I PANAMA PAPERS UNA MINA CHE FAVORISCE LA “BREXIT”

Forse ha un po' di ragione Putin quando dice che lo scandalo dei Panama papers è stato orchestrato, oltre che dal finanziere Soros, per favorire gli interessi americani. La prova verrebbe dalla nazionalità del Gotha implicato. Nessuno è statunitense, ma anche in Europa mancano nomi di politici dei Paesi amici della Casa Bianca (Italia, Germania, Spagna e anche Francia, Stato di cui compaiono i populisti Le Pen padre e figlia).
L'unica eccezione è il Premier conservatore inglese David Cameron, che è finito indirettamente nel vortice per il fondo offshore del padre (ora defunto) nei Caraibi, di cui lui ha però ereditato la fortuna. Amico degli americani, ma adesso strumento in mano agli Usa per favorire la “Brexit”, cioé l'uscita dell'Inghilterra dall'Ue, il che favorirebbe appunto gli interessi yankees.
I fatti stanno dando ragione al nuovo Zar delle Russie. I sondaggi dicono infatti che una sempre più netta maggioranza dei britannici condanna il Premier (i laburisti ne chiedono addiritura le dimissioni) che è il più deciso oppositore della Brexit.
La conferma dovrebbe venire dalle elezioni amministrative del 5 maggio e sopratutto dal referendum sulla permanenza o meno nella Comunità, in programma il 23 giugno.
Cameron ci ha messo del suo a peggiorare le cose. Indeciso, reticente, ambiguo. In 4 giorni ha cambiato versione per 5 volte. E ora paga. Da ultimo ha ammesso di aver beneficiato di una partecipazione nella società panamense, poi l'ha trasferita in Irlanda, comunque di averla venduta (per 30 mila sterline!) alla vigilia del suo insediamento a Downing Street nel 2010 saldando i relativi conti col Fisco.
Come si è detto, sondaggi a picco. E, quel che è peggio, impennata di gradimento per il suo rivale, il leader laburista euroscettico Jeremy Corbyn che supera la soglia del 50%.
Logico che si agiti la Sinistra (l'ex sindaco rosso di Londra, per 8 anni, Ken Livingstone, ha chiesto addirittura l'arresto di Cameron), ma la imitano anche gli indipendentisti scozzesi che organizzano manifestazioni davanti a Downing Street chiedendo le dimissioni del Premier.
Anche tra i conservatori, visto il calo di consensi di Cameron, che danneggia il partito alla vigilia del doppio scoglio elettorale di primavera, non sono pochi quelli che vorrebbero quanto prima un passo indietro del capo del Governo.
E non gli giova di certo l'effetto-trascinamento del voto olandese, in chiave anti-Ue, contro l'adesione dell'Ucraina alla Comunità.
Il Premier sta per giocarsi tutto.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it