Oggi a Roma la manifestazione degli intellettuali aderenti a “Non siamo pesci”, il manifesto che chiede azioni per evitare le stragi nel Mediterraneo

Si terrà oggi alle 17 in piazza Montecitorio a Roma una manifestazione di sostegno all'appello "Non siamo pesci", il manifesto che chiede azioni concrete per evitare le stragi nel Mediterraneo.   Sono tantissimi gli intellettuali, ma anche tanta gente comune,  che hanno aderito all'appello che era stato presentata lo scorso 15 gennaio da Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italia, Riccardo Gatti, capo missione di Open Arms, Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto, Christiane Groeben, vice presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Pastore Marco Fornerone, della Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, e Lucia Gennari, di Mediterranea Saving Humans. Come accennato in apertura in questi giorni il manifesto di "Non siamo pesci" ha trovato numerosissime adesioni. Tra i primi firmatari ci sono, per esempio, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Andrea Camielleri, Matteo Garrone, Niccolò Ammaniti, Paolo Virzì, Gabriele Muccino, Valeria Solarino, Kim Rossi Stuard, Michela Murgia, Roberto Saviano e moltissimi altri.  "Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica che esiste e che di fronte a una tale tragedia chiede di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire. E a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti – grazie anche a risorse e mezzi italiani – vengono riportati nei centri di detenzione libici, chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica. E sulle cause dei più recenti naufragi, come quello che ha causato, in ultimo, la morte di 117 persone, rendendo pubblici documenti, comunicazioni e video relativi". Fra le altre cose viene chiesta anche l'istituzione di una commissione di inchiesta: "Chiediamo al Parlamento di istituire una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia. Chiediamo inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch, che sabato scorso ha salvato 47 persone, senza che si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta. E ricordiamo a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare".

“Non siamo pesci”: così Fanny, fuggita da un conflitto armato in Congo e per 19 giorni a bordo della nave Sea Watch. “Non riuscirò più a parlare tra poco perché sto congelando. Fate presto”, “Non ho bisogno di essere sui notiziari, ho bisogno di essere salvato” gli appelli giunti ad Alarm Phone dal alcuni dei migranti a bordo. “I fatti sono questi – si legge nel testo del manifesto -: qualche giorno fa, in una manciata di o re, hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo 170 tra migranti e profughi. Quarantasette sono stati tratti in salvo dall’organizzazione non governativa Sea Watch e circa 100 sono stati raccolti dal cargo battente bandiera della Sierra Leone e avviati verso il porto di Misurata dove, prevedibilmente, saranno reclusi in uno dei centri di detenzione, legali o illegali, della Libia. Centri dove, secondo i rapporti delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie indipendenti, si praticano quotidianamente abusi, violenze, stupri, torture. Intanto, l’imbarcazione Sea Watch 3 è destinata a ripercorrere quel doloroso e drammatico itinerario che già l’ha portata a cercare invano un porto sicuro per ben 19 giorni. Ciò che emerge è il deprezzamento del senso e del valore della vita umana. Sea Watch, va ricordato, è l’unica Ong oggi presente nel Mar Mediterraneo, ormai privo di qualsiasi presidio sanitario, di soccorso e di protezione dei naufraghi. Altro che fattore di attrazione per i flussi migratori, altro che ‘alleati degli scafisti’ o ‘taxi del mare’: le navi umanitarie, le poche rimaste, salvano l’onore di un’Europa che dà il peggio di sé e si mostra incapace persino di provare vergogna. Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica che esiste e che di fronte a una tale tragedia chiede di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire. E a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti - grazie anche a risorse e mezzi italiani - vengono riportati nei centri di detenzione libici, chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica. E sulle cause dei più recenti naufragi, come quello che ha causato, in ultimo, la morte di 117 persone, rendendo pubblici documenti, comunicazioni e video relativi. A questo fine chiediamo al Parlamento di istituire una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia. Chiediamo inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch, senza che si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta. E ricordiamo a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare”, “non possiamo e non vogliamo essere complici di questa strage”. Il manifesto – a cui si può aderire scrivendo a nonsiamopesci@gmail.com - vede le firme, tra gli altri, di Luigi Manconi, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Elena Stancanelli, Alessandro Bergonzoni, Massimo Recalcati, Roberto Saviano, Armando Spataro, Franco Cordelli, Massimo Cacciari, Gabriella Bonacchi, Giacomo Marramao, Umberto Galimberti, Sal vatore Natoli, Antonella Soldo, Paolo Naso, Teresa Ciabatti, Luca Doninelli, Gad Lerner, Emanuele Macaluso, Aldo Masullo, Eugenio Mazzarella, Romano Madera, Antonio Leotti, Caterina Bonvicini, Chiara Valerio, Edoardo De Angelis, Francesca d ’Aloja, Gipi, Giuseppe Genna, Hamid Ziarati, Valentina Calderone, Jasmin Bahraba di, Manuela Cavallari, Marco Cassini, Michela Murgia, Valentina Brinis, Gabriele Muccino, Valentina Moro, Paolo Virzì, Riccardo Rodolfi, Roberto Alajmo, Silvia Giagnoni, Federica Graziani, Valerio Nicolosi, Stefano Eco, Simone Lenzi, Massim o Coppola, Giovanni Veronesi, Valeria Solarino, Maurizio De Giovanni, Marco Missiroli, Emanuele Trevi, Fabio Genovesi, Raffaele Manica, Katia Smutniak, Domenico Procacci, I ragazzi e le ragazze di Scomodo, I 100 autori, Silvia Avallone, Mauro Covacich, Kim Rossi Stuart, Marcello Fois, Dalia Oggero, Fabio Geda, Evelina Santangelo, Francesco Bianconi, Daniele Vicari, Marco Risi, Radicali Italiani, A Buon Diritto. Per leggere l'elenco completo  dei sottoscrittori  e dare eventualemente la propria adesione ci si può collegare con  https://www.abuondiritto.it