Obama si è risvegliato dal sonno diplomatico

Obama si è risvegliato da quello che negli ultimi due anni i suoi rivali repubblicani hanno definito “sonno diplomatico”. Soltanto minacce verbali e nessuna azione concreta per la Crimea russificata, la Siria, la Libia e lo Yemen devastati dalle guerre civili. Ma nell’ultimo mese ha ‘ripescato’ il movimentismo che aveva caratterizzato i suoi primi anni alla Casa Bianca. Prima il quasi accordo a Losanna con l’Iran sulle atomiche, poi il ‘muso duro’ con l’eterno alleato Israele per l’irrigidimento di Netanyahu, da ieri la ‘due giorni’ a Panama per il “summit delle Americhe” con cui la diplomazia di Washington sposta il quadrante dal Medio Oriente all’America Latina. Questa è un’area spesso trascurata dagli stessi ‘media’ statunitensi. L’apertura di Barack a Cuba e la storica stretta di mano in diretta tv col ‘leader màximo‘ dell’isola, Raùl Castro (in verità c’era già stata ai funerali di Wojtyla a Roma, ma in mezzo a tanti capi di Stato) sancisce la fine ufficiale, dopo 53 anni, dell’ultimo residuo della ‘guerra fredda’. Preparato da una delegazione Ue guidata dalla Mogherini, il summit dovrebbe segnare l’inizio d’un nuovo corso nelle relazioni tra i ‘gringos’ nordamericani e i ‘latinos’. Con un importante addentellato: la cancellazione di Cuba dalla lista nera dei Paesi sponsor del terrorismo.  Nel piano Usa di ridisegnare i rapporti con l’America Latina c’è anche il Venezuela, focolaio molto attivo di ostilità. Washington ha congelato fondi trasferiti negli Usa dal Presidente di Caracas, Nicolàs Madèro, provocando una furibonda reazione. Tanto che il successore di Chavez consegnerà a Obama una petizione con milioni di firme per chiedere la revoca delle sanzioni. Come nella trattativa con l’Iran, Barack adotterà il sistema di negoziare ‘col fucile dietro la porta’ nel senso che, se il Presidente venezolano farà il duro, Washington fornirà petrolio alla regione, togliendo quindi spazio economico al principale fornitore di energia nella zona nonché influenza politica allo stesso Madèro.  Prima del doppio summit con L’Avana e Caracas Obama ha fatto tappa in Giamaica, la patria dei velocisti olimpici, e ha voluto visitare la tomba di Bob Marley. A Kingston è la prima visita di un capo della Casa Bianca dal 1982. Le mosse americane tendono anche ad arginare l’attivismo cinese nella regione. Le imprese di Pechino stanno infatti progettando, all’altezza del Nicaragua, un secondo canale tipo quello di Panama. Sempre all’insegna del gigantismo alla cinese.

Augusto Dell’Angelo
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