Pubblica amministrazione secondo il centro studi Cgia gli sprechi salgono a quasi 29 miliardi di euro

La montagna di sprechi e di inefficienze che si annidano nella nostra Pubblica amministrazione continua ad aumentare e, secondo l’ultima stima elaborata dall’Ufficio studi della CGIA, sfiora ormai i 29 miliardi di euro l’anno.
Tra quelli presenti nel trasporto pubblico locale (fonte The European House-Ambrosetti e Ferrovie dello Stato), nella sanità (Fonte Ispe-Sanità), nelle misure economiche a sostegno delle persone meno abbienti (Fonte Inps) e nella quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza ( Rapporto annuale Guardia di Finanza 2016 Ufficio Studi), le uscite che l’Amministrazione pubblica italiana potrebbe risparmiare, consentendoci un taglio delle imposte di pari importo, hanno raggiunto una soglia molto preoccupante.
Si sottolinea che l’analisi della CGIA si sostanzia in una elencazione di inefficienze con i relativi effetti economici; questi dati sono estrapolati da studi e analisi realizzate da istituti autorevolissimi che ci permettono di comprendere come la nostra macchina pubblica presenti, in alcuni ambiti, delle “distorsioni” ingiustificabili.

“Nella legge di Bilancio del 2018 – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – la gran parte dei 2,9 miliardi di euro di spending review si concentrerà sulla riprogrammazione di alcuni trasferimenti alle Ferrovie dello Stato e sul depotenziamento del fondo
per le esigenze indifferibili. Insomma, ancora una volta si interverrà riducendo soprattutto i servizi ai cittadini, senza intaccare seriamente la spesa pubblica improduttiva”.
La CGIA ricorda che il fondo per le esigenze indifferibili assicura interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territori, alle attività di ricerca, assistenza e cura dei
malati oncologici e alla promozione di attività sportive, culturali e sociali.
Ritornando ai dati, se potessimo quantificare con precisione anche la spesa riconducibile ai falsi invalidi, a quella riferita a chi percepisce deduzioni/detrazioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare, molto probabilmente lo Stato, nel suo complesso, potrebbe risparmiare ancora tante altre risorse. “Per pagare meno tasse - dichiara il Segretario della CGIA Renato Mason - è necessario che il Governo agisca sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica, tagliando sprechi, sperperi e inefficienze della macchina pubblica. Quanto è stato fatto in questi anni va nella direzione giusta, ma è ancora insufficiente”. Senza contare, sottolinea la CGIA, che la situazione assume una dimensione ancor più preoccupante se si tiene conto anche dei dati
forniti dal Fondo Monetario Internazionale. Questo ultimo, infatti, sostiene che se la nostra Amministrazione pubblica avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità, nella giustizia, etc. etc. che ha nei migliori territori del Paese, il nostro Pil aumenterebbe di 2 punti (ovvero di oltre 30 miliardi di euro) all’anno.