Riforma della Pubblica Amministrazione: molte “luci” ma resta l’ombra dell’effettiva attuazione

Via libera definitivo ieri al disegno di legge di riforma della Pubblica Amministrazione. L’Aula del Senato ha infatti approvato la delega sulla Pubblica amministrazione con 145 voti a favore. I contrari sono invece stati 97 e nessun astenuto. Venduto come una grande riforma compiuta nel solco dei tweet renziani “lavoltabuona”, è in realtà una mezza verità. Si tratta infatti di una legge delega e la storia del Paese è piena di incompiute con decreti attuativi che mai vennero alla luce. Insomma si è dato mandato al governo di scrivere le norme per decreto all'interno di “titoli” più o meno identificati nella loro reale efficacia. Per farlo avrà un anno e mezzo, e siccome come è noto il “diavolo” si annida nei particolari, il fatto di dare a Matteo Renzi, ai sui ministri e agli interessi che vengono rappresentati dal questa maggioranza, un potere extraparlamentare non lascia del tutto tranquilli. Detto questo però è innegabile che degli elementi di novità anche se per ora solo per “titoli” vi sono.
Un tutto dovarnno travare attuazione 15 deleghe a cui seguiranno altrettanti, e forse più, provvedimenti: si va dalla razionalizzazione delle partecipate pubbliche al riordino della dirigenza della Pubblica amministrazione, dalla digitalizzazione dei servizi al processo contabile, dal taglio delle prefetture a quello delle camere di commercio alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato che dovrebbe confluire in tutto o in parte in un’altra forza di polizia.
Fra i dati innegabimìlmemnte positivi alcune misure che si possono definire auto-applicative. Vi è ad esempio la definizione di un meccanismo per il silenzio assenso tra amministrazioni con tempi certi, per cui dopo 30 giorni, massimo 90, in caso di mancata risposta, si intende ottenuto il via libera. Risultano di immediata attuazione anche i limiti all’autotutela, per cui si mettono dei paletti ai poteri dello Stato di intervenire a sua difesa. Anche per le deleghe il governo ha fatto subito sapere di avere quasi tutto pronto e di voler procedere in tempi brevi, infatti dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento Renzi punta a presentare il primo pacchetto di decreti attuativi già al primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva.
Ma vediamo in breve sintesi alcune dei più importanti titolo di indirezzi nel quale inm Govrno dovrà muoversi. Sul fronte della trasparenza amministrativa , i cittadini avranno d’ora in poi maggiore libero accesso ai documenti e ai dati della Pa, sarà da vincere la ritrosia dei pubblici dipendenti che, siamo certi, porranno ostacoli tecnici insormontabili a chi vorrà mettere il naso in atti e carte. Basterà ad esempio non fornire alcun aiuto nella ricerca di documenti con un bell'arrangiati (come ben sanno i giornalisti che fanno inchieste) per rendere inattuabile questo provvedimento. Viene introdotta la “carta della cittadinanza digitale”, gestita da un dirigente ad hoc oggetto non ancora del tutto chiaro. Le cosiddette micro-bollette, come sanzioni amministrative d bassa entità o diritti di segreteria ecc. ecc. si potranno pagare anche con il credito telefonico.
Più interessante invece la delega che prevede che per i dipendenti pubblici, in caso di azione disciplinare, scatta l’obbligo di portare a termine la pratica. Basta anche agli incarichi a dirigenti che possano essere ricoperti senza preoccupazione di rimozione, fine insomma della inamobilità Viene infatti introdotto il criterio della valutazione. Se questa è negativa, due le possibilità: o lasciare l’amministrazione dello Stato, o accettare di passare da un incarico di dirigente a quello di funzionario, insomma una retrocessione. Inoltre viene introdotta la revoca o il divieto dell’incarico in settori esposti al rischio corruzione, quando c’è una condanna (anche non definitiva) da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. Questo capitolo è ovviamente molto delicato ma è il provvedimento di maggiore “qualità” fra quelli proposti. Se attuato correttamente potrebbe davvero dare una “smossa” alla Pubblica Amministrazione congelata dal fatto che ogni progressione di carriera era svincolata dai risultati con i paradossi, ad esempio, di incentivi dati perfino in presenza di gestione indecente degli uffici.
Per entrare nella Pa da oggi servirà sempre vincere un concorso pubblico, ma viene abolito il requisito del voto minimo di laurea per parteciparvi, questo in considerazione della scarsa omogeneità del sistema universitario e formativo nel Paese, con alcuni istituti ed atenei particolarmente generosi nei voti ed altri estremamente rigidi ed avari.
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Viene modificato, come accennato in apertura l’istituto del silenzio-assenso che scatterà in mancanza di risposta oltre scadenze predeterminate. In particolare, le amministrazioni che si occupano di tutela ambientale, di beni culturali e di salute pubblica avranno 90 giorni di tempo per rispondere alle istanze presentate da cittadini e imprese.
Via libera, inoltre, al trasferimento di funzioni svolte dal Pra alla Motorizzazione civile (ministero Infrastrutture) con il risultato che gli automobilisti avranno un solo documento per l'auto omnicompensivo dei dati del veicolo e di quelli della proprietà dello stesso.
Sempre sul fronte delle semplificazioni, si prevede: la soppressione del corpo Forestale (dovrebbe essere assorbito nei Carabinieri, mentre la parte che si occupa di antincendio sarà accorpata ai Vigili del fuoco. Prevista anche la liquidazione delle società partecipate in rosso (la maggioranza quindi) , la riduzione delle camere di commercio (da 105 a 60) e delle prefetture. Interventi anche sulle Authority come la soppressione degli uffici che si sovrappongono ad analoghe strutture ministeriali. Verranno inoltre rafforzati i poteri di coordinamento di Palazzo Chigi sui ministeri.
Infine unificazioni dei numeri di emergenza, addio al 118 per chiamare un’ambulanza e al 113 per la Polizia. Basterà digitare il 112, il nuovo numero unico per le emergenze, per chiedere aiuto in ogni circostanza come avviene nel resto d'Europa.