Matteo Renzi dispensa baci di ottimismo su tasse, pensioni e legge di stabilità.. Confindustria grata gli regge il moccolo

E' stata una settimana entusiasmante per Matteo Renzi, di quelle che piacciono a lui, fatte di belle promesse, intenzioni fugaci, bagni di folla osannanti, perchè quelle critiche fatte di gufi svolazzanti, lui, le lascia ad altri, principalmente al ministro dell'istruzione Giannini. Ma è stata per Renzi soprattutto una settimana con tanti “zero virgola in più” sui quali pontificare una ripresa che in realtà non ha ancora alcun effetto sul portafoglio degli italiani e sulle loro aspettative di lavoro e stabilità. Ma tanto basta al premier per cantare vittoria nell'ondata di irrazionale ottimismo dalle scarse ragioni, che vorrebbe spacciare per inevitabile realtà futura. Sembra di vedere quella pubblicità dove un patetico immobiliarista che, in palese conflitto d'interesse, racconta che la crisi del mattone non può durare portando a prova la sua parola d'onore.
Ed invece varrebbe la pena citare, con qualche forzatura di storia, spazio e tempo, anziché un messaggio televisivo e pubblicitario una frase dotta e rosicona, di quelle che piacciono ai gufi della minoranza Pd: "Tutti i più ridicoli fantasticatori che nei loro nascondigli di geni incompresi fanno scoperte strabilianti e definitive, si precipitano su ogni movimento nuovo persuasi di poter spacciare le loro fanfaluche. D'altronde ogni collasso porta con sé disordine intellettuale e morale. Pessimismo dell'intelligenza, ottimismo della volontà". Non parla il mago Otelma, ma Antonio Gramsci dai Quaderni del carcere, parole che anche se riferite a ben più alta diatriba filosofica, ben si adattano all'atteggiamento del premier che avrà relegato nel dimenticatoio della memoria gli obsoleti “quaderni” di Gramsci optando per più moderni e-book di Verdini, sostituendosi in questo all'ormai vetusto e quasi auto-rottamato Silvio Berlusconi che la scelta “modernista l'aveva fatta vent'anni fa. Veniamo allora all'ultimo tormentone post ferie, lanciato qunidi più che con “l'ottimismo della volontà” con il delirio dell'onnipotenza: "La tassa sulla prima casa viene abolita per tutti, per sempre", dice il premier. Stessa frase pronunciata a suo tempo da Silvio Berlusconi, poi sappiamo come finì, arrivo Monti e con lui l'inevitabile ripristino della tassa. Sì perchè la frasetta “ per sempre” riferita ad un tassa per sempre lo è davvero solo se non è accoppiata ad “abolizione”, perchè le gabelle in Italia sono come i diamanti da regalare ad una amante, sono “per sempre” se non sono veri. Certo si può cambiare nome per distrarre gli elettori, esattore per distrarre i commercialisti, ma state sicuri che quando si parla di “saldo invariato” in un bilancio vuol dire solo che il denaro ti viene tolto da una tasca anziché dall'altra.
Matteo Renzi lo sa bene, tanto che, a chi faceva notare che un “taglio” per tutti della tassa alla prima casa non è giustizia tributaria, si è affrettato a rispondere: "Sarebbe un gigantesco autogol passare i prossimi sei mesi a decidere chi paga e chi no, senza avere un criterio uniforme, sono certo che questa mossa avrà un effetto psicologico sul mercato immobiliare e sull'edilizia", e aggiungiamo noi sule valutazioni statistiche di gradimento del premier che cerca di compensare così alla legge di stabilità prossima ventura, dove si giocherà il futuro di molti italiani o quantomeno dei loro denari. Così quelle dichiarazioni sulla prima casa si sono accompagnate al via libera del governo alla Nota di aggiornamento al Def, la spina dorsale della Legge di Stabilità che dovrà approdare in Parlamento entro il 15 ottobre. L’esecutivo chiarisce i numeri chiave della prossima finanziaria e indica i margini economici della sua azione di bilancio: la stima di crescita del Pil viene vista al rialzo dallo 0,7% allo 0,9% per 2015, e dal 1,4% all’1,6% per il prossimo anno. Due punticini di frazione che fanno dire al premier: “Nel 2015 abbiamo svoltato, ora si tratta di accelerare” . “Oggi molti indicatori dicono che l’Italia è ripartita e il Def non può che fotografare lo stato dell’arte. C’è una crescita più alta rispetto alle aspettative, più posti di lavoro stabili, più turismo, più consumi”. Insomma le dimensioni contano, anche se sono dello “zero virgola”, perchè crescita, spiegano da palazzo Chigi, tradotta in risorse economiche, vuol dire maggiori coperture per la Legge di Stabilità. Secondo il premier quindi la manovra sarà “espansiva e non di rigore”, grazie anche alla flessibilità che si punta a ottenere da Bruxelles. Ecco il punto, Bruxelles che ha già fatto sapere che quel taglio indiscriminato delle tasse sulla casa potrebbe essere un ostacolo. Ma il Governo e sicuro di spuntarla e prevede di poter utilizzare per il 2016 margini di flessibilità per un ammontare complessivo pari allo 0,8% del Pil, vale a dire quasi 13 miliardi di euro. Uno 0,4% è stato già accordato dall’Ue per la clausola delle riforme, al quale si dovrebbe aggiungere, secondo quanto sottolineato da Renzi, un ulteriore 0,1% sempre per le riforme e uno 0,3% per la clausola degli investimenti. Ottenere il via libera da Bruxelles secondo il governo non dovrebbe essere un problema perchè “la politica di bilancio italiana è “rigorosa”, ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, e “il nostro surplus primario è positivo e crescente. Siamo tra i più virtuosi in Europa”. Alle tesi del Governo è arrivato puntuale anche il giudizio incoraggiante di Confindustria, un giudizio doveroso dopo i favori passati presenti ma soprattutto futuri, ricevuti in tema di “flessibilità contrattuale” ed attività antisindacale. Se la ripresa dovesse addirittura rafforzarsi nell’ultimo trimestre dell’anno e il Pil dovesse mostrare una crescita dell’1% nel 2015 ipotizza un recente rapporto del Centro studi di Confindustria, si aggiungerebbero altri 2 miliardi in più.
Insomma, la nuova Legge di stabilità sta prendendo forma: avrà un carattere espansivo, vedrà una riduzione del carico fiscale e il saldo totale sarà di 27 miliardi. Passiamo da essere l'ultimo vagone d'Europa ad una sorta di sbuffante locomotiva, speriamo sia davvero così. Ma Renzi non si è limitato nella sua conferenza stampa a dispensare baci di ottimismo, ha preso anche qualche impegno per risolvere il tema degli esodati, anche se puntualizza subito: "Non posso rispondere ovviamente delle scelte del passato, alcune delle quali peraltro hanno provocato più costi che risparmi" facendo intendere che le passate scelte del suo partito non lo riguardano perchè vale solo l'era renziana iniziata da meno di due anni. Per farlo dice: “Ho chiesto a Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita". Insomma non nuove risorse mirate, ma trovarle nel sistema, che vorrà dire in generale che chi vuole andare in pensione prima, esodato o meno, potrà farlo ma a costo di tagli alla propria pensione, quelli sì realmente per sempre.

Fabio Folisi