Prosegue inesorabile la crisi dei giornali in Fvg. Contratto di “solidarietà” al Piccolo di Trieste

Prosegue drammaticamente lo smantellamento del sistema informativo in Friuli Venezia Giulia, che forse continuerà a mantenere la propria autonomia e specificità regionale, ma sta perdendo la propria indipendenza nel settore dei media nella quasi indifferenza della politica. Dopo il ridimensionamento della redazione di Udine del Gazzettino, un pesante contratto di solidarietà sofferto dai redattori del quotidiano in lingua slovena Primorski Dnevnik, la traumatica chiusura del Free press ilQuotidianoFvg e le note vicende che riguardano emittenti televisive, con ancora non del tutto chiari passaggi di mano, ora arriva la “tegola”sulla più antica e prestigiosa testata quotidiana regionale. Il Piccolo di Trieste, giornale, fondato da Teodoro Mayer, che pubblicò il suo primo numero il 29 dicembre 1881, rischia di avvitarsi in una pericolosa spirale che potrebbe portarne a snaturane l'indipendenza o peggio. Ieri il Comitato di Redazione della testata triestina ha firmato a Roma, affiancato dall'Assostampa Fvg e dalla Fnsi, un contratto di solidarietà per il prossimo biennio. “L'azienda, si legge in una nota sindacale, aveva fatto richiesta di accedere al meno penalizzante degli ammortizzatori sociali per l'esigenza di ridurre ulteriormente il costo del lavoro giornalistico, in presenza di indicatori di crisi economica anche per l'anno in corso, dopo i risultati in calo degli anni passati. Ciò è avvenuto mentre il Gruppo Espresso Repubblica Finegil (di cui il Piccolo fa parte, assieme al Messaggero Veneto di Udine) ha presentato e sbandierato sui propri giornali il raddoppio degli utili nel 2014. La firma di ieri è arrivata dopo una lunga trattativa, nel corso della quale il sindacato ha contestato la scelta dell'editore di scaricare sempre e comunque sui giornalisti il costo di crisi vere o presunte. Una possibilità, questa, che purtroppo la legge permette alle aziende e che le nuove normative sul lavoro del governo Renzi non faranno che accentuare”. Sempre fonte sindacale spiega come quanto sta avvenendo oggi e forse avverrà in futuro in termini di ridimensionamento non è casuale, il Piccolo infatti nel 2011 poteva contare su una redazione di 48 giornalisti, poi, spiegano Assostampa e Cdr, in concomitanza con il passaggio al tabloid, al nuovo sistema editoriale, al full color e al centro stampa goriziano comune ai due quotidiani regionali del gruppo, una serie di pensionamenti (con blocco del turn over) ed esodi incentivati hanno portato la redazione a 40 giornalisti. Fra la fine del 2014 e questo inizio del 2015 altri cinque colleghi sono andati in pensione e ovviamente non sono stati sostituiti, portando la redazione a 35 giornalisti. Ora il contratto di solidarietà che alla fine del percorso biennale, nel quale l'azienda chiede anche ulteriori prepensionamenti, la redazione del Piccolo potrebbe scendere a 32 giornalisti (direttore compreso). Persi in sostanza un terzo dei redattori in meno di cinque anni. “Il contratto di solidarietà, si legge sempre nella nota sindacale, sottoscritto, approvato dalla redazione con un voto sofferto ma a larghissima maggioranza, segno anche questo di grande responsabilità del corpo redazionale, prevede 1,41 giorni al mese a testa di solidarietà, 17 giorni all'anno a testa: meno della metà di quanto richiesto inizialmente dall'azienda. Una penalizzazione dunque piccola, soprattutto se confrontata con quella ben più pesante che da tre anni stanno vivendo sulla propria pelle i colleghi del Primorski Dnevnik, anche loro in solidarietà ma con numeri decisamente superiori. Una penalizzazione accettata dalla redazione del Piccolo perché considerata una sorta di male minore, dinanzi al rischio di ammortizzatori sociali ben peggiori, come la cassa integrazione”. “Rimane però, si legge ancora nella nota sindacle, lo schiaffo alla redazione alla quale tutti i direttori che si sono succeduti in questi anni a Trieste hanno sempre fatto grandi complimenti. Vien da pensare allora che le responsabilità della crisi, del calo delle vendite e di tutti i conti economici vadano ricercate altrove. Ma a pagare sono sempre e comunque i giornalisti”. “I risultati, però, sono sotto gli occhi di tutti quelli che li vogliono vedere, concludono Assostampa e Cdr, è la realtà, per il presente e per il futuro, parla di un Piccolo sempre più piccolo, con pochi redattori, tanti collaboratori malpagati e tantissime pagine sinergiche prodotte a Roma dall'agenzia del gruppo che lavora per tutti i quotidiani locali Finegil”.