Possibile caos nei servizi di assistenza sociale? Non passa in Regione Fvg la sanatoria sui “privi di titolo”

Inizia con una citazione evangelica il comunicato stampa dei presidenti di cooperative sociali del Fvg, Giada Pozzetto, Luca Fontana, Gian Luigi Bettoli, Pierantonio Zanin e Samantha Marcon, relativo alle mancate scelte operate dalla Regione sulla vicenda degli operatori sociali privi di titolo. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Matteo, 6,1- 4), ovvero come non si riesca a fare una sanatoria regionale per 6.000 operatori sociali privi di titolo mentre l’Università di Trieste nella sede di Portogruaro continui a proporre corsi di laurea per “educatori privi di titolo”. La vicenda ha trovato il suo kafkiano epilogo nei giorni scorsi in Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia dove non è si riusciti ad approvare una norma che proponeva una sostanziale sanatoria per migliaia (6mila ndr) di “educatori privi di titoli” ed OSS (operatori socio sanitari) da riqualificare. “Questo, si legge nella nota, a fronte di dati drammatici, provocati da decine d’anni di ritardo della nostra Regione”. “Ma, nonostante, si legge ancora, la responsabilità condivisa da tutte le forze politiche storiche, queste ultime sono riuscite ad accapigliarsi su polemiche “politicanti” che non ci riguardano, mentre la burocrazia regionale si è presentata, come spesso succede, poco preparata e con proposte non del tutto convincenti”. Una questione spinosa ma non certo di sarcsa rilevanza numerica ed operativa dato che i dati relativamente al personale con funzioni educative (svolte nei servizi scolastici e parascolastici, educativi territoriali ed in comunità ed istituzioni) parlano, per difetto, di 1200 persone laureate (categorie prevalenti: psicologia, scienze dell’educazione e materie letterarie), di 1700 diplomati (categorie prevalenti: liceo psicopedagogico, diploma magistrale e tecnico dei servizi sociali) e di circa 700 persone con la scuola dell’obbligo (e si tratta spesso del personale più anziano, sia in senso anagrafico che professionale). Per quanto riguarda la parte assistenziale (servizi territoriali, residenziali e case per anziani) si parlia invece di circa 3.600 persone, di cui solo 1.800 diplomate Oss in questi ultimissimi anni a tappe forzate (pur possedendo quasi sempre precedenti titoli, o titoli stranieri superiori). “Di fronte a questi fatti, dicono i presidente della associazioni del sociale, certe polemiche di bassa lega, che abbiamo conosciuto attraverso la
stampa, sono perlomeno stucchevoli, e fanno capire in quale situazione kafkiana vengano discussi i problemi della gente nelle sedi istituzionali”. Nel frattempo, denunciano i firmatari della nota, operatori “non qualificati” come ad esempio psicologi in servizio da vent’anni, sono costretti a frequentare i corsi Oss regionali per avere almeno un titolo che garantisca il loro posto di lavoro in futuro, questo perché ci sono enti che, in sede di gare d’appalto, chiedono qualifiche che non ci sono, e non vengono neanche prodotte dal sistema formativo!”  “Ma il massimo, chiosano nella nota, l’abbiamo appreso in questi giorni, leggendo i manifesti con cui la sede portogruarese dell’Università di Trieste propaganda i suoi corsi di laurea in “scienze dell’educazione”. “Stiamo parlando di un corso di laurea che produce “educatori privi di titoli”, in quanto l’unica laurea riconosciuta dalla normativa statale italiana è quella di Educatore professionale, svolta presso la Facoltà di Medicina (nel nostro territorio, dall’Università di Udine). Quindi, che senso ha far laureare le persone con un titolo che alla data di oggi non vale nulla, ed aumenta l’area della “irregolarità”? “Per capire quale sia il paradosso, insistono i presidenti, a Portogruaro si mettono a concorso 230 posti, mentre ad Udine solo 50. Da cui, come morale - conclutono -il senso del passo evangelico citato sopra”. “Non sono organismi dello stesso Stato di cui facciamo parte sia la Regione che lascia crescere il numero degli operatori “privi
di titoli”, che l’Università che produce “lauree bidone”, che le Aziende sanitarie ed i Comuni che chiedono personale in possesso di titoli per i quali non sono stati fatti i corsi in queste ultimi – almeno – vent’anni?” Domanda legittima alla quale temiamo non verrà data risposta, aggiungiamo noi, e che andrà ad ingrossare quel decalogo delle italiche aberrazioni create da politici incapaci e burocrati fantasiosi che generano mostri di ogni tipo, da quelli fisici, come la tante opere incompiute che costellano il panorama del paese a quelle amministrative, altrettanto devastanti perchè rischiano di privare o di rendere inefficienti servizi fondamentali per i cittadini.