POLONIA: DONNE IN RIVOLTA COLOMBIA: ‘NO’ ALLA PACE

Incredibilmente. Questo avverbio sintetizza le notizie che arrivano da due Paesi agli antipodi del globo: la Polonia e la Colombia. Nella terra di Papa Wojtyla, con Italia e Spagna la più cattolica d'Europa, ora retta dal Governo nazional-conservatore di Beata Szydlo, 'parente stretto' di quello di Viktor Orbàn nella confinante Ungheria, le donne si sono rivoltate e hanno vinto invadendo piazze e strade di tutto il Paese per protesta contro il voto della Camera che metteva al bando l'aborto anche in caso di stupro. In segno di lutto si sono vestite di nero, si son rifiutate di fare la spesa e non hanno mandato i bambini a scuola. La proposta è stata ritirata.

Anche se soltanto di un soffio, nel referendum in Colombia per approvare l'accordo di pace tra il Governo e i guerriglieri delle Farc, ottenuto grazie alla mediazione di Papa Francesco e del leader cubano Raùl Castro, i cittadini hanno detto 'no' alla pace. Eppure il Paese è stato dilaniato da 52 anni di guerra civile, oltre 100 mila morti (come una città tipo Udine), 300 mila feriti e 150 mila 'desaparecidos'. Pure qui, come nei referendum in Ungheria e nel Canton Ticino, Paesi drammaticamente spaccati in due e astensionismo superiore ai voti validi.

Torniamo alla Polonia. Da lunedì 3 ottobre è stato sciopero generale delle donne, che hanno organizzato manifestazioni nelle principali città europee a sostegno della loro lotta. Il nome del loro movimento è “Czarny Protest”, cioé “Protesta in nero”.

Nella tradizione dei movimenti femministi ci sono diversi episodi simili, molto famosi e spesso legati a una sospensione delle “attività” in un particolare ambito: il sesso. Nel 2010 a Dado, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, un gruppo di donne riuscì a porre fine alle violenze tra clan rivali grazie a questo sistema.

Lo stesso anno le donne della città colombiana di Barbacoas dichiararono uno sciopero del sesso durato 3 mesi e 19 giorni. Il modello per le donne polacche è però lo sciopero che 41 anni fa, nel 1975, paralizzò l'Islanda: il 90% delle donne si rifiutò di lavorare, cucinare e prendersi cura dei figli.

E ora la Colombia. Il Paese ha rifiutato l'accordo di pace che prevede l'amnistia generale per i guerriglieri delle Farc. Almeno per ora. Infatti sia il Governo sia l'ex fronte della violenza hanno già detto che cercheranno di trovare un “grande patto nazionale” con l'obiettivo di migliorare il testo dell'intesa ora bocciata e lo sottoporranno a un nuovo referendum popolare. Sperando che il vento cambi...