Nonostante il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità fosse andato bene, Renzi ha posto la questione di fiducia sull’Italicum

Tutto come previsto probabilmente da tempo, il governo ha posto la fiducia sull'Italicum, perchè a Matteo Renzi tutto si potrà dire, ma non che non sia determinato, forse perché sa che nessuno della sua minoranza interna alla fine si farà esplodere (metaforicamente) per mandare a gambe all'aria il governo. A Matteo Renzi insomma non è bastato superare indenne e senza troppe difficoltà i primi voti sull’Italicum alla Camera, quelli sulle pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate dalle opposizioni. Il capo del governo ha infatti deciso di blindare la nuova legge elettorale e di chiedere la fiducia: dopo una riunione lampo dell’esecutivo a Palazzo Chigi nella quale i ministri hanno autorizzato la richiesta. L'annuncio, tra le proteste dell'opposizione, è sttao fatto in aula dalla ministra per i Rapporti con il Parlamento e per le Riforme, Maria Elena Boschi. Prosegue così il percorso della legge elettorale, ma questa mossa, coraggiosa secondo alcuni, sfacciata e folle per altri, non potrà non suscitare scossoni pesanti sosprattutto nel Pd. Come accennato, il ddl di Matteo Renzi aveva superato lo scoglio del voto a scrutinio segreto fortemente voluto dalle opposizioni. Montecitorio ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità. A scrutinio segreto, i sì sono stati 209, i no 384. La Camera ha respinto anche le pregiudiziali di merito: i sì sono stati 208, 385 i no, sempre a scrutinio segreto. Quindi non vi era stata nessuna sorpresa nell'esito della votazione: 12 i voti mancanti ai numeri su cui la maggioranza può contare sulla carta, cioè 396. Questo elemento per alcuni rende ancora più grave la scelta della fiducia. Erano poche anche le assenze nell'emiciclo: mancavano all'appello solo 37 deputati. I votanti alla fine sono stati 593. L’annuncio fatto dalla Boschi è stato accolto, come accennato, dalle proteste delle opposizioni che hanno urlato e manifestato con lanci di crisantemi, il fiore dei morti. La presidente dell’assemblea, Laura Boldrini dopo l'annuncio del governo ha convocato i capigruppo per fissare il nuovo calendario dei lavori alla luce della fiducia posta dal governo.
Forte l’amarezza per non dire altro, serpeggia nella minoranza interna al Pd, che nei voti sulle pregiudiziali non aveva fatto mancare il proprio sostegno. «Uno strappo incomprensibile dopo il voto di stamane - ha commentato a caldo Barbara Pollastrini, esponente dell’area di Sinistra Dem che fa capo a Gianni Cuperlo -. Alla mano tesa si è preferito rispondere erigendo muri. Sono tanto rammaricata. Ho sperato fino all’ultimo un altro tipo di fiducia: quella nel Parlamento e nel Pd». In realtà come spiegato in apertura Renzi con questa azione ha voluto chiarire che comanda lui e che l'attegiamneto nel voto sulle pregiudiziale era per lui ininfluente.
Così anche se i voti sulle pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate dalle opposizioni non avevano dato particolari motivi di preoccupazione al governo tanto che le prime erano state bocciate con 384 voti, a fronte di 209 favorevoli e le seconde avevano ottenuto 385 no e 208 sì la scelta di Renzi èn stata comunque quella di accelerare i tempi facendo spallucce non solo alla minoranza intena al suo partito ma in realtà all'intera democrazia parlamentare. Se questo è l'antipasto di un suo possibile futuro premierato con il nuovo sistema elettorale il rischio che chi grida all'attentato alla democrazia possa avere un fondamento è davvero elevato.