Nazarbayev rieletto presidente del Kazakistan con il 97,7 dei voti. L’alta finanza plaude, si possono fare ancora affaroni con lui

Mentre timidamente vi sono prove di distensione fra Russia ed Ucraina, nel mondo ex sovietico avvengono fatti che spesso sfuggono all'attenzione delle opinioni pubbliche occidentali. Ed allora parliamo ancora di Kazakistan, dove il presidente uscente, che governa il Paese dal 1989, ha ottenuto un nuovo mandato con il 97,7% dei consensi alle elezioni pochi giorni fa. Inutile dire che quando vi sono simili percentuali parlare di regolarità democratica del voto fa davvero sorridere, ma dato che in politica estera conta più la realpolitik che i valori perfino quelli universali o sanciti dalla Costituzione, la rielezione di quello che è chiaramente un dittatore passa sulle coscienze della diplomazia come acqua in un torrente. L’affluenza alle urne ha superato il 95%, aveva riferito la scorsa settimana la commissione elettorale. Il 74enne Nazarbayev in carica a 25 anni, in pratica non aveva rivali: i suoi soli contendenti erano un funzionario di secondo piano del Partito comunista e un ex governatore regionale a lui fedelissimo. Ma perchè nessuna voce dall'occidente si è levata in maniera seria per denunciare questa ennesima elezione farsa? É presto detto, perchè la ex repubblica sovietica è la più grande economia dell’Asia centrale, un paese che è diventato quello di bengodi per le logiche di mercato, riuscendo ad attrarre investimenti esteri per centinaia di miliardi di dollari. Poco importa se è una dittatura, è un buon posto per fare affari, nessuna opposizione che rompe, nessun sindacato che si mette in mezzo, basta conoscere ed oliare le persone giuste ed ogni cosa diventa possibile, con buona pace dei principi di libertà democrazia e pluralismo. Insomma un sogno per gli investitori. Nazarbayev oltre a garantire stabilità di governo e rapidità di esecuzione ha inoltre stretto buoni rapporti non solo con la Russia di Putin, ma anche con Cina, Stati Uniti e Unione europea. Insomma per qualcuno, anche in Italia, Nazarbayev è un modello da imitare, del resto perfino la nostra nuova legge elettorale in corso d'applicazione tende a dare stabilità ad un uomo solo al comando. Il Kazakistan è tuttavia nel mirino delle critiche delle organizzazioni per i diritti umani per la repressione di ogni dissenso. Perchè meravigliarsi quindi che anche gli ex compagni dell'Urss e loro satelliti, si siano sperticati nell'accreditarsi alla corte Nazarbayev. Un esempio quello del presidente della Lituania, Dalia Grybauskaite, che al pari di altri ha inviato un telegramma al presidente del Kazakistan per congratularsi con lui per la vittoria elettorale di domenica scorsa. “Le relazioni amichevoli tra la Lituania e il Kazakistan e le iniziative positive dei nostri paesi creano opportunità per lo sviluppo dinamico della cooperazione bilaterale. Spero di attivare progetti reciprocamente vantaggiosi in ambito di commercio, trasporti, cultura e scienza e di focalizzare i nostri sforzi congiunti per il bene dei nostri popoli”, ha scritto il capo di Stato nel telegramma. Grybauskaite ha quindi invitato Nazarbayev a visitare la Lituania e ha espresso la sua fiducia che la visita possa aprire una discussione e permetta di prendere in considerazione le questioni per un’ulteriore cooperazione tra i due paesi. Insomma si è andati ben oltre il messaggio d congratulazioni, ma del resto non è che l'Italia nella sua recente storia abbia fatto diversamente, chi non ricorda il servilismo del nostro ministero degli Interni nel caso del rapimento autorizzato di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua.
