Putin punta al controllo monetario o, in alternativa, al default strategico

La Russia di Putin ha messo in campo una nuova strategia offensiva per contrastare le sanzioni imposte ormai da mesi dai paesi europei e americani: tentare il rilancio economico o, se va male,  dichiarare il fallimento provocando il collasso del sistema finanziario dell'Occidente. Il termine utilizzato ricorda non a caso una campagna di conquista in stile napoleonico: il default strategico.

In altre parole, per Putin il default sarebbe un disastro dal punto di vista economico, meno da altri. Si tratta di un meccanismo di ricatto abbastanza esplicito nei confronti dei paesi occidentali, che stanno lentamente stritolando l'economia russa.  Il progetto per decidere il futuro economico immediato di Mosca è stato presentato al Consiglio di Sicurezza russo dal suo autore principale, Sergey Glasyev, uno dei principali consulenti del Cremlino.

Il piano di rilancio elaborato dal premier russo si basa su tre cardini:

  • il blocco parziale o totale dei finanziamenti provenienti dai paesi occidentali coinvolti nelle sanzioni e nel congelamento di attività privati di banche e società russe;
  • il ritiro di attività russe dai paesi Ue e Usa. Attualmente la Russia detiene in paesi Ue e Usa asset (finanziari e immobiliari), pari a circa 1.200 miliardi di dollari, l'eventuale ritorsione russa porterebbe al congelamento di beni Ue e Usa in territorio russo per un valore di poco inferiore;
  • rendere più appetibili gli investimenti stranieri in Russia, con tassi di interesse elevati praticati dalla Banca centrale russa. Mossa, questa ultima, che sta allontanando i richiedenti prestito russi

Il programma di Putin, sponsorizzato dal potente consulente del Cremlino Glazyev, prevede l'accentramento nelle mani del premier  dei poteri della banca centrale, con i relativi controlli di capitale.