Simoncini direttore scientifico del Centro Studi Sogeea: Venezia, città violentata dalla logica del profitto

«Gli elementi naturali, ancora una volta, si sono assunti il compito di sbatterci in faccia l’inettitudine e la sconsideratezza con cui nel nostro Paese si gestisce buona parte delle politiche urbanistiche e ambientali. Il fatto che stavolta sia toccato a Venezia fa sì che l’impatto visivo ed emotivo sia ancora più devastante, ma la realtà italiana è costellata di episodi che quotidianamente mettono a nudo una disarmante fragilità territoriale, edilizia e infrastrutturale. Sappiamo governare le emergenze e rimboccarci le maniche quando accade il peggio, ma ci manca totalmente la cultura della prevenzione e della programmazione a medio-lungo termine. Venezia può essere considerato un caso di scuola». Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, urbanista e direttore scientifico del Centro Studi Sogeea.

«Il fatto che una città sia tra le maggiori attrazioni turistiche del pianeta non può avere come effetto l’abbandono del buon senso in favore della logica del profitto: in questo le colpe degli amministratori pubblici vanno condivise con quelle dei cittadini, che non si sono mobilitati sufficientemente per paura di contenere l’afflusso dei visitatori. Senza pensare che se le bellezze e le suggestioni di un determinato luogo non vengono preservate, c’è il serio rischio di mettere a repentaglio per sempre la sua attrattiva agli occhi del mondo.

Venezia nell’ultimo decennio si è trasformata in una sorta di albergo diffuso di quarta categoria, deturpata da enormi navi da crociera che solcano la laguna e assediata da turisti privi della necessaria sensibilità per apprezzarne davvero bellezza e fragilità. Mortificare il patrimonio artistico, culturale e sociale di una città significa anche ridimensionare o addirittura pregiudicare per sempre la sua capacità di generare quell’indotto economico-finanziario che si era cercato di privilegiare. Un doppio effetto negativo dalle conseguenze devastanti».