Nessuna pietà per Atene, l’eurozona deciderà di “rompere le reni alla Grecia”

fabio folisiDalle mosse appare tutto molto chiaro, finito l'entusiasmo di molti politici  per il successo di Syriza l'Europa sembra ora intenzionata a piegare il governo greco nel più breve tempo possibile. Insomma le dichiarazioni d'amore si sono dissolte non appena ci si è resi conto che Tsipras , fatto incredibile per alcuni politicanti nostrani, aveva intensione di mantenere le promesse elettorali fatte al popolo greco. Inaccettabile per una visione tutta verticistica del governo della finanza e per i poteri forti che governano il vecchio continente. Così si è deciso di inviare subito alla Grecia nuovi ultimatum, dopo quello lanciato dalla Banca centrale europea (BCE),  Mercoledì 4 febbraio. Prima del vertice UE previsto per Giovedi e Venerdì prossimo, dove Alexis Tsipras deve fare la sua prima apparizione, i funzionari europei hanno già annunciato una riunione straordinaria dei ministri delle finanze dell'UE per l'11 febbraio, alla vigilia del vertice UE, per definire la loro posizione sulla Grecia. "Il governo greco deve presentare il suo piano subito, ha chiesto l'Eurogruppo. Questo dà meno di sei giorni al governo greco per stabilire un possibile piano B.  Alexis Tsipras ha cercato per tutta la settimana scorsa di perorare la sua causa "sociale"  in molte capitali, ma in realtà ha raccolto molte pacche sulle spalle ed una cravatta dal premier italiano Matteo Renzi, che nel dargliela pare gli abbia sussurrato “Alexis stai sereno”. In realtà pur con alcuni distinguo, non sostanziali, tutti i governi eurozona stanno scaricando la Grecia,  prova ne sia che la Germania sulla questione si sente non certo isolata come aveva temuto nel giorno dopo il risultati di Syriza. Ora la Merkel spera o forse è già certa  di raggiungere il pieno allineamento della altre capitali sulla sua posizione nel corso della prossima riunione. Non a caso, subito dopo l'annuncio della riunione inattesa, il ministro delle Finanze italiano, Pier Carlo Padoan, ha detto che i ministri dell'Eurogruppo si sono posti l'obiettivo di fermare una "posizione unitaria" sulla Grecia. Il governo francese, che sembrava voler appoggiare almeno in parte le richieste di proroga ellenica negoziando con la Germania, sembra aver rinunciato in anticipo ad ogni possibilità di tensione con la Merkel. Insomma da parte dell'Europa l'idea sembra quella di ribadire la linea della fermezza, un “spezzeremo le reni alla Grecia” che non riuscì alle forze dell'Asse nella seconda guerra mondiale, ma che potrebbe riuscire oggi all'Eurogruppo con le armi della austerità e della povertà imposta. Insomma o anche Syriza si adegua o saranno guai. Devono accettare l'estensione del piano di salvataggio è iscriversi incondizionatamente alle misure di austerità e riforme imposte dai programmi già sottoscritti accettando di rivedere il ritorno della Troika ad Atene. Insomma il contrario di tutti gli impegni presi da Syriza durante la sua campagna elettorale. I greci durante i loro incontri europei, hanno supplicato di avere più tempo ed un altro prestito ponte, nonché di rinegoziare il piano di salvataggio per consentirgli di attuare vere riforme, compresa quella principe, per Syriza, di lotta contro l'evasione fiscale. Chiedevano inoltre una revisione degli obiettivi di avanzo di bilancio ora al 4,5% del PIL, per permettere il rimborso dei debiti del paese e riportarlo al 1,5% recuperando così così margini di manovra per finanziare misure sociali e di sostegno all'economia. Gli europei pare invece abbiano già deciso di negargli quasi tutto e richiedere modifiche sostanziali alla linea politica. In questo il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble nell'incontro con il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis è stato categorico. Il disaccordo sarebbe così grande che il ministro greco ha descritto così l'incontro: "Non erano nemmeno d'accordo a non essere d'accordo." Insomma avremo un braccio di ferro perchè il governo greco ha già spiegato che si rifiuta di cedere e migliaia di manifestanti hanno marciato Giovedi scorso ad Atene per fornire sostegno, chiedendo al proprio governo  di non piegarsi di fronte alle volontà europee ad iniziare da quelle innescate dalla BCE. Ma per Syriza la situazione è tutt'altro che semplice, la dirigenza è preoccupata, non nasconde che la situazione finanziaria della Grecia sia estremamente tesa, le entrate fiscali sono in flessione e la fuga di capitali accelera. Secondo fonti bancarie elleniche tra gli 8 ed i 10 miliardi di euro sarebbero stati di ritirati da conti bancari nel solo mese di gennaio. Un effetto panico che potrebbe diventare ancora più catastrofico se passasse l'idea di una imminente fuoriuscita di Atene dall'euro. Fatto a questo punto non impossibile anche perchè se non si trova una mediazione la strada potrebbe diventare obbligata. "La Grecia ha bisogno di 4-5 miliardi di euro fino al mese di giugno, il tempo di negoziare un nuovo accordo con i suoi creditori" , aveva spiegato il ministro dell'Economia greco, George Stathakis, al Wall Street Journal, aggiungendo di sperare che la ragione prevarrà. "Se questo non è il caso, la Grecia sarà il primo paese per andare in bancarotta per 5 miliardi di euro" aveva aggiundo facendo capire si trattasse di un paradosso impossibile. Ed invece detto fatto, la BCE ha spedito un segnale preciso a Stathakis e a Tsipras scegliendo di dare una mano, ma agli europei fautori della strategia di strangolamento finanziario. Come? Ma rifiutando la richiesta del governo greco a questo prestito ponte di 5 miliardi di euro di debito a breve termine. Risultato è che gli avvoltoi della grande finanza internazionali volteggiano a cerchi concentrici sempre più ravvicinati sull'acropoli d'Atene, tanto che venerdì pomeriggio, Standard & Poor ha abbassato il rating della Grecia da B a B-, con outlook negativo. Insomma un gradino sotto la “spazzatura” proprio perchè il tempo a disposizione del nuovo governo greco di raggiungere un accordo con i suoi creditori su un rifinanziamento del suo debito è stato annullato a causa della mancanza di liquidità, dice in sostanza l'agenzia di rating. Facendo chiaro riferimento all'incertezza che circonda la Grecia e alla minaccia di massicci prelievi dalle banche, insomma Standard & Poor evidenzia il crescente rischio della Grecia di lasciare la zona euro. E non è che Moody ci vada più leggera, ha infatti posto il debito della Grecia sotto osservazione negativa perchè, dice, rischia di deteriorarsi. L'agenzia ritiene che "l'incertezza relativa all'esito dei negoziati tra la Grecia ed i suoi creditori potrebbe avere implicazioni negative sulla capacità della Grecia di finanziare il debito,insomma una maniera elegante per non dire la parola fallimento o default.

Fabio Folisi