Qatar: E’ strage degli innocenti sull’altare dei Mondiali di calcio

Qatar, è strage sull'altare dei Mondiali dei mondiali di calcio del 2022, già morti 1.200 operai. Insomma mentre in Italia si discute se si riuscirà o meno a completare le opere per l'Expo, con il fiume di polemiche ed inchieste giudiziarie in corso e le future che arriveranno, varrebbe la pena iniziare anche una seria discussione sulla valenza di queste grandi manifestazioni a caratura mondiale. II gigantismo imperante che accompagna questi eventi, non solo, in molti casi ha comportato più danni economici che benefici per i paesi ospitanti, basti citare le Olimpiadi in Grecia. Ma molto spesso, quando gli eventi si svolgono in Paesi dove la corruzione e il livello di tutele è basso, se non inesistente, i lavori si accompagnano allo sfruttamento della manodopera, fino ai rischi estremi e, il tutto, nel silenzio generale, quasi fosse un ineluttabile danno collaterale, una sorta di sacrificio accettabile sull'altare del capitalismo finanziario mondiale. Sta ad esempio passando nel silenzio internazionale la strage che si sta consumando sotto il sole cocente del Qatar. Una strage volutamente nascosta. Un’ecatombe silenziosa che si consuma nell'indifferenza annoiata dei media internazionali che hanno sì più volte passato la notizia, ma mai dandogli la rilevanza che una strage del genere dovrebbe e potrebbe avere. Sembra di assistere allo stesso fenomeno delle stragi di Cristiani nel mondo, se sono Cristiani del “terzo mondo” i numeri valgono poco, se ad essere decapitato fosse qualcuno nella vecchia e cattolicissima Europa, il clamore sarebbe diverso. Meccanismi perversi della notizia, diranno i più cinici operatori dei media. Ma in realtà non è solo questo, se sei il Paese più ricco del pianeta il potere dissimulatorio è fortissimo. Del resto con un pil pro capite di oltre 100mila dollari, il doppio di quello degli Usa e oltre tre volte quello italiano, gli interessi a non disturbare i manovratori sono fortissimi. Non è solo questione di petrolio: il Qatar, ha infatti il triplo delle riserve di gas degli Stati Uniti, secondo solo a Russia e Iran ed è il primo produttore di gas naturale liquefatto e fra gli stati che ne importano c’è anche l’Italia. Guai quindi ad inimicarsi gli emiri.
Forse anche per questo la notizia che sono già 1.200 le persone morte nella costruzione degli stadi per i mondiali di calcio del 2022 in Doha, Qatar, resta nel limbo delle cose dette, raccontate ma senza indignazione vera, come se quelle morti fossero davvero ineluttabili conseguenza del fato. E anche le denunce dell’Unione delle confederazioni sindacali e di 90 organizzazioni dei diritti civili sembrano interessare poco chi tiene i fili dei grandi media e che già discute di come spartirsi la torta miliardaria dei diritti pubblicitari e televisivi sull'evento del 2022.
La denuncia arrivata dai sindacati internazionali dell’edilizia punta il dito sulle condizioni di schiavitù a cui sono costretti i lavoratori immigrati nel ricchissimo emirato arabo, denuncia raccolta anche in Italia dai sindacati degli edili che stanno cercando di rompere questa colpevole omertà, accendendo un faro su questo dramma preventivante dimenticato. Una lettera, e non è la prima sul tema, era stata recapitata al governo italiano e ai vertici nazionali e internazionali del calcio senza ottenere alcuna risposta, ora una manifestazione verrà organizzata per martedì prossimo a Roma presso la sede della Figc e a Torino in occasione della partita di Champions tra Juventus e Monacò.
"Nelle lettere alla Figc e all'Aic, dicono o i sindacati delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil, abbiamo segnalato le condizioni di grave sfruttamento dei lavoratori impiegati nelle opere di costruzione degli impianti e la strage di vite umane, che quotidianamente si consuma nel più assordante silenzio. Fino ad oggi, sono oltre 1.200 i lavoratori morti sul lavoro, provenienti principalmente da India e Nepal, un numero che rappresenta una stima prudenziale, perchè in quei cantieri, come abbiamo potuto vedere con i nostri occhi, accade di tutto, anche di non consegnare alle famiglie i loro morti, abbandonandoli lontano dai cantieri". "Nell’emirato sono impiegati oltre un milione di operai, costretti a lavorare anche per 16 ore con temperature di 50 gradi all’ombra – hanno già denunciato i segretari di Feneal, Filca e Fillea Vito Panzarella, Domenico Pesenti e Walter Schiavella –. Oltre la metà di queste morti è dovuta a infarto per le dure condizioni di lavoro e ambientali, ma se non si interviene di qui al 2022 le morti potrebbero superare le 4mila”. La Fifa è a conoscenza di tutto questo e si è detta disponibile ad attivarsi per il miglioramento delle condizioni di lavoro, in particolar modo rispetto alle condizioni di sicurezza, ma è ovvio, dicono dal sindacato che se non ci sarà una pressione internazionale poco verrà fatto. In realtà gli interessi in gioco sono talmente elevati che sarà difficile ci sia davvero la volontà di invertire su una tendenza allo sfruttamento che in quei paesi è prassi. Sarà quindi probabile che quella sfida sportiva possa essere ricordata come la più grande strage di innocenti della storia dello sport.