Ma gli inciuci fra Italia e Kazakistan sono di vecchia data ed hanno principalmente odore petrolifero. L'Eni,, si legge nel sito della compagnia italiana, è infatti presente in Kazakhstan dal 1992, è co-operatore con British Gas del giacimento in produzione di Karachaganak e partecipa al consorzio North Caspian Sea PSA per lo sviluppo del giacimento Kashagan.“Grazie alle potenzialità dei giacimenti in cui Eni è presente e agli investimenti previsti nel piano strategico della società, si legge ancora nella nota, il Kazakhstan rappresenta uno degli centri di produzione che contribuiranno maggiormente alla crescita futura”. Insomma se pecunia non olet non puzzano neppure il petrolio e il gas, anzi hanno un buon profumo. Ma c'è di più, dato che fra dittatori ed aspiranti tali ci si intende, è di vecchia data l'amicizia fra l'ex premier Silvio Berlusconi e Nursultan Nazarbayev, pochi anni fa l'ultimo episodio. Era il primo ottobre del 2010 quando allora Cavaliere fu accolto a braccia aperte dal dittatore Kazako quando raggiunse Astana, capitale del Kazakistan, per in vertice Ocse. Nessuno stupore visto che, come ammise lo stesso Berlusconi, Nursultan è “un caro amico”. L’ex premier italiano decise per un ingresso da prima donna nella capitale kazaka, fu infatti l'ultimo dei 68 tra capi di Stato e governo ad arrivare e fu ricevuto con un saluto molto caloroso, plateale, da parte del dittatore. “Ho visto dei sondaggi realizzati da un’autorità indipendente che ti hanno assegnato il 92% di stima e di amore dal tuo popolo”, disse allora un compiaciuto Berlusconi rivolgendosi all'amico Nursultan. Ma Berlusconi andò oltre al semplice compiacimento di maniera, sottolineò che “è un consenso che non può che fondarsi sui fatti” e invitando tutti ad “andare in vacanza in Kazakistan”.
Ma quello dell'ottobre 2010 non fu che il culmine di un processo di innamoramento di Berlusconi verso il suo coetaneo Kazaco con il quale lo unisce, pare, anche la passione per le giovani donne. Un anno prima, era il 2009, fu Nazarbayev ad arrivare in Italia con una folta delegazione per un incontro di amicizia tra le due Nazioni. Al termine del bilaterale l'allora premier italiano che aveva riservato onori simili solo ad altro dittatore, il libico Gheddafi, il Cavaliere si complimentò per l’impressionante crescita demografica del Paese. “Credo che si possa veramente sviluppare una vasta gamma di collaborazione“, disse allora Berlusconi, “con un Paese che ha grandi risorse naturali e una grande crescita demografica”. Una Nazione che, aggiunse con un sorriso ammiccante e allusivo davanti a Nazarbayev, “dimostra la grande vitalità di tutti i maschi kazachistani”.
Ma oggi, come si sta comportando quello che tutti considerano una sorta di erede di Belusconi nei confronti del dittatore kazako? A ben vedere non è cambiato nulla nella sostanza, nello stile si, Renzi è un simpatico guascone ma non un simpatico puttaniere. Per il resto i legami finanziari fra i due Paesi, pur con qualche problema di scacchiere internazionale, sono rimasti solidi. Quasi un anno fa, il 12 giugno 2014 il presidente del Consiglio Matteo Renzi fece visita in Kazakistan, dove incontrò l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, il presidente del consiglio di amministrazione di KazMunayGas (KMG, la compagnia petrolifera nazionale kazaka), Sauat Mynbayev, e ovviamente il presidente Nursultan Nazarbayev. Si trattava del primo incontro tra i leader di Italia e Kazakistan dopo il caso di Alma Shalabayeva e quindi qualche imbarazzo doveva esserci, imbarazzo subito svanito fra le pieghe degli accordi economici. Al termine dell’incontro tra Renzi e Nazarbayev, avvenuto nell’ambito del Foreign Investors Council (il consiglio di investitori stranieri nel paese presieduto dallo stesso Nazarbayev), il presidente del Consiglio italiano dichiarò: “Oggi abbiamo firmato un accordo importantissimo per il petrolio, un investimento molto oneroso ma molto significativo, per puntare sul domani”. Insomma caso Shalabayeva superato, dimenticato, una smemoratezza indotta dai rapporti economici tra Italia e Kazakistan che valgono pur un temporaneo blackout dei principi di democrazia e difesa dei diritti umani. Del resto gli interessi economici fra l’Italia e il Kazakistan sono imponenti. Secondo i dati di Astana siamo il secondo Paese di destinazione delle esportazioni (petrolio in larghissima parte) con una quota del 18% sul suo interscambio totale, secondi solo alla Cina. Ma anche i nostri dati, pur in parte divergenti, indicano una posizione privilegiata. L'Italia continua infatti ad essere il secondo Paese esportatore in Kazakhstan dopo la Germania in ambito UE e l'ottavo in assoluto, con oltre 706 milioni di Euro di export nel 2014 (oltre il 70% di tutto l' export in Asia Centrale) dato quasi quintuplicato in 10 anni. La realpolitik ci impone di fare anche il patto col diavolo, o no?

Fabio Folisi