Obama contro l’Isis sogna il pokerissimo

La svolta nucleare con l’Iran a Losanna, seppur imperfetta, rappresenta per Obama una rivincita politica e anche una nuova prospettiva. E poiché, almeno per ora, il risultato gli dà ragione, si sta rivedendo il Presidente delle origini. Quello che, al posto dei marines, antepone la forza del dialogo, le pressioni economiche e diplomatiche invece delle ‘esercitazioni’ condotte dalle portaerei Usa nel Mediterraneo.
La pre-intesa con Teheran gli ha fatto respingere gli attacchi, in piena campagna elettorale, della Destra repubblicana nonché alcune perplessità emerse nel suo stesso partito.
E lui si è spinto a paragonare questo momento ad altri basilari passaggi per la storia americana e per l’intero Pianeta. Pur essendo il poster del progressismo Usa, ha citato i più celebri ‘falchi’ repubblicani degli ultimi 40 anni, cioè gli ex Presidenti Richard Nixon e Ronald Reagan. Il primo per l’accordo con la Cina di Mao, il secondo per l’intesa con l’Urss di Gorbaciov per il disarmo nucleare. Due mega-Potenze ben più forti e pericolose dell’Iran. Non furono certamente patti perfetti, ma resero più sicuro il mondo.
E adesso Obama sta avviando un programma ambizioso: tenere insieme gli opposti, convincerli che esiste una priorità comune: sconfiggere il terrorismo islamico, in particolare l’Isis. Tanto più se sarà confermata la confluenza di Al Qaeda che fu di bin Laden tra i tagliagole di al-Baghdadi. Per ottenerlo sogna il pokerissimo, cioè un quintetto formato da Usa, Iran, Egitto, Israele e Arabia Saudita.
Progetto ambizioso o utopia? Infatti come mettere insieme Israele e Iran se prima gli ayatollah non riconosceranno per iscritto il diritto dello Stato sionista all’esistenza? E come mettere insieme Iran leader degli sciiti e l’Arabia Saudita capofila dei sunniti?
Anche se il tiranno egiziano, generale al-Sisi, continua a reprimere i Fratelli musulmani che pur avevano vinto le elezioni democratiche, Obama ha scongelato le forniture di armi all’Egitto.
Ha telefonato al più scettico di tutti, l’israeliano Netanyahu, e al sovrano saudita Salman bin Abdul Aziz. Certo che, per dare corpo a questo ambizioso progetto, occorrerà che, prima (fine giugno), la svolta atomica con Teheran divenga un trattato definitivo.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it