Panama, paradiso perduto nell’ombelico dei tropici

Era un Paradiso nell'ombelico dei Tropici. Per 96 anni (dal 1903 al 1999) regione cerniera tra l'Atlantico e il Pacifico. Ma adesso ha ceduto alla calamita del 'business' e tutto è cambiato. Addio “Zona del Canale”, restituita dagli Usa a Panama dopo averla occupata quasi fosse una colonia. Abitata da generazioni di 'gringos' venuti dagli Stati meridionali degli States, che convivevano con i creoli locali. Ora molti se ne sono andati, tornando al Paese d'origine.
Un lembo di terra di appena 81 chilometri, una striscia lungo il Canale che era presidiata dai marines. Si dava arie da 'bolla socialista' sfoggiata come fiore all'occhiello dall'Impero capitalista. Non c'era proprietà privata, niente disoccupati né 'homeless'.
La Compagnia del Canale garantiva tutto agli 'Zonians': scuole, cliniche, club, chiese, campi da golf e da tennis, parchi e associazioni di boy scout. All'interno, vere città-giardino. Ora tutto ciò ha una patina decadente o è stato travolto dall'aspra confusione caraibica.
Ma nel 1979 l'allora Presidente Usa Jimmy Carter si rimangiò il Trattato del 1903 che assicurava a Washington il perpetuo controllo della Zona e si impegnò con Omar Torrijos Herrera, l'uomo forte locale, ad ammainare la bandiera a stelle e strisce lungo tutto il Canale dopo 20 anni. E così nel 1999 la sovranità passò a Panama.
Ma ecco la novità che ha cambiato tutto. E' quasi pronto il raddoppio del Canale, un'opera faraonica affidata a Impregilo, costata 4 miliardi di dollari. Sarà inaugurata in aprile e così tutti i tasselli della storia torneranno al loro posto.
Le mega-navi di nuova generazione, chiamate “Post-Panamax”, capaci di trasportare 14 mila container, rivoluzioneranno le rotte della logistica globale, regalando a Cuba il ruolo di 'hub' strategico e abbassando del 34% i costi del trasporto marittimo. Con una ricaduta, in pedaggi, di 5 miliardi di dollari all'anno a favore di Panama.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it