Ora il petardo immigrazione rischia di scoppiarci in mano

Meglio tardi che mai, Matteo Renzi si è reso conto di quanto sia tossica per lui e per il Pd la vicenda migranti. Eppure non occorrevano doti divinatorie per capire che la Lega Nord di Salvini ed il centro destra che ne è scaturito, avrebbero cavalcato la paura per creare una situazione di tensione da rendere palpabile per i cittadini un emergenza che spesso è artificiale e che si potrebbe risolvere solo se ognuno nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni, facesse il proprio dovere senza mettersi di traverso. Comunque questa mattina l'Italia si è svegliata con un premier che sembra aver acquisito la doppia consapevolezza del problema, quello interno e quello europeo. Non serviva neanche su quel fronte esser indovino per capire che Bruxelles e quasi tutte le nazioni che brandiscono come una clava l trattato di Dublino ci prendevano per  fondelli sulla questione delle quote. Se l'Europa non ci ascolta sui migranti, l'Italia "ha un piano B" ha detto Matteo Renzi in una intervista al Corriere della Sera, spiegando che finora le risposte della Ue sono state insufficienti. "Nei prossimi giorni ci giochiamo molto dell'identità europea e la nostra voce si farà sentire forte perché è la voce di un Paese fondatore". "Redistribuire solo 24.000 persone è quasi una provocazione", aggiunge, prima di assicurare: "Vogliamo lavorare fino all'ultimo per dare una risposta europea. Per questo vedrò nei prossimi giorni Hollande e Cameron e riparlerò con Juncker e Merkel". Secondo Renzi, "va cambiato il principio sancito da Dublino II e votato convintamente da chi oggi protesta contro il nostro governo". Era ora, ba bisogna capire quali mezzi coercitivi intende mettere in atto Renzi, perchè una cosa è chiara, se pensa di risolvere il problema attraverso le sue doti oratorie la battaglia è persa in partenza.
La questione è inoltre urgente e un premier statista quale Renzi crede di essere dovrebbe reagire nei confronti dei leader europei non in giorni ma in ore. Prosegue infatti l’emergenza immigrazione, che in molti casi è stata gonfiata anche dal Governo per pressare sui paesi esteri ad arte ma che è mediaticamente e forse concretamente, sfuggita di mano. Alla frontiera francese, a Ventimiglia, nelle scorse ore ci sono stati momenti di tensione, con le gendarmeria francese schierata per evitare lo sconfinamento degli irregolari. A Milano gli immigrati sono stati allontanati dalla stazione di Milano ed è scattato l'allarme scabbia, certo un problema sanitario serio ma non è certo ebola, ma la propaganda leghista non fa differenza ingenerando una paura atavica delle epidemie che sembra evocare nei meneghini la peste bubbonica di manzoniana memoria. Anche a Roma si prepara un campo temporaneo in zona Tiburtina. Stessa situazione di allarme al macchia di leopardo in tutta Italia, con parte della politica del Friuli Venezia Giulia che racconta di essere come Lampedusa, non sapendo davvero di cosa si parla. Dal fronte europeo in realtà arrivano segnali contrastanti. Gli Stati membri si spaccano sulla proposta della Commissione per una ripartizione obbligatoria di 40mila richiedenti asilo fatta da Grecia e Italia, ma accelera invece nel richiedere nuova procedure rapide sul sistema dei "rimpatri dei migranti economici illegali", prevedendo quella che viene definita una "mobilitazione di tutti gli strumenti" possibili. L'intenzione è velocizzare le procedure, per portare l'asticella delle riammissioni verso i Paesi di origine e di transito, ben oltre quel 39,9% di media Ue, registrato nel 2013. Il problema è che se contestualmente non opere in quei paesi per risolvere almeno in parte i problemi di povertà e malnutrizione diventerà tutto come il gioco dell'oca, si ritorna alla casella di partenza per ripartire in un gioco infinito che lascerà una scia di morti la cui responsabilità dovrebbe ricadere sugli egoismi di un occidente cieco, ipocrita e baro.

Fabio Folisi