Odio islamico ed altri “odi” diffusi

“La strage di Parigi dimostra che nel mondo c’è odio”. Questo il concetto che sembra passare all'unisono nei media italiani. Le altre sono “variazioni” sul tema e riguardano l'Islam, la sua presunta tendenza stragista, con qualcuno che si lancia in analisi ardite sul Corano e sui suoi contenuti violenti, dimenticando, esattamente come fanno alcuni integralisti islamici, che i testi, sacri, vanno interpretati ed attualizzati al secolo nel quale si vive. Non fosse così anche la Bibbia conterrebbe inaccettabili prescrizioni e violenze inaudite. Insomma scoprire che il problema non è la religione in se ma l'umana propensione alla sopraffazione sull'altro. Insomma sorpresa degna degli scopritori dell'acqua calda. Eppure a leggere la stampa nostrana, ma anche gran parte di quella internazionale, solo oggi sembra apparire chiaro un fatto: la religione islamica, non nella sua natura spirituale, ma nella interpretazione “terrena” è ferma al medioevo. Non si è cioè fatta strada la separazione fra poteri, come se oggi fra i cristiani esistesse ancora il concetto di “Papa re”. Detto questo il rischio che si innesti una guerra fra religioni è fortissimo forse già inevitabile. Con una precisazione: occorre inserire fra le “religioni” anche il laicismo che ha anch'esso i suoi integralisti e le sue ipocrisie, prima fra tutte il fatto che si identifica prevalentemente il laicismo con l'ateismo. Insomma si scambia  la tendenza a conferire al pensiero e all'agire sociale autonomia dal corollario di precetti religiosi, cercando dunque di limitare l'intromissione dell'autorità religiosa con il rifiuto del divino. Ma invece un religioso può essere laico allo stesso tempo, questo vale però per  l'occidente ma  non certo per l'Islam. Con qualche eccezione ovviamente,  qualche coraggioso pensatore di fede musulmana c'è, ma  rischia la testa, e non è un eufemismo,  e  si deve rifugiare in occidente per salvare la pelle. Partiamo per completate questo ragionamento anche da alcune constatazioni popolari che immergono forti radici in fatti reali, ma che rischiano di portare a conclusioni errate se non disastrose. Diciamo come massima esemplificazione che gli arabi odiano gli ebrei, gli americani, i cristiani e chiunque nomini il profeta o faccia giochi di parole con il suo nome o peggio con la sua immagine. Ma gli arabi sono solo un pezzo dell'Islam e fra gli arabi vi sono differenziazioni non marginali. Allora evidenziamo che all’interno dell’islam i sunniti odiano gli sciiti e che gli sciiti odiano i sunniti. Gli hezbollah odiano i combattenti dell’Isis, ma odiano anche gli americani, mentre noi occidentali odiamo tutti quelli che ci odiano anche se facciamo finta di pensarla diversamente. Insomma si alza il livello della follia che vede, ad esempio, quelli dell’Isis in un crescendo di fanatismo detestare ogni forma di variazione al loro credo arrivando fino all'estreme conseguenze e superando in una sorta di gara al massacro perfino i talebani di recente memoria. Ma non è che in casa nostra sia meglio , i cristiani sulla carta amano tutti, ma molti fanno finta. Del resto c'è chi non è razzista ma odia i negri, gli ebrei, i musulmani, gli zingari e soprattutto silurerebbe volentieri i barconi dei profughi invasori. Poi ci sono gli americani, odiano chi castra l’altrui indipendenza e sono pronti a esportare amore, libertà e felicità a colpi di bombe, con il risultato che i soli felici sono gli scampati ai droni ed ai missili, del resto anche quello è portare la felicità. Ma la vera questione che da alcuni lustri ha cambiato le relazioni internazionali non sono legate più al meccanismo classico di “causa effetto , tu mi spari io ti sparo, il problema è che si è passati al concetto di “penso tu voglia o passa spararmi, allora io ti sparo per primo”. Insomma la guerra preventiva che avrebbe dovuto prevenire la violenza ma che in realtà ne è divenuto il più formidabile detonatore. Se applicassimo questo concetto che la diplomazia internazionale sembra aver digerito con assoluta facilità, perchè propugnata dalla grande potenza statunitense apparentemente in difesa di tutti noi, ma in realtà in difesa degli affari loro, potremmo convincerci presto che la convivenza civile possa essere regolata nella stessa maniera: in futuro mi aspetto gente che prenda a calci il prossimo solo per legittima difesa preventiva. Questo però avrebbe come risultato negativo un imbarbarimento generale ma anche l'effetto positivo ed inevitabile di prendere collettivamente a mazzate la maggior parte della classe politica del Paese. Ma diciamolo fino in fondo, chi non ha peccato scagli la prima pietra. Ed il rischio che la guerra preventiva proliferi in un “tutti contro tutti” è una certezza nella politica estera cosi come in quella interna, nella convivenza civile così come in quella incivile.