Migranti: Soluzione finale by Orban “Rastrellarli e metterli in un ‘isola”. L’Europa tace

Di Fabio Folisi

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Tornano in Europa venti di deportazioni e campi di detenzione. Un incubo si aggira per l’Europa, è il fantasma di Otto Adolf Eichmann. Anche se il nome non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, dato che il soggetto fu co-responsabile del peggiore genocidio che l’umanità abbia visto, e per tanto dovrebbe essere scolpito nella memoria di tutti gli Europei, rinfreschiamo la memoria agli smemorati e ai distratti. Erano gli anni che precedevano lo scoppio della prima guerra mondiale e nel delirio antisemita che ammorbava l’Europa dei totalitarismi venne posto allo studio un progetto per l’emigrazione forzata della popolazione ebraica sull’isola di Madagascar, allora colonia francese. Ma forse pochi sanno che prima del progetto Madagascar fu Benito Mussolini, era il 1938, a proporre ad Hitler la creazione di un territorio autonomo ebraico nel quale trasferire gli ebrei d’Europa. L’operazione doveva avvenire sotto il controllo italiano in Etiopia, allora colonia italiana. Ma alla fine non se ne fece niente perchè uno dei personaggi alla corte hitleriana aveva sponsorizzato il progetto di deportazione Madagascar. Era proprio Eichmann. Nonostante i numerosi colloqui diplomatici intercorsi tra Germania e Francia che aveva la potestà sul Madagascar, non si arrivò però ad una soluzione tecnica, in realtà non tanto per la contrarietà della Francia che pare non avesse escluso del tutto di avvallare l’operazione (a patto fosse ben pagata) ma a causa del raffreddamento dei rapporti tra i due Stati che li avrebbe portati presto alla guerra. Come andò a finire è noto, dopo la conquista tedesca della Francia e il successivo armistizio nel giugno 1940 il progetto tornò in auge dato che il governo collaborazionista di Vichy, ovviamente, obbediva ai voleri del Terzo Reich. Anche in quella fase l’idea di Eichmann era in corsa, la Germania pensava ancora di trasformare il Madagascar in una sorta di immenso ghetto per ebrei che sarebbero stati forzatamente trasferiti previa confisca di tutti beni, ovviamente. Doveva essere messa in pista una imponente operazione navale che diventò improponibile quando il dominio dei mari da parte della Gran Bretagna divenne palese. Ma il progetto non venne accantonato, solo congelato. Si continuava a pianificarlo con teutonica precisione, fino alla svolta delle decisioni scaturite dalla conferenza di Wannsee, quando venne decisa la “soluzione finale”. Niente più deportazione ma rastrellamenti sistematici e poi i campi di sterminio. Insomma si decise l’annientamento sistematico degli ebrei in quello che oggi viene comunemente chiamato Olocausto o Shoah. Perchè questo lungo ma necessario preambolo, perchè oggi la storia sembra ripetersi con un novello Eichmann che si aggira per l’Europa in cerca di appoggi sul suo progetto che somiglia molto a quello mussoliniano in Etiopia o al progetto Madagascar e poi chissà magari si troverà anche una nuova “soluzione finale”. Parliamo del primo ministro ungherese Viktor Orban che chiede che tutti i “migranti illegali” nell’Unione europea siano rastrellati e portati in campi profughi sorvegliati e finanziati dall’Unione europea, da collocare su “un’isola o una costa del Nord Africa” dal quale possono fare domanda di asilo, ma non prima di marcire per molti anni, diciamo noi, prima di vedersela respingere. L’idea di Orban farebbe parte del pacchetto di proposte “Schengen 2.0” che L’Ungheria vorrebbe venisse approvata dalla Ue, un decalogo che prevede una nuova applicazione di disposizioni e controlli alle frontiere esterne dell’Unione Europea rafforzando il ruolo decisionale degli stati membri. Il piano di Orban include la registrazione obbligatoria dei dati biometrici di coloro che entrano ed escono dall’Unione Europea e ovviamente la possibilità che gli stati di frontiera si dotino di barriere adatte al respingimento, se poi uno riesce a passare finisce deportato, insomma la quadratura del cerchio con l’accodo con la Turchia. La linea Orban è stata annunciata nel corso di una intervista al sito di notizie Origo.hu. Orban ha spiegato che non é giusto che la Germania cerchi di distribuire i migranti tra i vari Paesi Ue e che Berlino dovrebbe fissare un limite al numero di migranti che desidera lei accogliere sul proprio territorio. Come è noto, il governo ungherese appoggia un referendum che si terrà il due ottobre prossimo per rafforzare il consenso politico alla sua opposizione a qualsiasi futura quota Ue per distribuire i migranti tra gli Stati membri. Il dramma di questa posizione è che in realtà Orbán si sta facendo carico di un pensiero condiviso da molti capi di governo e cittadini dell’Unione Europea. Basti pensare alla decisione del governo austriaco di costruire una recinzione al Brennero per rafforzare i controlli al confine con l’Italia o il muro anti migranti finanziato dagli inglesi nella Francia del socialista Hollande. Ma non solo, alle dichiarazioni deliranti di Orban non sono seguiti i commenti e le prese di distanza che ci si poteva aspettare dalle “democrazie” parlamentari europee che già devono scontare l’onta dell’accordo con la Turchia e oggi non hanno il coraggio di alzare la voce contro le parole di Orban e neppure contro i fatti, dato che in Ungheria sono stati pesantemente già lesi diritti fondamentali come quelli della libera informazione. Insomma l’impressione è che invece di aprirsi alla collaborazione per la risoluzione dei problemi, gli Stati europei, impauriti dall’avanzata elettorale di forze sodali al pensiero di Orban, si stanno chiudendo in un isolamento drammatico e controproducente che fa percepire l’avanzare di ombre e nuvole sinistre e piene di sciagure sul vecchio continente, che, dimentico della propria storia, non riesce neppure a liberarsi delle zecche di un passato nazifascista che rischia di risorgere dalle proprie ceneri.