Ora i turchi regolano i conti dell’infinita guerra coi curdi

 

Vatti a fidare dei turchi. Come al solito, se fanno un accordo, ne approfittano per tirare altra acqua al proprio mulino. E' quel che sta avvenendo in questi giorni dopo che il Presidente di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, ha stipulato un patto con Obama per fronteggiare l'Isis in Siria e Iran, cedendo agli americani l'importante base di Incirlik.
Ma appena le sue Forze Armate hanno cominciato l'azione contro il Califfato, una parte è stata spostata per regolare i conti (nelle stesse zone) con i vecchi nemici curdi, con i quali è in atto una guerra secolare.
L'aviazione di Ankara ha compiuto ripetuti raid sulle postazioni del Pkk (l'indipendentista Partito dei lavoratori curdi) nell'enclave situata nel Nord dell'Iraq e anche in Siria. Si parla di ben 80 sortite in pochi giorni: utilizzati oltre 100 caccia. Bilancio: uccisi 266 guerriglieri del Pkk e oltre 400 feriti.
Una situazione delicata che sta rompendo la fragile tregua concordata nel 2012 grazie al dialogo di pace tra il Presidente turco e il leader del Pkk in carcere, Abdullah Ocalan, molto noto anche in Italia. Il rischio è che si torni al ciclo di violenze e attentati che dal 1980 ha causato in Turchia più di 40 mila vittime.
Il più preoccupato di tutti è Massoud Barzani, capo dell'enclave curda in Iraq, consapevole che soltanto i recenti buoni rapporti con Ankara hanno permesso la crescita economica della sua regione e bloccato le pressioni annessionistiche di Bagdad.
Lui cerca di frenare i suoi connazionali, ma gli iracheni sono molto risentiti poiché il Pkk ha attaccato l'oleodotto aperto di recente e che collega i pozzi petroliferi curdi con i terminali sulla costa turca.
Da parte sua, l'offensiva militare di Ankara ha obiettivi su vasta scala, in primis di approfittare dell'azione anti-Isis con gli americani per indebolire anche i gruppi armati dell'indipendentismo curdo.
Ma a puntare il dito contro i turchi sono adesso anche i militanti dello Ypg, curdi siriani stretti alleati del Pkk. Infatti hanno parlato di ripetuti bombardamenti sulle sue postazioni presso la cittadina contesa di Kobane, vicina al confine turco, da parte delle artiglierie e dei carri armati di Erdogan lungo il confine internazionale.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it