Nella Rai di Monica Maggioni un uomo solo al comando

Questa mattina molti autorevoli quotidiani sulle nomine Rai titolano “il ritorno del nazzareno”. Magari fosse così, vorrebbe dire che siamo dinnanzi a scelte di lottizzazione ponderate, ed invece si è assistito ad una frenetica corsa al riempimento di poltrone alcune delle quali senza capo ne coda. Ma c'è da ritenere che quasta sia stata la precisa volntà di un Matteo Renzi che preferisce, come è noto, gli uomini soli al comando, ma paraventati opportunamente da schiere di “utili idioti”. Intendiamoci, presi singolarmente i nominati in Rai sono persone competenti nei loro campi, ma è noto che è la somma che fa il totale. Inoltre la nomina di Monica Maggioni alla carica di presidente di “garanzia” equivale di fatto ad una funzione poco più che ornamentale e non è una questione sessista, ovviamente. La Maggioni è certamente una apprezzata giornalista cresciuta nelle dinamiche, non sempre trasparenti, delle testate giornalistiche Rai, conosce il suo mestiere e conosce l'arte della mediazione. Del resto la funzione di presidente Rai, nominata con l'alchimia dei due terzi, non può che essere impastoiata dal fatto di dover garantire tenuta politica. Nei fatti la Presidenza Maggioni come molte di quelle che l'hanno preceduta, sarà una presidenza che deve andare a rimorchio di decisioni prese da altri. Ma chi sono questi altri, non certo il Cda, che escluso il fenomeno Carlo Freccero, che assumerà il ruolo che ben gli si veste addosso di disturbatore del manovratore, non saranno certo gli altri membri, quasi digiuni di televisione del terzo millennio, a tirare il carro. Non resta che il Direttore Generale, Antonio Campo Dall’Orto, oggi indicato come uomo di Renzi. Anche lui è stato ereditato dall'ex sindaco di Firenze dal suo indiretto predecessore Silvio Berlusconi. Campo Dall'Orto del resto è stato uomo dell'ex cavaliere con il quale si era apertamente schierato nel 94 quando la “novità” berlusconiana sembrava qualcosa di reale, poi da uomo intelligente capì quasi subito che il berlusconismo altro non era che Berlusconi e i suoi interessi. Successivamente con un salto di campo politico legato al mantenimento dei propri di interessi, approdò alla corte di Walter Veltroni, Sindaco di Roma, con il quale organizzò i mitici concerti di Bob Geldof e serate pro Africa in piazza del Popolo. Ma vediamo con maggiore dovizia di particolari il suo curriculum. Campo Dall'Orto, Veneto doc, a 25 anni dopo la laurea in economia, trova lavoro come responsabile delle Analisi Settoriali del Marketing Strategico in Spagna, prima a Madrid poi a Valencia. Due anni dopo torna in Italia e partecipa a un master in Marketing e Comunicazione promosso da Publitalia che gli apre le porte di Mediaset, dove rapidamente diventa vicedirettore di Canale 5. Passato l'innamoramento per Berlusconi, nel 1997 comincia la sua grande avventura a Mtv Italia. Subito direttore generale e poi, nel 1999, amministratore delegato di Mtv Networks South Europe per i canali in Spagna, Portogallo, Francia e Grecia. Nel 2001 viene nominato amministratore delegato sempre di Mtv Italia e presidente di Mtv Pubblicità. Parallelamente agli incarichi in Mtv, Campo Dall'Orto diventa anche direttore di La7: dove inizia una campagna acquisti notevole e porta alla rete personaggi televisivi di peso o che presto lo diventarono. Daria Bignardi, Piero Chiambretti, Gad Lerner, Maurizio Crozza solo per citarne alcuni, in un mix nuovo per una televisione italiana monocanale, alternando l'alleggerimento degli show comici e musicali a contenuti di qualità come i monologhi teatrali di denuncia di Marco Paolini in prima serata. L'esperienza di La7 con la proprietà Telecom Italia Media di cui intanto diventa direttore generale e poi amministratore delegato dura fino al 2008, quando Campo Dall'Orto lascia per iniziare una carriera nel gruppo Viacom (come vicepresidente esecutivo), continuando a mantenere anche la guida di Mtv Italia. L'apparizione di Campo Dall'Orto nella galassia renziana è datata novembre 2011 quando partecipa alla Leopolda e in un intervento parla proprio della Rai, come di un azienda da innovare, sul fronte del prodotto, in nome della "qualità" e del "talento delle nuove generazioni". Il manager parla della generazione sempre connesse al web, riformatrici ma non rivoluzionarie, pronte, sosteneva, a cambiare il mondo "non appena ne avranno la possibilità". Una generazione da "riscattare" e da riavvicinare al consumo della tv generalista secondo Campo Dall'Orto. Insomma ha le idee chiare, ha aspettato all'ombra di Renzi che nel 2014 si ricorda di lui e lo sceglie come consigliere di amministrazione di Poste Italiane, un incarico parcheggio 0in attesa del grande salto alla Rai. Insomma Campo Dall'Orto sarà effettivamente chi comanda in Rai. Una scelta di discontinuità con il passato, sarà da vedere se sarà in grado di operare quei cambiamenti che tutti dicono di aspettarsi, chissà se metterà fine agli inviti nei talk show basati su strane frequentazioni, conoscenze e relazioni più che sulla qualità e le idee da esprimere? In ogni caso occorrerà dargli una possibilità sospendendo il giudizio.