Riforma del Senato: al macero i 72 milioni di emendamenti di Calderoli, ne restano comunque 380mila

Le riforme costituzionali, che da settimane sta impegnando il Senato continuano a tenere banco. In particolare il dibattito sul DDL Boschi è sempre molto acceso. Nelle scorse settimane il senatore Calderoli aveva depositato l’abnorme numero di 72 milioni di emendamenti con loscopo di bloccare i lavori dell'aula. Ora questa mole di fotocopie che è quasi sicuramente stata realizzata a spese del contribuente è stata bocciata in blocco dalla presidenza.
“Non si può bloccare il Senato“, ha spiegato il Presidente del Senato, Pietro Grasso, eliminando così definitivamente il tentativo estremo di ostruzionismo portato avanti dalla Lega Nord. Il problema però è che restano comunque più di 380 mila emendamenti oltre a 3.500 presentati per iscritto depositati e analizzati in Commissione Affari Costituzionali, presieduta da Anna Finocchiaro, e che in alcun modo possono essere depennati d'ufficio. La decisione dell'azzeramnto degli emendamnti di Caderoli ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini: “Il presidente Grasso si dovrebbe vergognare per il suo atteggiamento nei confronti di una discussione importante come quella della riforma della Costituzione. Evidentemente per certa gente cambiare il Senato e la Costituzione è come bersi un caffè la mattina. Non ci spaventano né lui né Renzi”.
Sull’ammissibilità degli emendamenti si incentrano molte incertezze sull’avanzare dell’iter legislativo, dato che il Presidente non ha ancora sciolto il nodo su quali emendamenti ( di quelli superstiti alla sforbiciata) siano ammissibili e quali no, creando parecchi dubbi, in particolare, sull’art. 2 della riforma che introduce la non eleggibilità per i senatori. “La dichiarazione di ammissibilità degli emendamenti che restano sarà fatta articolo per articolo” ha spiegato Grasso.
Vista la mole del lavoro d'analisi ci vorrà ancora qualche settimana, quindi, al Senato per analizzare tutte le proposte di modifica e saranno settimane di alta la tensione tra Grasso e Renzi dato che quest'ultimo puntava a completare la sua Road Map ottenendo il sì definitivo dal Senato entro il 13 ottobre. Se si supera tale data, infatti, l’esame del DDL dovrà necessariamente slittare per dar spazio alla Finanziaria, che occuperà il Senato per i seguenti 15 giorni, facendo, di conseguenza, saltare anche la possibilità di tenere il referendum confermativo della riforma costituzionale per la Primavera del 2016. Dagli Usa dove si trova, comunque, Renzi si dice fiducioso. Sperando che venga rispettata la Road Map, il premier è sicuro che la riforma passi, anche con un’eventuale defaillance dei senatori di Forza Italia. “Sia che Berlusconi decida di votare la riforma sia che decida di non votarla per me non cambia nulla. Il governo ha una buona maggioranza” ha spiegato il premier a Bloomberg TV, spiegando come “Berlusconi all’inizio ha deciso di sostenere la riforma perché tagliava i costi del Parlamento e semplificava il processo legislativo, poi ha cambiato idea“.