Migrazioni e tragedie nel Mediterraneo: contraddizione cocente con un Expo tutto chiacchiere e lustrini

La situazione non merita più i titoli di prima pagina, almeno fino alla prossima tragedia “unitaria” 0 da grandi numeri, ma non si arresta nel Canale di Sicilia il flusso di migranti provenienti dal nord Africa e in realtà continua l'ecatombe di persone che perdono la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Sono state circa 4mila le persone salvate lo scorso weekend e dieci i cadaveri recuperati dai mezzi impegnati nelle operazioni di soccorso , corpi che rimarranno probabilmente senza un nome, dispersi come in una guerra se ne contano tanti. Soltanto sabato scorso sono state soccorsi 3.690 migranti al largo della Libia. Le motovedette CP 304 e CP 311, dopo aver salvato 325 persone hanno fatto rotta verso Lampedusa. Anche la motovedetta CP 324, con a bordo 88 migranti tratti in salvo dal rimorchiatore Med Otto, ha fatto rotta verso la maggiore delle Pelagie, mentre la nave Bettica della Marina Militare è stata impegnata tutto il giorno in continue operazioni di soccorso a barconi in difficoltà con circa mille persone a bordo. La nave Vega, dopo aver soccorso 675 migranti ha fatto rotta verso il porto di Augusta. La nave Bersagliere, invece, con a bordo 778 persone ha fatto rotta verso Reggio Calabria. Sono 93 invece i migranti salvati da nave Foscari, mentre 78 sono stati recuperati dalla nave Borsini. Il Rimorchiatore Asso, invece, si è diretto a Pozzallo con a bordo 29 migranti salvati nel Mediterraneo. Tutte navi sostanzialmente italiane che continuano nonostanete le belle parole e le tante promesse ad essere le uniche ad operare seriamente per il soccorso. Una situazione di cui, guardando il bicchiere mezzo pieno bisogna essere fieri, perchè gli uomini di mare, le loro leggi scritte e con scritte, la loro etica ed abnegazione nel salvare vite, stanno dando una lezione ai tanti sostenitori delle frontiere invalicabili un sberla alla legge dell'indifferenza che vorrebbe volgere lo sguardo altrove mente migliaia di uomini donne e bambini annegano o muoiono di stenti indicibili. Ma quasi a fare da contraltare per ricordarsi di quanti siano i problemi di un Paese che fatica molto a ritrovare la normalità e l'equilibrio dopo decenni di mala gestione politica arriva la pessima figura fatta all'Expo del cosiddetto cluster bio-mediterraneo gestito dalla Regione Sicilia, un padiglione che quasi come metafora di quanto avviene sui barconi e devastatamente allagato. Almeno così si è presentato, nel giorno di debutto dell’Expo, il grande padiglione che riunisce i Paesi dell’area mediterranea. Motivo della debacle alla quale, per fortuna, si sta cercando di porre rimedio la pioggia dei giorni scorsi che è passata attraverso la copertura realizzata nelle ultime settimane, in vista dell’inaugurazione, rendendo sostanzialmente inagibili i locali. Ferme tutte le attività, scarsissimo ovviamente il numero dei visitatori che invece affolava gli altri stand. Lo stesso padiglione, per altro, anche sul piano estetico è ben lontano dagli standard del resto dell’Expo. Insomma, almeno per quanto riguarda queste prime ore, un flop colossale. Eppure il cluster bio-mediterraneo era annunciato come uno dei gioielli di Expo, una vetrina di prodotti tradizionali contro l’egemonia delle multinazionali, forse a simboleggiare il Mediterraneo del terzo millennio sarebbe stato più efficace trasportare uno dei tanti relitti di barconi placidamente arenati a Lampedusa o nei pressi dei porti siciliani. Almeno sarebbero stato monumento e monito anche sui temi dell'alimentazione dato che come è noto nelle migrazione prima attraverso il deserto e poi durante le traversate ne uccidono di più fame e la sete che il mare. Invece si è preferita l'immagine della sciatteria che comunque con opportuno “camuffage” può essere corretta ma sempre nella logica che tanto piace alla linea guida impressa all'Expo, non un franco dibattito sui problemi drammatici del globo, migrazioni per fame comprese, ma una bella e positiva visione di un futuro radioso e tecnologico, quello che però riguarderà meno di un terzo dell'umanità. Ma che importa, basta rimanere nel “terzo” giusto.