Nucleare iraniano, tempo del negoziato agli sgoccioli, ma restano tre nodi da sciogliere

Difficile dire se i negoziati a Losanna sul controverso programma nucleare iraniano andranno in porto. A poche ore dalla scadenza del 31 marzo per raggiungere una bozza d'accordo, le trattative restano infatti bloccate su tre dossier principali: la durata dell'intesa, la revoca delle sanzioni e il trasferimento dello stock di uranio arricchito iraniano in Russia. Tutte questioni cruciali, basta che solo uno dei punti naufraghi e mesi di trattative finiranno nel nulla di fatto. Le grandi potenze del Gruppo 5+1 (Stati uniti, Francia, Russia, Cina, Regno Unito e Germania) puntano a uno stretto quadro di controllo delle attività nucleari di Teheran su almeno quindici anni, mentre la Repubblica islamica non vorrebbe impegnarsi per più di dieci anni, ha spiegato una fonte occidentale. D'altra parte, l'Iran continua a chiedere una revoca delle sanzioni dell'Onu contestuale all'accordo; condizione che non è considerata accettabile dagli Stati uniti (e dalla Francia), che chiedono una sospensione graduale delle misure contro istituzioni, società e persone fisiche iraniane e la possibilità di un loro ripristino in caso di violazione dell'intesa. Su questo punto si registra un disaccordo anche all'interno dello stesso Gruppo 5+1. Ad opporsi a questa ipotesi, secondo quanto riferisce l'agenzia Irna, è ad esempio la Russia. Mosca ritiene infatti che, in caso di violazione degli accordi, dovrebbe essere il Consiglio di sicurezza ad intervenire e non un meccanismo sanzionatorio reversibile. E analoga sarebbe la posizione della Cina. Entrambi i Paesi sono membri permanenti del Consiglio Onu e, come tali, hanno potere di veto. Dal canto suo, l'amministrazione Obama fa sapere che non accetterà un "brutto accordo": il vice portavoce della Casa Bianca, Eric Schultz, lo ha ribadito spiegando che "sta agli iraniani prendere decisioni difficili" con il tempo che sta per scadere. "Non sto ipotizzando un fallimento" dei negoziati tra l'Iran e i 5+1 (i cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu Usa, Russia, Cina, Francia e Regno Unito più la Germania), ha precisato il vice portavoce della Casa Bianca ricordando che i diplomatici Usa "stanno lavorando senza sosta" in Svizzera. Assai spinosa resta, infine, la questione dell'uranio arricchito iraniano e del suo eventuale trasferimento in Russia. Questo, almeno, è quello che chiede il Gruppo 5+1, perché ieri il vice ministro dell'Interno di Teheran, Abbas Araqchi, ha escluso tale ipotesi. "L'esportazione delle scorte di uranio arricchito non è nel nostro programma e non intendiamo mandarle all'estero. Su questo non si tratta", ha spiegato il funzionario iraniano. Evidente, se non il disaccordo, almeno la confusione, alimentata tra l'altro dalle parole, probabilmente incaute, di un alto responsabile del dipartimento di Stato Usa, citato dal New York Times: "la questione di come devono essere smaltite le scorte dell'Iran non è ancora stata decisa in camera negoziale, neppure provvisoriamente". Si continua a trattare, dunque. Al termine della plenaria dei ministri degli Esteri, i colloqui proseguono ora a livello tecnico. Il capo della diplomazia di Mosca Sergey Lavrov ha fatto ritorno in Russia per questioni di agenda, ma si è detto pronto a tornare a Losanna domani in caso di intesa. "Può esserci un accordo solo se risolviamo queste questioni", ha detto da parte sua una fonte diplomatica occidentale, che ha chiesto di non essere identificata. "A un certo punto è necessario dire 'sì o no'," ha aggiunto, sottolineando che le condizioni per un accordo "sono più favorevoli oggi che tre mesi fa". Un 'no' deciso quanto scontato è invece arrivato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, da sempre contrario persino al negoziato tra le potenze occidentali e Teheran. "L'accordo che si profila a Losanna invia un messaggio secondo il quale non solo" l'Iran "non pagherà il prezzo della sua aggressività, ma al contrario sarà ricompensato", ha affermato Netanyahu, criticando le grandi potenze che "chiudono gli occhi" sul sostegno apportato dall'Iran alle forze ribelli sciite nello Yemen. "Per quanto ci riguarda", ha concluso Netanyahu, "noi non chiuderemo gli occhi e continueremo ad agire contro ogni minaccia".