Regioni a statuto speciale: con vittoria del si sarà un mega-pasticcio costituzionale

Di Fabio Folisi—————————————————————————————————————————————————–

Mettiamo ordine nella vicenda della incompatibilità della carica di Senatore con quella di Consigliere nelle Regioni a statuto speciale.
Diciamo che la “scoperta” della questione, attribuita strumentalmente da molta stampa a Roberto Calderoli, probabilmente nell’intento di sminuirne la portata e credibilità, è invece stata fatta in Sicilia da un comitato per il No ed era relativa allo St atuto di quella Regione. Dalla diffusione di quella notizia, in molti, noi compresi, si sono incuriositi e attivati per capire se il problema fosse relativo solo alle peculiarità siciliane o fosse presente anche in altre Regioni a statuto speciale. Il controllo è stato tutto sommato semplice, leggere lo statuto della propria Regione. Così si è visto, che pur con formulazioni lievemente diverse, la questione valeva per tutte le “speciali”. Calderoli ovviamente ha voluto intestarsi la scoperta suscitando l’immediata reazione del Pd che affannosamente ha cercato di metterci una pezza mediatica. Peccato che la risposta del partito di Renzi confermi la realtà dei fatti e soprattutto la verità che la riforma Boschi è tutt’altro che perfetta.
Dice infatti la senatrice Anna Finocchiaro presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama: “A legislazione vigente l’incompatibilità tra le funzioni di consigliere regionale e quella di parlamentare è prevista anche per le Regioni a Statuto ordinario, non solo per quelle a Statuto speciale. Il Senato infatti non è, nella previsione attuale, organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali come previsto invece dalla riforma e dunque non è composto da consiglieri regionali e sindaci. Se la riforma costituzionale entrerà in vigore l’incompatibilità verrà ‘spazzata via’ per i consiglieri delle Regioni a Statuto ordinario (visto che è prevista da legge ordinaria), mentre per quelli delle Regioni a Statuto speciale, per le quali l’incompatibilità è prevista dagli Statuti speciali (fonti di rango costituzionale), occorrerà una modifica degli Statuti, che avverrà con legge costituzionale su intesa con le Regioni interessate”. Insomma si conferma che il problema per le speciali “esiste” e che sarà necessario provvedere alle modifiche statutarie con i complessi passaggi costituzionali. Questo ovviamente allungherà i tempi perchè, come ammesso dalla stessa Finocchiaro, l’articolo 39 della riforma prevede la possibiltà dell’adeguamento statutario ma non può imporlo: recita infatti il comma dell’articolo 39 della riforma Boschi sull questione: “Le disposizioni di cui al capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”. E se in qualche modo è vero, come afferma la Finocchiaro che pare improbabile che il Friuli o la Sicilia rinuncino a sedere in Parlamento con i propri rappresentanti ed a esercitare i poteri conseguenti, è pur anche vero che più si legge la riforma Boschi, più questa appare appesantita nella sua operatività da una fase “transitoria” lunga e farraginosa, suscettibile di inciampi, ricorsi giudiziari ed agguati parlamentari che potrebbero mettere in forza la specialità delle regioni autonome, Insomma il dubbio che anzichè provvedere alle modifiche statutarie si imponga la tanto auspicata, da molte parti, abolizioni dei “privilegi” per quelle Regioni. Insomma non solo è a rischio paralisi la capacità legislativa del Paese ma qualcuno potrebbe cogliere l’occasione per “rivedere” attraverso una nuova lettura della fase “storica” la necessità di mantenere l’autonomia dei territori autonomi. Diciamo in conclusione che c’è un ragionevole rischio che i renziani, ai quali la Finocchiaro alla fine si è omologata, intendano il processo democratico parlamentare come elemento anch’esso transitorio, perchè le decisioni non si prenderanno più a Palazzo Madama o Montecitorio o nelle Regioni, ma solo a palazzo Chigi. Il resto sarà solo avvallo burocratico, perchè con un bicameralismo “imperfetto” il ruolo delle aule sarà principalmente quello di notariati nominati dal capo che in futuro potrebbe non essere democratico come Renzi. Al di là dalle considerazioni resta comunque il fatto che il problema dei senatori incompatibili esiste ed esisterà per mesi, sempre che, ovviamente prevalga il si al referendum, si per il quale, più ci si informa e meno viene voglia di votare.