Lavorare diventava impossibile, i picchetti impedivano l'entrata in fabbrica, e in quella atmosfera di intimidazione tra gli stessi lavoratori di diversi livelli, trovò terreno fertile anche il terrorismo.
Dopo l'assassinio del dirigente d'azienda Carlo Ghiglieno, infatti, la Fiat reagì con il licenziamento di 61 operai, sospettati di appartenere alla lotta armata. I sindacati, naturalmente, si schierano con i licenziati ma nell''80, Umberto Agnelli annunciò ulteriori “tagli” e con l'avvento di Romiti al vertice aziendale, vennero annunciati 14.469 licenziamenti. La storia continua lunga e complessa, ma la marcia dei 40 mila “colletti bianchi” con in testa Luigi Arisio, fu un impatto simbolico sorprendente. Uomini in giacca e cravatta, in marcia silenziosa furono un evento che nessuno, sindacati e partiti compresi, avevano previsto, ma segnò una sconfitta della lotta operaia.
Chissà se quella marcia rappresentò il prodromo di quella malattia e degenerazione dell'istituzione sindacale che oggi sembra aver raggiunto l'acme?
Già, perché a soli 35 anni di distanza è inevitabile domandarsi: ma che funzione hanno i sindacati, oggi? A cosa e a chi servono?
E domandarsi questo, a proposito di un'associazione che è stata una delle conquiste più importanti rese possibili dalla democrazia, dovrebbe farci seriamente pensare anche sulla salute della democrazia stessa.
Quello che oggi vediamo, infatti, è una moltitudine di sindacati in lotta tra loro e incapaci ormai da anni di guardare al futuro, burocratizzati e senza l'intelligenza per “rifondarsi”. Istituzioni spesso aliene rispetto alla realtà, incapaci di comprenderla e impegnate a far valere diritti di pochi a scapito dei tanti. E in questo senso l'accusa più grave che si può muovere ai sindacati oggi, è di non essersi mai occupati delle fasce deboli, dei più giovani, preferendo tutelare le categorie giurassiche e più influenti. E allontanandosi sempre più dalle urgenti necessità della gente, nessuna battaglia sta facendo a favore degli inoccupati, o di quella massa di ragazzi sfruttati che temono di alzare la voce aderendo a un movimento che li tuteli, perché troppo spesso minacciati dalle aziende di perdere il misero e malpagato incarico. stagista-sfruttato
E allora, a cosa serve un sindacato così? A cosa serve “non fare politica” diventando via via un ramo secco incapace di contrastare le logiche deviate che oggi peggiorino sempre più lo stato sociale?
In 35 anni il mondo è cambiato profondamente, si è globalizzato, e lo sfruttamento sistematico dei lavoratori e dell’ambiente ha assunto proporzioni abnormi. Paghe da fame, minacce, ricatti e diritti calpestati: questa è la logica imperante. Di terreno fertile per le lotte sindacali, dunque, ce ne sarebbe ancora, eccome. Inoltre, in questo momento di profonda crisi, anche individuale, potersi unire in una lotta con nuovi obiettivi e prospettive, anche legati alla sostenibilità dell'ambiente, aiuterebbe a superare il senso di isolamento e insicurezza che sta attanagliando la psiche di tutti.
Sad-doctorMa dopo aver riconosciuto i torti dei sindacati, ci domandiamo quanto incida la “non responsabilità” degli stessi lavoratori. Di coloro che cedono ai ricatti e “lasciano fare” a spese loro e del futuro dei loro figli.
Forse quello che oggi manca è un nuovo strabiliante corteo. Un corteo globale di cittadini globali che chiedono a gran voce di riprendere in mano la difesa dei diritti dei lavoratori e dei non lavoratori; che chiede un sindacato internazionale che si ponga anche quale baluardo a difesa della fin troppo esausta democrazia. I sindacati sono stati una conquista.
Folle e deleterio arrendersi a questa modernità scriteriata. Poiché è proprio questa resa che ci sta invalidando il futuro.