Rosatellum 2.0, il Pd chiede il voto di fiducia: per M5S è atto eversivo e anche Mdp parla di attacco alla democrazia

Va di nuovo in scena la farsa parlamentare sulla legge elettorale, farsa perchè per l'ennesima volta verrà utilizzato lo strumento della “fiducia” per far passare un testo che nel votosegreto potrebbe trovare più di un inciampo, torna di nuovo infatti in aula parlamentare, a 4 mesi dall'incidente sull'emendamento Micaela Biancofiore, che fece saltare l'accordo tra Pd-Fi-Lega e M5S. Si tratta di un restyling del Rosatellum che scimmiottando il linguaggio dell'informatica viene ribattezzato con un 2.0 che per alcuni è anche il voto che merita. I circa 200 emendamenti e il fantasma dei circa 80 voti segreti, potrebbero riazzerare di nuovo l'iter delle regole del voto, peccato che questo fantasma si chiami democrazia un fantasma che evidentemente fa molta paura ai manovratori.
Insomma motivo della decisione di non lasciare al libero dibattito e voto la norma è che potrebbe di nuovo cadere sotto i colpi dei franchi tiratori. Il Pd quindi dopo la riunione di maggioranza spinge sul governo per blindare il testo facendo gridare allo scandalo, non solo il M5s che parla di "Atto eversivo” e chiede l'intervento del Presidente Mattarella, ma anche di Speranza di Art.1 Mdp che parla di "Attacco alla democrazia". Ma detto fatto ecco che il governo annuncia la fiducia sugli art.1, 2 e 3 del Rosatellum. La richiesta è stata accolta dai fischi e dalle proteste delle opposizioni. M5S annuncia dura battaglia contro una "legge truffa". A chiedere la fiducia, a nome del governo, è stata la ministra ai Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. La presidente della Camera Laura Boldrini di conseguenza ha convocato la conferenza dei capigruppo per ridefinire il calendario d'aula sulla riforma elettorale. Stamattina il via libera del Consiglio dei Ministri è durato poco più di mezz'ora dopo la richiesta fatta dal Pd . "Il Consiglio dei ministri ha deliberato il proprio assenso a porre la questione di fiducia, qualora risulti necessario, con riferimento al testo unificato delle proposte di legge n. 2352 e abbinate A/R, recante "Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali". La richiesta come accennato in apertura, era arrivata in tarda mattinata dal capogruppo alla Camera del Pd, Ettore Rosato: "Ho telefonato al premier riferendo che la valutazione della maggioranza sarebbe che è opportuna la fiducia, perchè il testo è frutto di un faticoso equilibrio tra maggioranza e opposizione e sottoporlo ai voti segreti metterebbe in difficoltà il complesso del testo" ha poi detto in aula. Parole che hanno provocato una nuova, dura reazione del M5S, che da giorni parla di legge elettorale 'incostituzionale', in quanto riaprendo la porta alle coalizioni, danneggia quelle forze politiche non coalizzabili, appunto come il 'Movimento'. Conseguenziale l'appello di Di Maio alla mobilitazione popolare contro quella che ha definito "legge truffa". Luigi Di Maio ha quindi lanciato un appello dai toni drammatici per una mobilitazione popolare contro la decisione del Governo di porre la fiducia sulla legge elettorale. Il videomessaggio del candidato premier del Movimento 5 stelle è stato pubblicato sulla sua pagina Facebook e sul blog Beppegrillo.it. "Ci siamo! Per anni - ha detto - ci avete detto: 'convocateci in piazza e verremo'. E' arrivato il momento, ragazzi! Abbiamo sempre rispettato questa vostra disponibilità senza mai abusarne, ma adesso abbiamo bisogno di voi, di tutti. Lo dico anche a chi non vota Movimento 5 stelle. Siamo in piena emergenza democratica". Dopo la riunione di stamattina del gruppo parlamentare, i 'grillini' avevano già annunciato due manifestazioni di protesta in piazza, una domani pomeriggio e un'altra giovedi' pomeriggio, davanti a Montecitorio. Tra le idee sul tavolo c'è anche quella di protestare contro il Rosatellum bis anche davanti a Palazzo Madama, quando e se la legge arrivasse al Senato per la seconda lettura. Contrari non solo i 'grillini' ma anche le altre forze dell'opposizione sono molto critiche sulla possibilità di mettere la fiducia sul Rosatellum bis, tanto che il coordinatore nazionale di Articolo Uno - Mdp Roberto Speranza, definisce la mossa "a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere oltre i limiti della democrazia". Ed aggiunge: "Qui si sta scherzando col fuoco. Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranita' al Parlamento. Non voglio credere che sia vero", conclude Speranza. Mdp avverte: premier non metta fiducia o votiamo no. Sulla stessa lunghezza d'onda il deputato e segretario di 'Possibile', Pippo Civati: ''La fiducia che si dice il governo porrà sul Rosatellum è una vergogna, un atto indegno. Per la seconda volta nella legislatura un governo vuole blindare una legge elettorale, vietando il dibattito in Parlamento''. E ancora: ''Gentiloni con il Rosatellum - aggiunge - è pronto a fare come Renzi con l'Italicum: mettere la fiducia su una legge elettorale con evidenti profili di incostituzionalità''. Contro la fiducia anche Sinistra Italiana: "Prima fanno i patti e poi sono costretti a mettere la fiducia perché non si fidano tra loro. Se il governo accettasse di mettere la fiducia come chiede il Capogruppo del Pd sarebbe una cosa gravissima che impedisce al Parlamento di modificare una pessima legge elettorale fatta di nominati e liste bloccate - dice afferma Giulio Marcon capogruppo di Sinistra Italiana-Possibile a Montecitorio - Un atto di sfiducia verso i deputati del Pd e un modo per impedire la libertà del Parlamento su un tema fondamentale della democrazia. Sinistra Italiana è contro una legge truffaldina e incostituzionale. Un imbroglio a danno dei cittadini". Lega e Forza Italia chiariscono la loro posizione: votiamo il Rosatellum, non la fiducia al Governo, mentre la Lega afferma: 'Capiamo motivazioni richiesta, però voteremo la legge ma non la fiducia, poi iter veloce Senato e elezioni'.

Il Rosatellum 2.0 è di fatto un Mattarellum riveduto e corretto che introduce una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio è affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Il voto si esprime tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta ed è così valido sia per la lista sia per il candidato dell’uninominale. Qualora si tracci un segno solo sul candidato del collegio uninominale il voto è valido anche per la lista, e nel caso di più liste sarà ripartito tra tutte quelle presenti in proporzione ai voti ottenuti nel collegio. Il voto è unico e non è consentito il voto disgiunto. Non sarà possibile — per fare un esempio — scegliere un candidato del collegio uninominale del M5S e un candidato del Pd in quello plurinominale.
Si introducono così dei premi di coalizione che risultano indigesti per le forze che si presenteranno in maniera identitaria come M5s e la nascente formazione a sinistra. Del resto l'elemento di colazione si palesa ancora di più con le pluricandidature che salgono da 3 a 5. Ci si potrà dunque candidare in un collegio uninominale e in cinque plurinonimali (listino proporzionale), questo comporta che il voto sarà trascinato dai leader e a cascata, quando questi opteranno per un collegio, saranno eletti i candidati nelle posizioni subito successive. Un meccanismo che secondo gli alchimisti dell’ufficio legislativo della Camera, «aiuterà i piccoli partiti a blindare le fila parlamentare e impedirà agli elettori di conoscere chi verrà eletto».
La soglia di sbarramento è al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni a livello nazionale sia alla Camera che al Senato.
Nel calcolo della soglia per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1 per cento. Sono le cosidette «liste civetta», che un emendamento di Forza Italia voleva «resuscitare»: è stato ritirato dallo stesso partito.
Sono state introdotte anche due norme sulla raccolta firme per la presentazione delle liste, la prima, già ribattezzata «Salva Mdp», estende l’esenzione della raccolta firme ai partiti che hanno un gruppo parlamentare e che si sono formati prima del 15 aprile 2017 (il testo base fissava la data al primo gennaio, tenendo così fuori Mdp). Un’altra modifica, che vale solo per le prossime elezioni servirà ad aiutare ad esempio Direzione Italia di Raffaele Fitto. In sostanza si dimezza a 750 il numero delle firme per partiti di nuova formazione o per chi non ha un gruppo in Parlamento. Sarà inoltre possibile, pure in questo caso solo per le prossime elezioni, l’autentica delle firme per la presentazione delle liste da parte di avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione.