Primarie: Hillary e Trump il supermartedi’ decisivo

Nei primi Stati delle primarie Usa per la successione a Barack Obama (voto il primo martedì di novembre) i candidati hanno soltanto 'scaldato i muscoli', ma dopodomani, in quello che gli americani chiamano “supermartedì” (“Super Tuesday”), per Donald Trump e Hillary Clinton ci sarà il test decisivo.
In Iowa, New Hampshire, South Carolina e nel caucus unicamente repubblicano del Nevada, il miliardario populista ha sbancato il tavolo pur essendo contrastato dal suo stesso partito. L'ex First Lady e ministra degli Esteri ha invece finito sull'1-1 col suo antagonista Bernie Sanders, che la insidia da Sinistra.
Martedì si voterà in ben 14 Stati, tra cui il Texas, che da solo mette in palio 155 delegati, e la Virginia. Seguiranno, il 15 marzo, le primarie in Stati-chiave come la Florida e l'Ohio, rispettivamente il 19 aprile e il 7 giugno nei due con il maggior numero di delegati (New York e California). Chiuderà la 'kermesse, il 14 giugno, il District of Columbia, cioé la capitale Washington.
I voti andranno poi alle Convenzioni dei due partiti (quella repubblicana dal 18 al 21 luglio a Cleveland e la democratica dal 25 al 28 dello stesso mese) che designeranno i candidati ufficiali per la corsa alla Casa Bianca.
Finora abbiamo assistito a un'America che esce dal sottosuolo della politica, delusa, amareggiata e arrabbiata, che non si nasconde più e vota per il “Trump express” con effetti devastanti sul quadro politico interno nonché sul mondo intero se continuerà la sua corsa, finora inarrestabile.
Finora i suoi concorrenti diretti han recitato il ruolo delle comparse, ma c'è chi spera che possa riprendersi Marco Rubio, considerato il 'delfino' di Jeb, ultimo 'rampollo' della 'dinasty Bush' cui va l'appoggio dell'apparato del partito dopo il ritiro dell'ex governatore della Louisiana.
Se in campo democratico bisognerà vedere gli sviluppi del 'testa a testa' Clinton-Sanders, sul fronte opposto ci si chiede preoccupati da dove vengono i voti per Trump. Lui non è una 'macchietta' come frettolosamente l'avevano definito molti commentatori europei (ora molti di meno), ma un esponente rappresentativo della composizione socio-demografica dei nuovi States.
L'offerta di Trump è, fin che si vuole, rozza e politicamente scorretta, ma trasversale alle geografie, ai ceti sociali e agli orientamenti religiosi del Paese. Il 'fenomeno' sarà confermato dal “Super Tuesday”?

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it