Progetto “umanità contro la guerra”

La prima guerra mondiale ha sconvolto l'Italia dal 1915 al 1918, si tratta di un avvenimento drammatico e purtroppo ripetutosi con il secondo conflitto, che dal 40 al 45 ha rovesciato i valori morali del mondo. La primavera del 2015 e' dunque un'occasione per richiamare nell'attualità i drammi accaduti, il primo dal mese di maggio di cento anni fa, il secondo che si e' chiuso nell'aprile di settant'anni or sono. Questo e' un periodo dunque di celebrazione perche' nell' attualità giornali, radio e avvenimenti richiamano a questi fatti accaduti cento e settanta anni or sono.
Ci si chiede spesso come fare a superare i conflitti, ci si domanda come una guerra infinita possa finire. L'umanità e la storia ci insegnano la guerra ogni giorno.
Non dobbiamo farci troppe illusioni sui mali del mondo ma certamente l'educazione a scuola puo' essere un contributo, indubbiamente non definitivo ma un piccolo segnale, una traccia possibile per il futuro. E cosi l'Istituto Tecnico Marinoni di Udine e altre scuola hanno definito un progetto che stanno portando avanti da anni.
E' stato chiamato "umanità dentro la guerra" questo programma che sollecita periodicamente gli studenti a prendere atto della necessità di umanità per superare i conflitti e ribadire la civiltà . Si vuole cosi raccogliere le forze in una sollecitazione reciproca alla pace. Tale progetto ha una sorta di libro guida. Tra i molti autori che richiamano ai valori della pace e dell'umanità e' stato scelto uno scrittore udinese, Ferdinando Pascolo, autore che ha raccolto- molti anni dopo la seconda guerra mondiale che ha vissuto in prima persona-le sue memorie e le sue riflessioni. Il titolo della pubblicazione e' "Che strano ragazzo".
Questo libro consegnato ai giovani non rappresenta, come detto, la soluzione del problema , ma indubbiamente una base sulla quale riflettere, perche' i due conflitti che hanno sconvolto il mondo debbono essere ricordati non solo per le atrocità ma anche per l'umanità che rimane in alcuni protagonisti di quelle vicende e per la riflessione doverosa che tali drammi inducono a sostenere.

Vito Sutto