Pentastellati: uno vale uno, ma tutti insieme son nessuno

Lo vedrebbe anche un cieco che questi giorni sono tra i più delicati nella pur breve storia del Movimento 5 Stelle. La vittoria alle elezioni amministrative a Roma poteva essere una tappa importante di un percorso verso il governo del paese; al momento, però, si sta dimostrando soprattutto una fonte di problemi, condito di fraintendimenti, scivoloni e bugie. E proprio mentre si pensava che gli strappi si stessero ricucendo, ecco arrivare altre turbolenze, nuove fuoriuscite volontarie o indotte. Insomma a Roma il format a cinque stelle scricchiola e vacilla, non solo perchè l’idea che gli eletti, siano essi deputati o un sindaco, necessitino della balia, debbano essere messi sotto tutela, cozza contro logica e Costituzione, ma perchè il teorico dei 5 Stelle, l’ormai defunto Gianroberto Casaleggio, dall’alto della sua visione fantastica della sua creatura, in assoluta buona fede, non aveva tenuto conto probabilmente della natura umana, dei sentimenti negativi che in questa si generano quando ci si avvicina al potere. Così in queste ore nelle stanze del Campidoglio prima e in quelle del “direttorio” poi, sibila un’aria fetida come non la sentivamo da tempo nelle stanze della politica. Aria rancorosa e inacidita, tra congiure e misfatti, bugie, reticenze e dispetti, colpi bassi e qualche bella carognata da far apparire lo “stai sereno” di renziana memoria, un dispetto da educanda. Più che in un movimento dove uno vale uno, sembra di essere tornati ai tempi in cui principati, monarchie e papati, si contendevano il potere attraverso intrighi e tradimenti che si susseguivano a ritmo mortifero per loro e mortificante per i i popoli. Insomma ora come allora le dispute a cui assistiamo si consumano al solo scopo di definire poteri e linee di comando. Il bene di Roma e dei romani poco hanno a che fare con quanto sta avvenendo all’ombra della statua equestre di Marco Aurelio. Così la frittata è fatta in ogni caso, che Virginia Raggi ceda alle pressioni ponendosi sotto tutela, commissariata come fosse in odore di mafia, o che resista nella difesa della sua squadra personale salvando qualcuno, la macchia di quanto avvenuto resterà indelebile su lei e sul movimento. L’unica azione in linea con la visione originaria del movimento dovrebbe essere un azzeramento, improbabile, di tutto e tutti a cura di un Beppe Grillo nelle vesti dell’angelo sterminatore. C’è poi l’opzione dimissioni del sindaco e nuove elezioni o una resistenza passiva della Raggi in stile Pizzarotti. Tutte opzioni di fantapolitica? Forse, ma con i pentastellati non si sa mai. Più probabile invece che venga messa una più tradizionale pezza democristiana. Ma una cosa è certa non basteranno le parole di Beppe Grillo a far tornare l’amore, magari riuscirà a sedare gli animi nascondendo le questioni come polvere sotto un tappeto. Quello che invece appare chiaro è che i “grillini” non sono politicamente maturi. Saranno onesti, pieni di buone intenzioni, ma sono incapaci di mediare al loro interno e con gli altri. Parlano di aprire gli altri come scatolette ma implodono loro. Insomma uno vale uno, ma tutti insieme, forse, non valgono niente.

Fabio Folisi