Riforma delle pensioni: l’esecutivo ringrazia e accantona la proposta di Boeri

In pensione anticipata con correzione attuariale sull’assegno a 63 anni e 7 mesi di età, 20 anni di contributi e avendo maturato un importo minimo di 1.500 euro. L’introduzione di un reddito minimo per gli over 55enni rimasti senza impiego. Il ricalcolo per tutte le pensioni retributive con reddito pensionistico superiore a 3.500 euro e ricalcolo anche per i vitalizi. E, ancora, interventi di semplificazione per le contribuzioni aggiuntive e di unificazione delle prestazioni. Con, infine, uno stop ai vantaggi riconosciuti alle contribuzioni dei dirigenti sindacali.

Questa, in sintesi, la celebre e “ultima riforma” delle pensioni firmata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, una proposta dove gli spunti interessanti non mancano, sia dal punto di vista sociale (reddito minimo) che di equità (taglio delle pensioni più alte), ma l'esecutivo ringrazia Boeri per lo sforzo fatto e, con disinvoltura, prende la pratica e la... insabbia, commentando in sostanza: "Bella, ma attualmente non realizzabile".

Secondo il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, infatti: "La proposta ha degli elementi interessanti, che abbiamo analizzato oggi, e un contenuto dal punto di vista della sua sostenibilità sociale, e dall'altra parte della sua sostenibilità economica, che non sono dal nostro punto di vista compatibili e coerenti con le scelte che stiamo facendo in questo momento». Questa, dunque, la posizione critica, da parte del governo, sulle proposte in tema di pensioni avanzate dal presidente dell'Inps, Tito Boeri.

Nulla di fatto, dunque, le pensioni d'oro non si toccano, gli ultra 55 enni devono continuare ad arrangiarsi...