Riforma forense, secondo il M5S viene “svilita la dignità professionale”

“I giovani avvocati sono sempre più salassati. Il regolamento per rimanere iscritti all’albo impone 8 regole, tutte basate su criteri economici. La Commissione valuti se l’Italia non stia violando il divieto di discriminazione fondata sul patrimonio statuito dall'art. 21 della Carte dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, in attesa della risposta alla prima interrogazione sulla riforma della cassa forense, torna ad incalzare l’esecutivo europeo, rilanciando con un’altra denuncia. “Ho presentato una nuova interrogazione – spiega Corrao - in cui ho sollevato le mie perplessità e critiche concernenti il regolamento sulla continuità professionale approvato dal Ministero della Giustizia in data 05/02/2015, in attuazione dell'art. 21 comma 1 della legge forense. Ai sensi dell'art 2 comma 2 di tale nuovo regolamento, per rimanere iscritto all'Albo, l'avvocato deve dimostrare la congiunta sussistenza di 8 requisiti tra cui quello di aver corrisposto i contributi annuali dovuti alla Cassa di Previdenza Forense e i contributi dovuti al Consiglio dell’Ordine, di avere l'uso di locali destinati allo svolgimento professionale e di aver acquistato una polizza assicurativa a copertura della responsabilità civile: condizioni di natura esclusivamente economica, in palese violazione non solo del principio di uguaglianza previsto dalla nostra Costituzione, ma anche del divieto di discriminazione fondata sul patrimonio statuito dall'art. 21 della Carte dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. Secondo questa normativa, l'operato dell'avvocato, ogni tre anni, sarà sottoposto al controllo del Consiglio dell'Ordine Circondariale, che dovrà valuterà la sussistenza di tutti gli otto requisiti. Se uno di questi non viene rispettato, l'avvocato verrà cancellato dall'Albo: sanzione davvero abnorme. Quasi tutti i requisiti presuppongono un esborso monetario da parte dell'avvocato. Senza considerare i contributi dovuti alla Cassa di Previdenza Forense e quelle al Consiglio dell'Ordine (che più esborso monetario di così non si può...), si nota subito che la disponibilità di locali presuppone contratti di locazione o proprietà; la p.e.c è a pagamento; gli aggiornamenti professionali sono quasi tutti a pagamento; la polizza assicurativa è un’ulteriore spesa. Non si fa che confermare la linea già emersa con l'introduzione dell'obbligo d'iscrizione obbligatoria alla Cassa Forense per tutti gli avvocati: creare una categoria, o meglio, una casta professionale a cui hanno accesso solo le persone privilegiate da un punto di vista economico, con totale mortificazione dell'intelletto e delle capacità professionali. L'avvocato per poter stare sul mercato intanto deve pagare e anche molto. Solo dopo aver dimostrato una certa capacità patrimoniale, potrà avere la possibilità di affermarsi come professionista. La situazione di declino in cui versa oggi l'avvocatura italiana è il frutto marcio di una politica forense perversa ed antidemocratica. Basti pensare alla bassissima percentuale di iscritti all'albo a cui è stato consentito di partecipare alle elezioni degli attuali vertici del CNF e di Cassa Forense”.