Scoppia il bubbone Mediocredito: che fosse la banca al servizio di soliti noti decotti, era il segreto di Pulcinella

Chissà perchè non proviamo meraviglia nel sapere che la Guardia di finanza ha eseguito un'ispezione nella sede di Udine di Mediocredito, in via Aquileia, così come non proveremo meraviglia in futuro, quando l'intero iter giudiziaria, sempre che si avvii sarà finito nello scoprire che gli eventuali imputati finiscono assolti o al massimo con pene lievi in primo grado che diventeranno sempre più ridotte nei vari gradi di giudizio successivi fino ad estinguersi del tutto magari con una bella prescrizione. Non abbiamo la sfera di cristallo, non serve, basta l'esperienza di tanti anni di cronaca che ci fa anche sospettare che il bubbone, che si conosceva da tempo sia scoppiato giusto giusto per intorpidire le acque della fase pre-elettorale per le regionali. Comunque, dato che l'unica “pena” che si può sperare venga comminata ad alcuni soggetti è il pubblico ludibrio, racconteremo oggi ed in futuro i fatti. In realtà anche oggi il dito può essere puntato, se non dal punto di vista giudiziario, almeno da quello morale contro chi doveva vigilare e non l'ha fatto o non l'ha fatto a sufficienza, a Trieste come a Roma. Ma veniamo ai fatti, sono stati posti sotto sequestro materiali informatici e anche documentazione cartacea relativa a movimenti di denaro degli ultimi otto anni soprattutto per la concessione di prestiti e mutui ad una cinquantina di aziende decotte in partenza alle quali neppure un usuraio avrebbe dato un soldo ma che invece potevano contare di amicizie altolocate. Almeno questo pare essere il sospetto degli inquirenti. Tutto sarebbe scaturito da una delle ispezioni della sede udinese dell’istituto di credito regionale, che come è noto già in passato era stata già oggetto di controlli da parte di Bankitalia. La Procura della Repubblica di Udine, che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti, procede per le ipotesi di reato di mendacio bancario e di bancarotta. La novità odierna è invece tutta politica, con una doppia nota ufficiale della Regione, a distanza di poche ore una dall'altra, che dimostra preoccupazione. Nella prima l'assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni mette le mani avanti: "Deve essere chiaro che la Regione, come proprietaria di maggioranza della Banca, è vittima - al pari dello stesso Istituto - di condotte di reato quali quelle ipotizzate e che, ove tali condotte risultassero accertate e individuati i relativi responsabili, agirebbe a propria tutela in tutte le sedi giudiziarie competenti". "Va ricordato, prosegue Peroni, che il periodo maggiormente segnato dal fenomeno dei crediti deteriorati, poi classificati dalla Banca a sofferenza, emerge soprattutto tra il 2001 e il 2007, con un picco massimo tra il 2005 e il 2008. Ciò è stato già da tempo reso noto dall'azienda in numerose audizioni in Consiglio regionale; e proprio durante l'ultima audizione, resa dall'allora presidente Compagno, fu comunicato che l'Istituto aveva ritenuto di avviare azioni di tutela legale, a fini di risarcimento del danno subito da Mediocredito". "Per quanto concerne l'azione dell'attuale Governo regionale, è ormai ampiamente documentato che la Banca che ci siamo trovati a gestire nel 2013 aveva già 'in pancia' tutti i germi patogeni che si sono suggestivamente sprigionati con virulenza". Insomma secondo Peroni è tutta colpe delle gestioni precedenti, in realtà il Centrosinistra non può certo tirarsi fuori dato che prendendo il periodo di tempo segnalato essere di più sotto la lente viene fuori il nome di Riccardo Illy. Se infatti prendiamo alla lettera la dichiarazione di Perone quando lui parla di “picco massimo” tra il 2005 e il 2008. Insomma è evidente che il centrosinistra non può di certo tirarsi fuori dalle responsabilità, siamo in piena giunta Illy con assessore o assessora (se preferite la cacofonia) alle finanze Michela Del Piero, oggi Ad della Banca di Cividale nel cui Cda siede anche Riccardo Illy.
Fin qui la prima nota, ma poi la parziale correzione: "Da quanto si apprende dalla Banca - ha spiegato Peroni - si tratta infatti di pratiche comprese in un arco temporale tra il 1997 e il 2013: operazioni, dunque, in nessun modo attribuibili agli amministratori designati dall'attuale Esecutivo regionale. Va infatti ricordato che l'ex presidente Compagno s'insediò al vertice dell'Istituto solo nel febbraio 2014 e che la residua compagine degli organi di governo fu nominata dall'assemblea dei soci il 29 aprile 2014". Insomma entrerebbero in gioco anche le giunte Cruder (fino al 1998) PPI -PDS -FdV -SI - PRI -RI e Antonione fino al 2001 FI -AN -CCD -UF , poi la prima giunta di centrodestra Renzo Tondo (LN -AN -FI -CCD) dal 15 giugno 2001 al 14 giugno 2003 e la Giunta di centrosinistra Riccardo Illy (Ind. -DS -DL -PRC) dal 14 giugno 2003 al 18 aprile 2008, poi di nuovo Tondo, con il suo secondo governo fino al 2013 FI -AN -LN- UdC -Ind . "Rivendichiamo di aver tempestivamente messo mano a tutte le terapie del caso, in sintonia con i principali soci della Banca e in piena coerenza con le indicazioni dateci dall'Autorità di Vigilanza. Dunque: pulizia della Banca dalle sofferenze, aumento di capitale e ricerca di una partnership industriale capace di portare Mediocredito al passo con l'evoluzione del mercato". "Questo difficile percorso di risanamento, dopo le operazioni straordinarie della scorsa estate (cessione al mercato delle sofferenze e correlato aumento di capitale) dice ancora Perone, è quasi ultimato e i cittadini di questa Regione devono essere certi che le risorse impiegate a tal fine sono state spese a salvaguardia di un interesse collettivo. Scelte diverse avrebbero comportato perdite maggiori". Questo in sostanza il commento di Perone. Tutto vero probabilmente, se parliamo di responsabilità di natura giudiziaria che come è noto sono personali, ma non tali sono quelle politiche e finanziarie. Poco importa se si è operato il risanamento ora per allora chiudendo la stalla a bui scappati. Anziché cercare di mettere una pezza coprente sulle possibili malefatte del passato, si doveva agire con energia chiedendo l'intervento della magistratura. E' un fatto strano che si ripete, tanto feroci contro gli avversari quando si è all'opposizione e poi accondiscendenti nel coprire le malefatte del passato, si parli di banche, appalti autostradali o energetici. Non è amore per le istituzioni o la volontà di non bloccare opere indispensabili, come qualcuno talvolta ha detto, ma diventa collusione forse in una logica di subentro o più facilmente in quella di “spirito di corpo” perchè cane non mangi cane.

Va invece detto con forza che la storia delle scelte fatte dalle forze politiche e dai loro dirigenti non si può cancellare con un colpo di spugna ad ogni necessità, ritirandola fuori quando fa comodo e nascondendola quando lesiva. Per questo a parlare oggi non dovrebbero essere solo assessori regionali o governatori vecchi e nuovi, ma direttamente i partiti che non potevano non sapere quale andazzo ci fosse in Mediocredito. Il vero problema è che l'andazzo non era determinato dai lacchè interni all'istituto, più o meno di alto grado, ma da chi dava indirizzo e controllo e che magari ha fatto qualche telefonata di troppo per sbloccare pratiche amiche. Quasi risibile è poi la dichiarazione finale di Perone: "In ogni caso la Regione ha piena fiducia nell'azione della magistratura e collaborerà all'accertamento dei fatti in tutte le forme possibili" e ci mancherebbe altro, aggiungiamo noi.