Polveriera Siria in fiamme, la Turchia martella i curdi in barba agli Usa

La polveriera Siria si sta accendendo ancora di più sotto i fuochi degli scontri e delle accuse incrociate tra Ankara e le Unità per la protezione del popolo (Ypg) curdo-siriane. E’ alta tensione fra Turchia e Usa dopo i continui attacchi decisi da Ankara contro i Curdi alleati degli Usa (e anche nostri ndr) contro lo stato islamico. Le truppe di terra turche infatti appoggiate da artiglieria pesante, tank e aerei sono entrate nei giorni scorsi in territorio siriano con la scusa di combattere l’Isis, ma in realtà stanno martellando i curdi con vittime anche fra la popolazione civile. Dal canto suo la Turchia è sorda ai richiami Usa, anzi ha avvertito che continuerà la sua offensiva contro l’Ypg, le Unità per la protezione del popolo (Ypg) curdo-siriane, finché queste non manterranno l’impegno di ritirarsi a est del fiume Eufrate, impegno richiesto nei giorni scorsi e – a quanto sostengono le milizie – già soddisfatto. Da giorni Ankara ha dato inizio a una campagna (che non a caso si chiama ‘Scudo sull’Eufrate’) per riconquistare la città di confine di Jarablus e per imporre il proprio controllo sul nord della Siria, almeno a occidente del fiume.
Come accennato in apertura, in realtà nei giorni scorsi Ankara ha attaccato, oltre alle postazioni dello Stato Islamico, anche le truppe curdo-siriane. Gli attacchi sono stati effettuati con carri armati e raid aerei: almeno 40 civili sono rimasti uccisi negli attacchi dell’aviazione turca.

Di fronte a questi attacchi, gli Stati Uniti hanno deciso di intervenire in difesa delle forze curdo-siriane: “Stiamo monitorando le notizie di raid e scontri a sud di Jarablus, hanno detto dal Pentagono, tra le forze turche, alcuni gruppi di opposizione e le unità affiliate alle Sdf (Forze democratiche siriane di cui l’Ypg è parte fondamentale). Vogliamo esprimere con chiarezza che riteniamo questi scontri, in aree in cui lo Stato islamico non è presente, inaccettabili e fonte di forte preoccupazione”.

Gli Stati Uniti, che avevano appoggiato l’ultimatum di Ankara sul ritiro dell’Ypg oltre l’Eufrate proprio per mantenere un equilibrio con le richieste politiche di Ankara, si sentono presi in giro dai turchi e attaccano ancora: “Non siamo stati coinvolti in queste attività e non le sosteniamo. Di conseguenza, invitiamo tutti gli attori armati a prendere le misure appropriate per fermare le ostilità e aprire canali di comunicazione, focalizzandosi sull’Isis, che rimane una minaccia letale e comune”, lo ha scritto su Twitter l’inviato speciale di Obama per la lotta all’Isis, Brett McGurk, attribuendo le frasi al ministero della Difesa.

La tensione tra turchi e curdo-siriani è altissima. Mevlut Cavusoglu, ministro degli esteri di Ankara, ha anche accusato l’Ypg di voler fare “pulizia etnica” nei territori da loro controllati.

In mattinata erano circolate voci di rinforzi dell’Ypg in arrivo a Manbij, città liberata dalla coalizione internazionale sostenuta dagli Usa e di cui le Unità fanno parte. atto che sarebbe stato una sfida aperta dopo l’ultimatum della Turchia. Un portavoce della regione autonoma curda in Siria è dovuto intervenire a smentire la notizia, confermando l’arrivo di rinforzi a Manbij ma negando che si tratta di membri delle Unità per la protezione del popolo.